TRIESTE Dopo oltre 80 anni cambia il perimetro del Burlo Garofolo, con un’estensione dell’attività anche negli spazi di quello che fu il vicino comprensorio dell’Opera San Giuseppe. Così, ai 12 mila metri quadrati in origine a disposizione dell’istituto, se ne aggiungono 3.500, distribuiti su tre edifici.
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Lunedì l’inaugurazione del “Poliambulatorio” – che occupa la palazzina dal punto di vista logistico più vicina al Burlo e al quale si accede dal civico 63 di via dell’Istria –, e di un nuovo laboratorio di ricerca per la medicina di precisione e le malattie rare, realizzato invece nella sede originaria dell’Ircss. Il Poliambulatorio conta di quattro piani per un totale di 1.970 metri quadrati, ristrutturati con un finanziamento regionale di 2.460.000 euro.
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Per l’attrezzatura e il mobilio tecnico è stato necessario un ulteriore investimento da 589 mila euro, sostenuto da un contributo di 397.500 euro della Fondazione CRTrieste e di circa 30 mila da parte di una donazione privata in memoria di Maria Mancusa.
La nuova struttura ospita l’oculistica, l’odontostomatologia, l’otorinolaringoiatria-audiologia e la fisioterapia, «reparti – ha evidenziato il direttore sanitario del Burlo, Paola Toscani – che hanno registrato un incremento delle prestazioni dal 2019 ad oggi, tranne la fisioterapia che paga la riduzione del personale».
Il comprensorio dell’ex Opera di San Giuseppe è stato acquisito dal Burlo nel marzo del 2021. Nel 2022 sono terminati i lavori della palazzina destinata all’area amministrativa.
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Lunedì è stato aperto il Poliambulatorio, mentre entro la metà dell’anno partiranno i lavori nel terzo edifico che ospiterà uffici direzionali e tecnici. «Un altro passo avanti – ha evidenziato il direttore generale Stefano Dorbolò – che servirà a risolvere le criticità interne connesse alla mancanza di spazi, ottimizzando la sicurezza degli ambienti di lavoro e la gestione delle attività, andando a decongestionare gli spazi del comprensorio».
Come anticipato, lunedì è stato presentato anche il nuovo laboratorio di ricerca che diventerà operativo tra un paio di settimane, «raddoppiando la capacità di ricerca pre-clinica del Burlo», ha assicurato il direttore scientifico Massimo Zeviani. Per riqualificare e allestire il laboratorio è servito un investimento da 1,8 milioni di euro, finanziato con fondi ministeriali e con il contributo del 5 per mille.
Nuovi investimenti per la sede di via dell’Istria, dunque, mentre parallelamente prosegue il progetto di trasferimento dell’istituto a Cattinara. Una decisione condivisa dal rettore dell’Università di Trieste Roberto Di Lenarda, «da vent’anni convinto dell’ineluttabilità che il Burlo si trasferisca a Cattinara».
Togliendosi un sassolino dalla scarpa, il rettore ha poi contestato «il tentativo di una parte, che io definisco populista, del nostro Parlamento di smantellare il numero programmato dei corsi di laurea di area medica».
Tornando al trasferimento del Burlo, il governatore Massimiliano Fedriga lunedì ha indicato come serva avere «il coraggio di compiere delle scelte e di spiegarle al cittadino, per dare risposte ai bisogni della popolazione, perché questo significa migliorare il diritto alla salute. Nel passato, purtroppo, questo coraggio è mancato e si è scelto spesso di privilegiare il consenso».
L’assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi ha raccontato di come, vedendo «quanti avevano assunto la decisione di unire due forze (Cattinara e Burlo) per rendere ancora più efficiente il sistema, partecipare con forza alle battaglie di chi si oppone a questo cambiamento, mi sono chiesto se fosse la soluzione giusta. E ricordo di aver interpellato sul tema proprio Di Lenarda, che mi ha risposto: “Se vuoi che il Burlo muoia corri dietro a queste cose, senza andare avanti”. Mi ha convinto».
