TRIESTE. Il dibattito si è concluso dopo oltre otto ore di confronto serrato, iniziato tra le grida di protesta in piazza Unità e terminato alle 3.11 del mattino, su richiesta di una maggioranza «sfiancata» dall’ostruzionismo a oltranza del centrosinistra pronto a tutto pur di affossare la delibera sui servizi educativi. Il provvedimento sulla privatizzazione del futuro asilo nido di Roiano arriva infine in Consiglio comunale, ma l’aula fa appena in tempo a discutere i primi dei 121 emendamenti (115 solo dell’opposizione) quando il capogruppo forzista Alberto Polacco chiede di sospendere i lavori.
Nulla di fatto: nessuna decisione è stata presa. Ma dalla notte all’alba di ieri il confronto politico non si è spento e sui canali social di Adesso Trieste rimbalza uno scatto del sindaco Roberto Dipiazza sorpreso a fare la linguaccia. «I giochi sono ancora aperti, la mobilitazione può continuare», promettono i municipalisti, mentre i sindacati – Cgil, Cisl, Cisal, Uil e Ugil presenti in aula – continuano a battersi contro una «modalità di gestione poco tutelante nei confronti di educatori e famiglie».
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Il centrodestra è pronto a tornare in aula nei prossimi giorni e far approvare il testo dell’assessore meloniano all’Educazione e famiglia Maurizio De Blasio, ma non sarà un percorso semplice. «La delibera è invotabile: il criterio della convenienza economica non può essere l’unico su cui basare scelte che riguardano la crescita dei bambini», attacca il capogruppo di Punto Franco Paolo Altin, riassumendo i timori di un centrosinistra che vede nel provvedimento un «cavallo di Troia per procedere con la privatizzazione e lo smantellamento dei servizi educativi», scrive il gruppo consiliare del Pd. «Non c’è la minima traccia di un centrodestra attento al sociale in questa città», rincara il dem Francesco Russo.
La lettura degli emendamenti è iniziata appena alle tre del mattino, dopo otto ore di discussione incalzata dal capogruppo di At Riccardo Laterza che ha ricordato come «per farsi eleggere, il sindaco aveva messo nero su bianco che il Comune gestisce direttamente i propri servizi». E invece adesso «l’obiettivo è approvare una privatizzazione di una struttura realizzata con fondi pubblici». Almeno per il nuovo asilo di Roiano, sebbene il timore di molti (e riflesso anche in alcuni dei 7 emendamenti dei capigruppo di centrodestra) è che medesima sorte possa toccare pure all’asilo di San Giovanni.
Fino a ieri sera, a ogni modo, il sindaco era convinto dei suoi numeri, ma non aveva fatto i conti con la durissima arringa della forzista Angela Brandi, sua volta depositaria di 9 emendamenti al documento. «La mia non è una posizione politica – precisa l’azzurra, peraltro già assessora alla Famiglia nella scorsa consiliatura – ma una ribellione a una delibera che, semplicemente, non va: apre le porte a una progressiva esternalizzazione dei servizi».
Il capogruppo forzista Polacco assicura che «non ci sono divisioni interne» ma «solo sensibilità diverse», e che comunque «il provvedimento non riguarda in alcun modo anche l’asilo di San Giovanni: il personale già impiegato non sarà toccato». Ma Brandi rincara e fa sua la battaglia del centrosinistra. «I nostri nidi pubblici – ribadisce – sono centenari: non capisco perché ora dobbiamo svenderli per un piatto di lenticchie»