TRIESTE «Non abbiamo mai voluto scimmiottare i Queen, non siamo imitatori, non ci mettiamo i costumi, baffi e parrucche. Prendiamo piuttosto spunto dalla loro filosofia, attitudine, modo di suonare e di stare sul palco. Il nostro cantante dice sempre “not a puppets show”, non uno spettacolo di pupazzi, siamo noi stessi, che ci ispiriamo al lascito dei Queen cercando di essere il più fedeli possibile ai suoni, alle armonie, mettendoci anche un po’ del nostro».
Hanno un conto in sospeso con il Castello di San Giusto i 6 Pence Queen Experience: dopo il bel ricordo del sold out dell’estate 2018, nel 2019 il forte maltempo bloccò il concerto a pochi minuti. L’occasione di tornare finalmente nel Cortile delle Milizie arriva stasera, domenica 4 agosto, alle 21: il tributo ai Queen made in Trieste porta lo show “A night in the castle” per la chiusura della rassegna “Hot in The City”. «Se non consideriamo lo spettacolo “Forever” al Rossetti e il Muggia Tribute, possiamo dire che sarà il primo vero concerto a Trieste con il nuovo cantante Roberto Zuardi che ha sostituito Walter Bosello dal 2020».
In pista dal 2014, Alessandro Colombo alla batteria, Zuardi alla voce, Francesco Colucci al basso, Daniele Girardelli alle tastiere, Salvatore Spatafora alla chitarra, le coriste Elena Vinci e Eva Pascal, a San Giusto avranno come ospiti speciali il chitarrista triestino Paolo Bembi, un coro di sette elementi diretto dall’udinese Giovanni Molaro e le coreografie di ballo a cura di Noemi Gaggi e Robin Ienco. Suoneranno le hit immortali di Freddie Mercury e soci “We Will Rock You”, “Bohemian Rhapsody”, “A Kind of Magic”, “Under Pressure”, “Who wants to live forever”, “We are the champions”… «E abbiamo preparato qualche chicca per i più appassionati – anticipa Colombo – con un medley di canzoni che non sono state mai eseguite dal vivo dai Queen, poiché nel 1986 si erano fermati con l’attività live pur continuando quella da studio. Approfittiamo della presenza del coro che ci permette di rendere certe versioni ancora più vicine all’originale, ad esempio “Somebody To Love” e “The Show must go on” che, avendo tante sovraincisioni, non si possono rendere così bene dal vivo a meno che non si abbia, appunto, un comparto di voci cospicuo. La scaletta è varia, saranno accontentati un po’ tutti, dagli esperti a chi conosce solo i grandi successi».
Sui social sembra aver fatto discutere la scelta di liberare il piazzale dalle sedie: chi entusiasta, chi contrario, ma difficilmente esiste qualcosa che non divida le opinioni (soprattutto degli utenti online). «La decisione – prosegue il batterista – vuole accontentare anche chi solitamente si lamentava di dover stare seduto a un concerto rock, visto che i Queen erano un gruppo da stadio. E poi di solito a San Giusto la gente cominciava ad alzarsi a un certo punto, togliendo la visuale a chi restava seduto». Per lo stesso motivo, questa volta si punterà solo su luci e laser ma non su video: «Abbiamo deciso di non usare il proiettore proprio perché le persone saranno in piedi, in una dimensione che mette in primo piano i nostri movimenti e, visto che siamo anche in tanti sul palco, c’è parecchio da vedere, i video potevano essere quasi una distrazione». —