TRIESTE Il più conosciuto è sicuramente quello di San Giacomo, recuperato per ricordare il suo passato e utilizzato anche per ospitare eventi. Ma i vecchi lavatoi ancora presenti a Trieste in realtà sono tanti e sparsi in tutta la provincia. Testimonianze di abitudini che ormai non esistono più, pezzi di storia che si trovano soprattutto in zone periferiche e in piccole frazioni del territorio.
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Alcuni sono ancora funzionanti, in parte o completamente, altri conservano la struttura originale comprese le vasche, ma l’acqua non scorre più da parecchio tempo. Trovarli tutti è quasi impossibile, anche perché alcuni sono stati demoliti, altri sono inaccessibili o difficili da raggiungere. Molti però si possono visitare, in un viaggio che riserva sorprese e curiosità.
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Partendo da Muggia, a Santa Barbara ce n’è uno custodito all’interno di un piccolo fabbricato, con quattro spazi per lavare i panni e su uno dei muri tre fontanelle in disuso. L’accesso è sovrastato da un grande albero di fichi, da dove in questi giorni cadono i frutti maturi, quasi a proteggere l’ambiente interno.
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Sempre a Muggia un altro lavatoio si trova tra le calli del centro, al suo interno sono stati inseriti fiori e piante.
Rientrando verso Trieste, ci si imbatte in una struttura angusta e malmessa, a Caresana, con due soli lavandini, pieni di spazzatura. Un ambiente davvero ridotto come dimensioni, che poteva ospitare al massimo un paio di persone. Vi si accedeva attraverso una porta, in mezzo a due pareti con grandi vetrate incastonate nel muro.
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Un altro lavatoio invece, nella stessa zona, di recente è stato rimesso a nuovo. Verso San Dorligo della Valle, aperto e affacciato sulla strada, eccone uno grande, dove l’acqua scorre costantemente, limpida e fresca. Ai lati si trovano gli scivoli dove venivano appoggiati gli indumenti da lavare. Un cartello appeso, un po’ annerito, ricorda che la fonte non è potabile.
L’immobile versa complessivamente in buone condizioni, nonostante la grande vasca necessiti di un intervento di pulizia. Nella parte che si rivolge verso la via asfaltata, in alto si legge anche una data, 1951, probabilmente l’anno di costruzione. Qualche ciclista di passaggio ogni tanto si ferma per rinfrescarsi, approfittando del getto freddo e approfittando del fatto che scorre a pochissima distanza dalla carreggiata.
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Di tutt’altro tipo e molto diverso dagli altri è il lavatoio di Bagnoli, che si raggiunge lasciando la strada principale, prendendo una deviazione verso il monte, in un’area dove vengono parcheggiate anche moto e auto per proseguire a piedi verso la vicina Val Rosandra. Anche in questo caso l’acqua scorre ancora e in modo costante, ma la vasca si trova interrata, sotto il livello del terreno, scavata in un grande buco.
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Serve scendere qualche gradino, dalle scalinate posizionate da una parte e dall’altra, per trovarsi a contatto con i punti dove ci si poteva fermare per sistemare i panni. È ancora in ottime condizioni, e anche in questo caso viene utilizzato ogni tanto da chi transita pedalando o passeggiando, per cercare un po’ di refrigerio nelle giornate più calde.
Spostandosi un po’ e raggiungendo Opicina, in via degli Alpini, si trova una palazzina chiusa, all’interno della quale trova posto un ex bagno comunale e un vecchio lavatoio. L’immobile ha due livelli e davanti all’ingresso resta ancora una fontana con le piastrelle azzurre, ormai senza più acqua.
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Tra i lavatoi più belli e meglio conservati c’è sicuramente quello di Santa Croce, con 14 vasche, di cui tre ancora con i rubinetti funzionanti. Lo spazio è diviso da una piccola strada sterrata da grandi cancelli ormai arrugginiti, due sono le entrate, che avrebbero bisogno di un po’ di manutenzione. Alle pareti qualche murales realizzato con bombolette spray mostra incursioni poco consone alla tutela del luogo, anche se i lavandini sono perfetti. Anche il tetto versa in buone condizioni e la copertura è totalmente intatta. Girando l’angolo si scopre poi un ulteriore rubinetto, non funzionante, collocato su un muro laterale, e alle spalle un piccolissimo fabbricato, forse un tempo adibito a wc.
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Molti lavatoi in città, nelle zone più centrali, nel corso del tempo sono stati eliminati, considerato il mancato utilizzo. Esistevano ad esempio in via Molino a Vento o a pochi passi da piazza Oberdan, solo per citarne alcuni. È ancora in piedi invece quello di Roiano, raro perché sotterraneo.
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E per questo non facile da raggiungere: la vasca è situata lungo Rio Rosani, in un’area verde posizionata tra vicolo delle Rose e via dei Moreri.
Il più noto a Trieste, come detto, è quello posizionato all’interno del rione di San Giacomo, visitato anche da Vittorio Sgarbi nell’aprile 2001, dove l’impegno di Amis Scout ha permesso di far rivivere il passato del luogo, con una mostra storica permanente dedicata alle lavandaie e all’industria del sapone. Uno spazio che spesso ospita anche presentazioni di libri e altre iniziative aperte al pubblico.
Altri interventi di recupero sono previsti a breve a partire da San Dorligo della Valle. La storia dei lavatoi meriterebbe un percorso.
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