foto da Quotidiani locali
MUGGIA Quando si arriva sulla curva di punta Sottile, lungo la costa muggesana, la struttura che appare a un tratto, quasi isolata, è un obelisco che si erge sull’altura che da sul mare. Ma fino agli inizi del 1944, ancora più visibile, c’era anche una casa-faro, edificata e attivata nel 1869.
La ricostruzione di quella pagina di storia è stata fatta dal muggesano Sergio Norbedo alla conferenza “Il faro Punta Sottile e dintorni”, organizzata alla biblioteca civica Guglia dalla Fameia Muiesana. Un viaggio a ritroso nel tempo in uno degli scorci più suggestivi del territorio.
Norbedo, autore di numerosi lavori su Muggia, ha raccontato, con l’aiuto dello storico Franco Stener, gli sviluppi della zona, la costruzione e la demolizione del faro, la realizzazione di quella che diventerà la strada costiera per Lazzaretto, come oggi la conosciamo e, paradossalmente, con le stesse problematiche emerse a novembre scorso durante le mareggiate.
«La costruzione del Lazzaretto marittimo indusse l’Imperial regio governo marittimo a realizzare un collegamento via terra con Muggia, costituito da una strada carrozzabile che venne fatta nell’arco di dieci mesi, dal giugno 1867 all’aprile dell’anno successivo. La strada costiera così realizzata, di poco rialzata rispetto il livello del mare e particolarmente esposta a fenomeni meteo-marini, richiese da subito continui interventi di manutenzione e ripristino per garantirne la percorribilità benché all’epoca il traffico che la interessava si può immaginare più che modesto», la ricostruzione di Norbedo che ha citato i documenti conservati all’Archivio di Stato di Trieste. Hanno per oggetto segnalazioni e reiterate richieste di manutenzione e ripristino della strada costiera, danneggiata a seguito di mareggiata e fortunali che ne rendevano pericoloso il transito.
E arriviamo alla casa faro a completamento delle opere infrastrutturali costiere a Punta Sottile: «Venne costruita una lanterna marittima la cui illuminazione fu attivata il primo ottobre 1869: il faro si elevava a 13 metri dal livello dell’alta marea, il “fuoco” fisso bianco aveva una portata di 9 miglia marine ed era dunque visibile a una distanza di 16 chilometri e mezzo dalla costa». Norbedo, per dare una forma all’ex edificio muggesano, l’ha definita «una casa-faro simile, ma a due piani e con la torretta molto più bassa, al piccolo promontorio lungo la costa a ovest dell’abitato di Porozina, sull’isola di Cherso, in prossimità dell’approdo dei traghetti che fanno la spola tra l’isola e la costa istriana».
Passano decenni, la proprietà, nel primo dopoguerra passa al Demanio dello Stato italiano, ed è operativa fino agli inizi del 1944 quando venne fatta implodere dai tedeschi, in quanto costituiva un punto di riferimento per azioni militari da parte delle forze alleate. Norbedo ha ricordato anche l’ultimo fanalista: «Fu Giovanni Schiafini che nel 1938, proveniente dal faro di Punta del Dente presso Porto Quieto, venne trasferito al faro di Punta Sottile dove rimase fino a che la struttura non venne abbattuta dai tedeschi. Dopo di che si trasferì a Trieste alla lanterna di molo Fratelli Bandiera». Punti di riferimento per una storica vocazione balneare dell’area, agli albori del ’900, quando nel 1913 aprì i battenti il bagno Trieste, antenato dell’odierno Gabriele. —
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