FIUME. Quello che si temeva, a causa dei prezzi elevati e di altri fattori (la crisi economica in Germania, ad esempio), sta avvenendo in Croazia, Paese il cui 20% del Pil è legato al turismo. Nel bel mezzo della stagione di villeggiatura, albergatori e ristoratori si stanno lamentando per la non ottimale presenza di ospiti, specie di quelli disposti ad allentare i cordoni della borsa.
Sì, ci sono tantissimi vacanzieri, più di un milione, ma non sono spendaccioni, ci pensano più volte a “privarsi di un euro”, fanno paragoni, riflettono e magari rinunciano. Rispetto alla scorsa estate, i buchi nei guadagni concernenti alberghi, ristoranti, trattorie, bar e altri servizi vanno dal 20 e fino al 50%. Succede così che nell’alta stagione turistica – cosa impensabile dal 2021 al 2023 – ci siano stanze vuote negli hotel, costringendo gli albergatori a praticare sconti pur di attirare ospiti.
A Porto Albona (in croato Rabac), nell’Istria orientale, il costo quotidiano di una stanza d’albergo 4 stelle è così passato da 532 a 426 euro, nella mitica Ragusa (Dubrovnik) l’esborso in una struttura 5 stelle è stato tagliato da 936 a 609 euro, mentre in un impianto 4 stelle si spendono giornalmente 615 in luogo di 848 euro. Ad Arbe, isola nordadriatica, la stanza di un hotel 4 stelle costa quotidianamente 426 euro, mentre prima se ne dovevano pagare 651.
Parliamo di sistemazioni per una famiglia composta da genitori e due figli. Prezzi all’ingiù si registrano pure nei family hotel, come in quelli presenti a Lussinpiccolo e Sebenico.
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Sconti vengono praticati pure nei campeggi: per una casetta mobile in un campeggio istriano, si pagano ora 370 euro al giorno, mentre il prezzo precedente toccava i 498 euro. Sono sconti che superano i 20 punti percentuali.
Gli operatori alberghieri, ad ascoltarli, non fanno drammi per quanto sta accadendo, ma ammettono che il 2024 è un anno diverso rispetto a quelli precedenti e che risulta più difficile attrarre i villeggianti.
Lo stesso concetto è ribadito dall’abbaziana Katica Hauptfeld, proprietaria del ben noto tour operator Katarina line (specializzato in crociere a bordo di battelli turistici). «Ci sono posti vuoti ovunque – spiega – e allora ci si aggrappa agli sconti. Anche per i servizi offerti da Katarina line non registriamo attualmente pienoni, come invece accadeva negli anni passati. Posso dire che da parte nostra siamo stati molto attenti nella creazione delle tariffe, non esagerando con i rincari. Purtroppo l’inflazione in Croazia è un qualcosa che non stupisce visto che siamo costretti ad importare quasi tutto perché da noi la produzione è ai minimi storici. Si parte da costi già alti, diventando così poco concorrenziali». La Hauptfeld ha aggiunto che ottimi risultati sono stati registrati a maggio e sarà così pure in settembre e ottobre, mesi in cui i prezzi sono più bassi rispetto all’alta stagione. «Certi costi in Croazia – conclude – i turisti non se li possono più permettere».
Del resto bastano i dati diffusi dalla Banca centrale europea e relativi all’inflazione in alberghi e ristoranti: il tasso di giugno in Croazia, tra tutti i Paesi comunitari, è stato il più alto, del 10,1%. In Italia si è attestato sul 4,3%, in Spagna sul 5,1% e in Grecia sul 6,7%. Come dire che la Croazia si sta dando la zappa sui piedi.