TRIESTE Pallacanestro Trieste al via di una stagione che segnerà il ritorno nella massima serie dopo un solo anno di purgatorio e la splendida promozione conquistata lo scorso anno. Una Trieste diversa, che ha trovato in Paul Matiasic, nuovo proprietario del club, un punto di riferimento importante per guardare con fiducia al futuro. A gestire le operazioni ancora Michael Arcieri, general manager biancorosso entrato in questi giorni nel Cda della società.
Cosa significa per Pallacanestro Trieste questo cambio al vertice? E cosa comporta per Michael Arcieri l'ingresso nel Cda?
«La leadership e la proprietà di Paul assicurano la sostenibilità a lungo termine della società, della squadra e dei nostri obiettivi per il futuro. È una persona che ha grande passione e competenza nel basket professionistico, che ha radici familiari profonde in questa regione, in questa città. Il legame con le sue origini istriane è forte, come anche il suo desiderio di vedere una Pallacanestro Trieste vincente, non solo in campo, ma anche fuori dal campo, nelle vite degli abitanti di Trieste. Per quanto riguarda la mia inclusione nel CdA, posso certamente dire che è un grande onore che Paul mi abbia chiesto di farne parte, assieme a Connor. Si tratta di una cosa importante che vivrò con il massimo impegno e la massima serietà. È una grande responsabilità, perché insieme dobbiamo prendere decisioni importantissime per il presente e il futuro a lungo termine della società e io mi auguro di poter dare il mio contributo a Paul e Connor nel fare le scelte migliori per il bene del Club. Mercato che, con l'arrivo del "terremoto" Trapani e la contemporanea crescita di altre società è stato sicuramente il più dispendioso degli ultimi anni.
Ha avuto questa sensazione nelle trattative?
«Sicuramente l’idea che quest’anno circolava era quella di un mercato che, soprattutto per alcuni tipi di giocatori, offriva ingaggi molto, molto alti. Dal canto mio però, ho la fortuna di conoscere direttamente molti agenti americani, alcuni di questi sono amici oltre che colleghi, che conosco da molti anni. Con loro si è sempre mantenuta una certa ragionevolezza quando siamo arrivati a trattare alcuni giocatori e tra di noi siamo sempre stati d’accordo su quelli che avrebbero dovuto essere i range di prezzi entro i quali muoverci. Non ho avuto casi di agenti che chiedevano troppo per un giocatore. Senza dubbio c’è stata una sensibile inflazione nel mercato di quest’anno, ma è qualcosa che non ha toccato la nostra società».
Come giudica il mercato di Trieste tra conferme e nuovi arrivi? Siete soddisfatti della squadra allestita per la prossima stagione?
«In tema americani, sono arrivate tutte "prime scelte" o qualche obiettivo primario è saltato? Siamo soddisfatti della squadra che abbiamo allestito, tra conferme e nuovi arrivi, perché abbiamo firmato esattamente i giocatori che volevamo: tutti gli italiani che hanno firmato un pluriennale nell’estate ‘23, sono tornati, era quello che volevamo un anno fa. Siamo contentissimi, l’unico che non è tornato è Vildera, a cui davvero auguriamo il meglio possibile a Brindisi, ma siamo contenti per tutti gli altri. Riguardo al tema americani, tra i quali includo anche Jeff Brooks, siamo molto soddisfatti perché si tratta realmente di prime scelte, a partire dalla conferma di Justin. Ross e Brown, che conosco benissimo, li avremmo voluti già all’inizio dello scorso campionato, perché sono giocatori che insieme a Brooks mi sono piaciuti molto sin da quando ho iniziato la mia carriera in Italia. Sono tutti prime scelte. Anche quando parliamo di Uthoff e Johnson, vale lo stesso principio. Ho fatto lo scouting di Jared quando giocava a Iowa, lo conosco molto bene come giocatore. La Summer League di quest’anno per noi è stata fondamentale, perché quando ho capito che Jared stava pensando di venire in Europa invece che tornare in Giappone, per me è diventato una prima scelta. Per quanto riguarda Jayce, in passato ho fatto anche scouting su di lui, prima quando ha giocato a Utah e poi quando si è spostato a Marquette. Noi siamo andati in Summer League alla ricerca di un 4 e un 5, con talenti precisi: come 5 volevamo un centro che potesse difendere, che garantisse presenza importante nel pitturato e al ferro, un rimbalzista, che potesse segnare, con un QI cestistico alto, che giocasse con energia, positività e fiducia. Dopo i nostri studi e i nostri ragionamenti, guardando quelli che erano i centri disponibili a venire in Europa in Summer League è stato per noi evidente come Jayce fosse da subito in cima alla nostra lista.
Un po' di curiosità sul lavoro estivo...qual è stata la trattativa conclusa più velocemente quale invece quella che l'ha fatta tribolare di più?
«Posso condividere semplicemente, senza fare nomi però, che ci sono state trattative che abbiamo chiuso in un uno o due giorni, in modo abbastanza semplice. Altre invece, quelle con giocatori che hanno tanto mercato qui in Italia ma anche in Europa e Asia, sono state trattative che sono andate lisce, ma che hanno impiegato un po’ più di tempo. Giustamente questi giocatori volevano capire quale era il loro mercato e bisogna avere sempre pazienza in questo genere di contrattazioni, ma questo è il gioco».
Quale pensa possa essere l'obiettivo realistico che Trieste può porsi in questo campionato nel quale si presenta da neopromossa?
«Parlare di obiettivi per me è sempre una cosa complicata. Ovviamente ognuno di noi in società guarda avanti e si pone i propri obiettivi, però non mi piace già ragionare su Coppa Italia o Playoff, ad esempio. Arriviamo all’inizio di questa stagione da neopromossi e con altre 15 squadre, molto forti, che come noi cercheranno di dare il massimo. Abbiamo costruito il roster che volevamo, una squadra piena di talento e versatilità. Giocatori con un alto QI cestistico, capaci di giocare in posizioni diverse: possiamo schierare uomini di talento sia per la fase offensiva che quella difensiva, come anche vicino al ferro. Il nostro obiettivo, che è quello di tutte e 16 le squadre, è quello di fare in modo che, il prima possibile, questi giocatori diventino squadra, che trovino insieme un equilibrio, una chimica. Non so dove questo ci porterà in termini di risultati, lo vedremo a maggio, ma l’obiettivo ad oggi è trasformare 12 giocatori, ad oggi un po’ “stranieri” tra di loro, in un “guanto” nelle mani dell’allenatore. Abbiamo talento in campo, ma anche in panchina, con Jamion e tutti i nostri allenatori. L’obiettivo è lavorare, crescere, giocare la nostra pallacanestro, fatta di difese forti, rimbalzi e ripartenze offensive, un basket intelligente, in cui attacchiamo il ferro cercando di trovare i tiri che garantiscono più possibilità di andare a segno. Vogliamo avere la possibilità di vincere contro qualsiasi avversario ci troveremo davanti, ogni domenica».
Un giudizio sul campionato, come vede la prossima stagione?
«Questo sarà per me il quarto campionato che seguo in Italia e mi sembra che sarà molto competitivo e impegnativo. Tutte e 16 le squadre hanno firmato giocatori importanti, con esperienza, pescando giocatori dalla NBA e dall’Eurolega. Vedo un campionato duro, interessante, con tanti giocatori di livello alto. Come tifoso non vedo l’ora di vivere questo campionato, perché in ogni partita ci saranno squadre, allenatori e giocatori di grandissima qualità. Sarà senza dubbio il campionato più duro che io abbia affrontato in Italia. Se c’è una cosa che ho imparato qui è che non esistono partite facili da vincere e questo non cambierà certamente in questa stagione. Non c’entra nulla la posizione che le singole squadre avranno in classifica, ogni sera chiunque può vincere . Sarà un campionato competitivo, con squadre che riserveranno delle sorprese, non vedo l’ora di cominciare». —
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