Dialogo con il Comune per la concessione dello stadio per 30 anni. Offerta preliminare per l’acquisto del terreno nella valle delle Noghere
TRIESTE Una squadra che deve scalare le categorie, uno stadio da gestire in proprio e da valorizzare rendendolo profittevole, un centro sportivo nel quale far crescere giovani calciatori. Questi sono gli asset sui quali gli americani hanno deciso di investire.
Ben Rosenzweig ha scelto la Triestina, non solo perché Trieste rappresenta un potenziale polo strategico di sviluppo, ma in primis perché è dotata di uno stadio con potenzialità notevoli in letargo da oltre trent’anni. Sostenibilità economica e creazione di valore sono le mission di chi investe anche nello sport.
Il “benvenuto” è stato il Nereo Rocco impraticabile ma questo pasticcio, unico in Italia e non solo, non sembra aver smontato l’operazione Rosenzweig.
Gli uomini del presidente, guidati dall’ad Sebastiano Stella, si sono messi al lavoro traendo dal disagio e dai danni subiti un’opportunità per stringere il dialogo con le istituzioni.
La parola d’ordine è mai più una stagione senza il Rocco, giocando in casa in esilio, frustrando i supporter e senza la possibilità di programmazione del lavoro quotidiano e delle gare (vedi play-off). E allora, una volta risolta senza costi aggiuntivi la sistemazione del manto erboso, la società si è messa al lavoro per negoziare con il Comune la concessione dello stadio.
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Il primo step è la proroga fino al 30 giugno del 2025 della convenzione (necessaria per l’iscrizione al prossimo campionato) in scadenza nel mese prossimo. Un anno di tempo poi per formalizzare l’atto di concessione della struttura.
Il riferimento legislativo è il dgls 38/2021 (Legge sugli stadi) che consente ai privati di ottenere il diritto di gestione della struttura pubblica a fronte di un piano finanziario indirizzato al miglioramento dell’impianto sul piano strutturale e su quello della fruibilità sociale.
Come dicono gli anglosassoni è un’operazione win to win: l’ente pubblico si sgrava dei costi di gestione (diverse centinaia di migliaia di euro annui), non aliena la proprietà (in caso di fallimento del privato il bene ritorna all’ente pubblico), mentre il privato può dotarsi di una struttura in grado di garantire redditività aggiuntiva e programmabile rispetto a quella derivante dall’attività sportiva.
La Triestina ha già ben avviato la negoziazione e sta predisponendo il piano finanziario (come previsto dalla legge) con un investimento stimato attorno ai 30 milioni di euro. La concessione dovrebbe avere durata trentennale quindi dal 2025 al 2055.
Tra gli interventi strutturali sul Rocco un nuovo impianto di illuminazione, gli sky-box e una serie di fori commerciali e punti dedicati alla ristorazione.
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La seconda linea d’azione riguarda il centro sportivo. La società ha già presentato un’offerta formale preliminare all’attuale proprietario per l’acquisizione di un’area nella valle delle Noghere alle spalle del Centro Commerciale Montedoro.
Per cominciare i lavori il Comune di Muggia dovrà deliberare la modifica della destinazione d’uso del terreno, e le conseguenti opere di urbanizzazione con tempi non definiti ma verosimilmente entro l’anno vista anche la disponibilità politica finora manifestata.
Il progetto prevede la costruzione di 5 campi a 11 dei quali due con fondo sintetico e gli altri in erba naturale, una foresteria e un centro medico-fisioterpico. L’entità dell’investimento è collocata in un range tra i 12 e i 15 milioni.
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Ma non è finita: la Triestina ha anche identificato un altro terreno in provincia di Trieste dove costruire altri tre campi di dimensioni adatte allo sviluppo dell’attività femminile e dei più piccoli (Under 12).
Insomma la Triestina americana sta accelerando per costruire quello che in molti in passato hanno cercato di realizzare (da Berti a Biasin) senza riuscirci per svariati motivi.
Il club ha risanato il pregresso e sta garantendo una stagione competitiva (con iniezioni di denaro da 1,5 milioni al mese).
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Poi i risultati sono il sale del calcio e trascinano dell’entusiasmo del pubblico. E il 2024 finora in questo senso no è stato tutt’altro che positivo. Ma se e quando il traguardo o meglio il nastro delle infrastrutture sarà tagliato, la Trieste alabardata avrà finalmente una casa e un futuro sportivo degno della sua storia.