TRIESTE Dal prodotto ittico surgelato agli scafi per yacht. Un viaggio logistico-industriale veramente insolito quello di Frigomar, oggi Seadock. Lo racconta Enrico Samer, avendolo vissuto di persona a ben diverso titolo: alle superiori, durante le estati, gli capitava di scaricare tonni e molluschi dalle piccole unità che dall’Asia penetravano nel Canale navigabile.
Dallo scorso 26 luglio l’imprenditore triestino ha ripreso il comando delle operazioni nella banchina (180 metri, pescaggio 8 metri) di riva Alvise Cadamosto, dopo essere subentrato a Wärtsilä nella concessione. La prima iniziativa importante della nuova gestione è prevista tra ieri notte e oggi pomeriggio, quando dal capannone Seadock sarà estratto lo scafo dello yacht ultimato da Cpn (Costruzioni e progettazioni navali), che verrà spostato in banchina e da qui con il supporto della gru da 450 t prenderà contatto con il Canale per essere rimorchiato da “Storione” fino ad Ancona.
[[ge:gnn:ilpiccolo:14145045]]
Dopo 30 ore di navigazione il porto marchigiano rappresenterà la meta finale, prima se ne occuperà la stessa Cpn, poi Cantieri navali delle Marche, dove lo scafo sarà allestito. Eccolo, completato dentro l’antro di Seadock, con la sua struttura in acciaio e lega leggera, 32 metri di lunghezza e quasi 8 di larghezza, un peso di 105 tonnellate, 10 metri di altezza. Lo hanno guarnito con un tricolore. È la seconda unità che l’anconetana Cpn - spiega il capo-missione Nazzareno Micheletti - ha realizzato nel neo-cantiere Seadock e ne sta facendo addirittura una terza. Ha affittato lo spazio produttivo dove ha impiegato maestranze triestine, 25 addetti: ma un domani, non troppo lontano, Samer potrebbe commissionare un nuovo sito a fianco di quello attuale, di dimensioni maggiori per consentire la preparazione di yacht più grandi.
A riepilogare e ricollegare passato e presente dell’ex Frigomar oggi Seadock è l’intramontabile Piero Bessi, uno degli ultimi consoli della Compagnia portuale, da una ventina di anni presidente di questo presidio logistico-industriale sul Canale. Lo accomuna a Samer il ricordo dei tonni scaricati. I trascorsi di Frigomar/Seadock sono abbastanza movimentati. A inizio Duemila la proprietà dello stabilimento ebbe difficoltà finanziarie e finì nelle disponibilità della banca che gestiva il crac. L’istituto creditizio aveva rapporti con un importante imprenditore emiliano nel settore dei trasporti, Luigi Artoni, e riuscì a convincerlo di accollarsi la conduzione dell’allora Frigomar. Che venne lasciata nelle mani di Bessi, fresco pensionato della Compagnia.
Si sviluppò il rapporto con la Samer, che mandava avanti la banchina, tant’è che venne costituita una società, di cui resta traccia in una tabella sulla facciata dello stabilimento. Intanto la banchina spediva i motori della Wärtsilä e le funi-record della Redaelli. Finchè anche Artoni andò in crisi e Samer ne acquistò il 50% dal liquidatore. A quel punto, quando siamo a metà dello scorso decennio, Samer ha due basi nel Canale, una l’ex Ortolan in riva da Verrazzano e l’altra Frigomar. Viene sopito un possibile contenzioso con Wärtsilä, che vuole gestire in proprio i suoi motori, con un accordo per cui i finlandesi si occupano delle loro produzioni e Samer provvede al traffico “terzo”. E così fu fino al subentro di venerdì scorso, quando Samer riassume la concessione del terminal.
RIPRODUZIONE RISERVATA