Una spedizione punitiva. Così il gip Massimo Tomassini, nel dispositivo di custodia cautelare in carcere emesso nei confronti di cinque richiedenti asilo afgani, ha definito l’aggressione che lo stesso gruppo aveva messo a segno nella serata del 4 agosto, sul Molo Audace, ai danni di alcuni giovani pachistani.
Nei giorni precedenti li avevano già minacciati. Poi, quella sera, si erano presentati sul molo con taser, tipapugni, coltelli e spray urticante.
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Li dovevano “punire” perché due dei pachistani, in precedenza, non avevano accettato di avere dei rapporti sessuali con alcuni degli indagati, mentre un terzo, tra l’altro minorenne, si era rifiutato di consegnare 3 mila dollari in contanti.
Due delle vittime avevano riportato profonde ferite da armi da taglio, in un caso alla schiena e nell’altro all’addome, mentre altri due diverse escoriazioni, anche al volto.
Uno dei due giovani pachistani era stato trovato dagli agenti delle Volanti, sanguinante, a pochi passi dalla Questura. Cercava aiuto. Gli altri si erano presentanti in Pronto soccorso a Cattinara per farsi curare. Avevano denunciato di essere stati aggrediti da un gruppo di afgani, che pretendevano un rapporto sessuale e denaro. Era tutto vero.
La Squadra mobile – le indagini sono state dirette dal sostituto procuratore Ilaria Iozzi – già nel corso della notte tra il 4 e il 5 agosto, ha «acquisto le immagini delle telecamere presenti in zona e di quelle sui mezzi della Trieste Trasporti – ha illustrato ieri il capo della Mobile Alessandro Albini – che successivamente, confrontandole con gli elementi forniti dalle parti offese che sono state molto collaborative, ci hanno consentito di identificare cinque degli aggressori».
In particolare, tre sono stati pizzicati dai dispositivi di videosorveglianza della linea 42. Erano diretti a Casa Malala, dove erano ospitati e dove ieri mattina sono stati fermati, mentre gli altri due sono stati trovati dalla Mobile in alloggi nel centro città.
I cinque sono stati trasferiti nel carcere del Coroneo. Hanno tutti tra i 18 e i 20 anni. Sono ritenuti a vario titolo responsabili di tentata violenza sessuale, estorsione e lesioni aggravate.
La Mobile, sempre ieri mattina, perquisendo gli indagati e i loro domicili, dando riscontro tra l’altro alla testimonianza delle vittime che avevano riferito come i loro aggressori «avevano tirato fuori i coltelli, una pistola (si trattava evidentemente del taser, ndr), tirapungni», hanno rivenuto quelle armi e quegli strumenti.
Dalle indagini è emerso che «non si è trattato di un litigio estemporaneo – ha precisato il procuratore facente funzioni Federico Frezza – ma di una spedizione punitiva, quindi c’è un bel salto di qualità rispetto a quello che succede di solito».
Frezza, di fronte a episodi del genere «che non sono purtroppo isolati», si dice «preoccupato, perché non so quanto riusciremo a starci dietro». «Quindi – ha aggiunto – bene che per ora ce la facciamo, ma sarà sempre più difficile e faticoso», anche perché «stupisce che sembra non esserci un effetto deterrente: oggi ne fermi cinque, domani altri cinque fanno la stessa cosa».
Il procuratore valuta che «abbiamo stipato in questa città migliaia di persone, circa 1.500 maschi adulti, che si portano dietro i loro conflitti che ogni tanto emergono», «tensioni di mondi che non riusciamo a capire fino in fondo», «odi etnici che risalgono alle loro terre di origine».
Evidenziando comunque come gli episodi di violenza non riguardino solo gli stranieri, Frezza ha parlato di «cultura del coltello», invitando «le persone a stare un po’ attente per strada».
Il questore Pietro Ostuni si dice «soddisfatto della risposta, anche in tempi rapidi, che è stata data alla città, considerando anche che il fatto è successo in una zona molto frequentata dalla città come il Molo Audace, dove non si erano registrate situazioni simili in precedenza»