TRIESTE Urla e persone infuriate sabato mattina fuori dal Pedocin, dove per questioni di sicurezza quest’anno, per la prima volta, il Comune di Trieste ha fissato la capienza massima a 506 posti per la spiaggia femminile e a 240 per quella maschile, per garantire vie di fuga adeguate in caso di emergenza.
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Sabato le prime code si sono formate già alle 9. Alle 10.30 il numero massimo di persone dalla parte delle donne era stato raggiunto. Fuori una settantina erano in attesa, compresi alcuni turisti. Entrate consentite solo a fronte di uscite. ll caldo, l’afa e la permanenza sotto il sole hanno infiammato a tratti gli animi delle bagnanti. E i malumori si sono fatti sentire.
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«Non ce la facciamo più – spiegava una signora accaldata – sono 45 minuti che aspetto. Ci sono persone anziane e tanti bambini, serve una soluzione». Sul fronte uomini, invece, sempre attorno alle 10.30, ancora un centinaio i posti disponibili. Le file si erano registrate nei giorni scorsi ma non con l’intensità di sabato, quando nuovi “intasamenti” all’ingresso si sono registrati anche nel pomeriggio. Lo scenario rischia di ripresentarsi anche oggi, considerando il giorno di festa e l’affluenza che di prassi aumenta nei weekend.
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C’è chi ha pazientemente atteso quasi un’ora per varcare la soglia, molte le mamme con figli piccoli, anche nei passeggini. Diversi turisti invece, italiani e stranieri, giunti al Pedocin per osservare la particolarità del bagno diviso tra uomini e donne, citato ormai in tutte le guide, se ne sono andati rassegnati dopo aver resistito in coda solo per qualche minuto.
Chi non ha avuto problemi sono le bagnanti mattiniere. «Sono arrivata alle 7.30, come faccio di solito, e a quell’ora non c’è tantissima gente – racconta Loredana – ma poi ho saputo delle code. Sulle regole nuove, se riguardano la sicurezza, penso sia necessario rispettarle, perché se succede qualcosa siamo davvero tante all’interno. Forse però il numero massimo si potrebbe un po’ ampliare, mi dispiace soprattutto perché ci sono molte mamme con bambini piccoli».
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Marina sottolinea che «lo spazio c’è, credo sia una misura troppo restrittiva, una limitazione esagerata». Lisa racconta che «ho fatto 40 minuti di fila e non sapevo della novità. Se c’è troppa coda altre volte non so se aspetterò». Secondo Vittorio, che conosce bene lo stabilimento «500 posti sono pochi, mi sembra assurdo soprattutto pensando alle migliaia che riempivano la spiaggia tempo fa. Ormai si vedono code quotidianamente e qualcosa va cambiato».
Viktor Dudine, titolare del chiosco fuori dal Pedocin, ricordava che «poco dopo le dieci è iniziato il delirio. E tante si sono arrabbiate. Rimaste sotto il sole e al caldo torrido. Da imprenditore dico che riducendo la capienza si incassano molti meno soldi. Non avrebbe senso realizzare una nuova porta per garantire un’ulteriore uscita di sicurezza e ripristinare quindi l’accesso libero o comunque aumentato rispetto a quello attuale?».
A rispondere è il dirigente comunale Fabio Cipriani, che si è occupato del procedimento: «C’è da ricordare che l’immobile, di proprietà dell’Autorità portuale e con il Comune come concessionario, è vincolato dalla Soprintendenza. Tecnicamente si potrebbe pensare a un varco in più, occorrerebbe valutare la situazione. Finora non è mai stata considerata l’ipotesi perché l’esigenza non si è presentata prima. Non escludo che si possa esaminare la possibilità ma il problema più grande resta sempre la presenza di un vincolo».
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