TRIESTE Attorno alle sei di sera, dopo due giorni di «lunga e intensa trattativa», così la definiscono le categorie, è arrivata la fumata bianca.
Nella sede di Confindustria Alto Adriatico, Wärtsilä, Msc e sindacati hanno chiuso l’accordo che definisce le condizioni contrattuali, salariali e normative per i 261 lavoratori coinvolti nel processo di reindustrializzazione dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, lì dove, uscita Wärtsilä e sotto la proprietà Msc, si produrranno 1.500 carri ferroviari all’anno.
In serata mancavano solo le firme, che arriveranno oggi. Ma i testi, concordati in ogni dettaglio, erano di fatto approvati. «Non è mai una vittoria completa, ma abbiamo trovato la miglior intesa possibile», riassume Antonio Rodà della Uilm Uil. Il primo risultato riguarda l’incentivo di 17.400 euro che la multinazionale finlandese garantirà a ciascuno dei lavoratori trasferiti. Si tratta di una sorta di “accompagnamento” nell’ambito del subentro di Msc che vale decisamente di più dei 10 mila euro proposti giovedì all’inizio del confronto.
Con Rodà anche i colleghi Marco Relli della Fiom Cgil e Alessandro Gavagnin della Fim Cisl informano inoltre che per tutta la durata della fase di passaggio sarà in vigore la proroga, a partire da lunedì 8, del contratto di solidarietà con ultima scadenza al 31 luglio prossimo, data entro la quale è prevista la cessione del ramo di azienda.
Quanto a Msc, a suo carico c’è l’anticipo della cassa straordinaria con un’integrazione di 210 euro al mese per i prossimi due anni. Mentre è stato fissato a 110 euro il superminimo collettivo che la stessa società coprirà nel rispetto di precedenti accordi degli occupati con Wärtsilä.
È stato poi salvaguardato l’impianto del welfare attuale, a partire dalla mensa, come pure la partecipazione al circolo aziendale Wärtsilä-Fincantieri, la maggior contribuzione in capo all’azienda del fondo pensione e l’assistenza sanitaria integrativa.
Per quanto riguarda il Piano industriale del Service, fanno sapere ancora i sindacati, Wärtsilä si è impegnata a non operare licenziamenti per tutta la durata di un piano industriale proiettato al 2027. Ora non resta che procedere con l’iter che prevede come primo passaggio il voto dei lavoratori in assemblea, già convocata per le 10 di lunedì 8 luglio. A seguire un nuovo passaggio al ministero (forse già la prossima settimana) che servirà «a dare piena attuazione agli impegni assunti in questa importante vertenza industriale».
Massimiliano Fedriga, presidente della Regione, nel ringraziare le organizzazioni sindacali e Confindustria Alto Adriatico «per l’importante mediazione e sintesi svolta», confida da parte sua che l’intesa «consenta di chiudere una stagione di conflitti e ne apra una di sviluppo grazie a due grandi imprese, una che conferma la propria presenza sul territorio, l’altra che apre un percorso sul quale nutro grandi aspettative».
Un plauso ai sindacati arriva anche dall’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, mentre il collega alle Attività produttive Sergio Bini, assicura più in generale che la Regione «è concretamente impegnata per garantire l’attrazione di investimenti e la crescita di tutta l’area industriale di Trieste».
Per Confindustria Alto Adriatico, al tavolo, il dg Massimiliano Ciarrocchi, che, assieme al presidente Michelangelo Agrusti, parla di «grande soddisfazione» per una trattativa «impegnativa, ma che ha portato a risultati».
Risultati che secondo Agrusti «vanno ascritti alla tenuta di quel blocco sociale fatto di imprese, sindacati e istituzioni di tutta la nostra regione che si è opposto fin dall’inizio alla liquidazione di una presenza industriale e manifatturiera a Trieste e non si è arresa, in tutti questi anni, dinnanzi alle tante difficoltà che si sono via via presentate. È stata la tenuta di questo blocco la condizione straordinariamente vincente che ci ha portato al risultato di oggi».