TRIESTE Cautela e sensibilità sono indispensabili per ristrutturare un edificio come Residenza Campanelle. Nel complesso di strada di Fiume, aperto nel 2000, sono ospitate in tutto 47 persone, di cui 13 afferenti all’omonimo Centro diurno e 34 al servizio dedicato a chi soffre di gravi disabilità psicofisiche. Qualunque cambiamento, anche minimo, dei suoi spazi interni, può essere avvertito in modo violento da chi risiede all’interno da anni. E può pesare sul benessere collettivo, turbando un equilibrio faticosamente raggiunto grazie all’impegno degli operatori (78 in tutto).
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Perciò l’annuncio dell’avvio dei lavori di riqualificazione dell’immobile – in particolare degli impianti di riscaldamento e condizionamento – è stato accompagnato da una lunga spiegazione, in cui l’assessore comunale alle Politiche sociali Massimo Tognolli assieme agli altri organizzatori del progetto hanno potuto scendere nel dettaglio dell’operazione. Operazione che, a sua volta, permette di scoprire in cosa consista il lavoro quotidiano dietro le mura di Residenza Campanelle, le sue difficoltà ma anche le opportunità inaspettate che rendono uniche queste professioni.
Tutto inizia a dicembre dell’anno scorso, quando ci si accorge che i malfunzionamenti degli impianti non possono trovare rimedio con una «soluzione tampone», ma richiedono un intervento di aggiornamento integrale. Negli otto mesi che separano quella data dall’avvio dei lavori, si è sviluppato il cuore del progetto: immaginare, cioè, quale potesse essere la soluzione che causasse il minor disagio possibile agli ospiti, consentendo al contempo lo svolgimento del cantiere. Inizialmente, si era pensato di trasferire tutte e 47 le persone in un’altra struttura, ma presto ci si è accorti degli ostacoli che implicava questa opzione: «Le famiglie non erano d’accordo», spiega Sara Pavoncelli, responsabile della gestione amministrativa di Residenza Campanelle e del Centro Weiss. «Sarebbe stata una tragedia, con il rischio di una fortissima destabilizzazione», le fa eco Barbara Gorza, presidente della Cooperativa La Quercia.
A partire da queste considerazioni, ha preso forma la prospettiva illustrata ieri nella presentazione. I 13 ospiti del Centro diurno Campanelle sono stati temporaneamente spostati a San Giovanni, previa fornitura di tutto l’occorrente compresi servizio pasti e trasporto al Centro Cest. A settembre è previsto un altro trasloco, stavolta al Weiss, dove gli utenti resteranno fino al termine dei lavori previsto per gennaio 2025.
Ma per le 34 persone affette da gravi disabilità, lo spostamento è stato scongiurato grazie alla possibilità di intervenire sugli impianti piano per piano. Così si è garantita la loro tutela, con l’unica accortezza di trasferire gli ospiti dal secondo al primo livello, senza che si manifestassero particolari disagi.
Non solo. Come si diceva, talvolta nel mondo dell’assistenza un vicolo cieco può trasformarsi in un’opportunità. Il piccolo trasloco è diventato una «sperimentazione vera di convivenza», in cui il ripensamento generale degli spazi ha creato nuove dinamiche nei rapporti e nella convivenza. «In questo lavoro devi essere creativo», ribadiscono gli organizzatori. E la creatività tornerà ad essere un fattore determinante anche a gennaio, quando verrà bonificato il giardino e dipinto un piccolo murales.
