MONFALCONE. Cade la billetta, un pesantissimo semilavorato siderurgico a forma di sbarra, e gli schiaccia un piede. Grave infortunio in stiva a Portorosega, attorno alle 17.30 di venerdì. Un operaio ex articolo 17, in forza dal 2021 all’impresa Alto Adriatico, Michel Monaro, 35 anni compiuti l’8 luglio, rizzatore e addetto polivalente con esperienza di lavoro su merci varie, ha riportato al termine di un delicato intervento chirurgico durato due ore al San Polo, l’amputazione dell’alluce e della prima falange dell’indice del piede sinistro. Sempre rimasto cosciente dal momento del ferimento, è ora ricoverato in Ortopedia: le sue condizioni sono stazionarie, lo attende la convalescenza e una lunga riabilitazione per la ripresa della funzionalità del piede.
Tutto da ricostruire, invece, l’accaduto in porto, almeno nella sua esatta scansione. Di questo se ne stanno occupando gli ispettori Asugi del dipartimento Prevenzione sui luoghi di lavoro, che venerdì fino a notte inoltrata hanno ascoltato a Portorosega i testimoni dell’incidente, quattro colleghi, e altre figure deputate. Indagini sono in corso.
Unici abilitati a fornire ai concessionari dello scalo marittimo le prestazioni nei picchi di lavoro, sono stati proprio gli addetti ex articolo 17, stando al resoconto che la vittima dell’infortunio ha reso alla madre, Donatella Benes, subito accorsa al suo capezzale, «ad aiutarlo per primi: lo hanno liberato dalla billetta che gli schiacciava l’arto inferiore facendo leva con un piede di porco, per evitare ulteriori cedimenti, e poi lo hanno messo su una barella in attesa dei sanitari». L’ambulanza è arrivata con tempestività e l’ha trasportato all’ospedale cittadino. Sul posto Polmare e Capitaneria.
La billetta, appunto un pesantissimo semilavorato siderurgico sotto forma di sbarra a sezione quadra, ottenuto per laminazione, di norma è lunga 12 metri e pesa 2 tonnellate. È raccolta in fasci e viene movimentata secondo procedure codificate. Per Mitter Mandolini, presidente dell’Alto Adriatico, in questo caso «l’operazione di movimentazione risultava ferma». Ma è fuor di dubbio, che «poteva andare peggio», con il dipendente, già attivo quattro anni come interinale prima dell’assunzione da diretto, dunque persona formata e ormai esperta, a riportare magari più gravi traumi se la billetta l’avesse investito maggiormente. «Il carico era fermo per l’imbrago, le billette posizionate su dei tronchetti, tecnicamente legname da fardaggio – spiega Mandolini, che non era presente ma s’è fatto riferire dai lavoratori – e una di queste, l’ultima della pila, più vicina al suolo, è caduta autonomamente». Per cause, peraltro, ancora al vaglio. Nell’ambito lavorativo si ipotizzano, tra le cause, le vibrazioni interne alla stiva e dunque un’oscillazione a catena che si sarebbe riverberata sull’ultimo semilavorato oppure la mal tenuta dei tronchetti. Tutti aspetti, comunque, da accertare da parte di chi di dovere. Mandolini in queste ore s’è tenuto in contatto con Monaro e ha mandato anche un collaboratore a visitarlo all’ospedale, ieri, dopo il delicato intervento cui è stato sottoposto la sera prima, dalle 21.30 alle 23.30. «L’ha trovato comprensibilmente affranto e preoccupato», riporta il vertice dell’impresa, che garantisce come il dipendente indossasse tutti i dispositivi di protezione individuale e le operazioni, pur complesse perché «collegate a come all’andata viene riposta in stiva la merce», stessero avvenendo venerdì «in sicurezza».
«Commossa», intanto, la madre di Monaro per la «grande solidarietà messa subito in campo dai ragazzi e pure successivamente, con le telefonate e visite a mio figlio: li ringrazio; il porto è una gran famiglia, lo dico da donna che ha avuto nonno, papà e zio portuali». Donatella Benes parla di «condizioni di lavoro in questo caso non ottimali», così come riferitole dalla vittima d’infortunio, e del «probabile cedimento d’un legno». «Gli sono cadute tonnellate di ferro sul piede e forse poteva esser evitato – sostiene –, ha perso un dito e mezzo del piede: ora è nella tempesta, ma come un marinaio aprirà le vele per correre più veloce via dalla buriana».
