TRIESTE Ci sono spettacoli che sanno far vibrare le corde più intime degli spettatori, avvolgendoli con un tocco quasi magico: è il caso del musical Cats.
Vero e proprio capolavoro nato dalla genialità di un compositore come Andrew Lloyd Webber che ha pensato di affidarsi alla poesia senza tempo di Thomas S. Eliot, è uno dei titoli che simboleggiano il genere musical in tutto il mondo. Al Rossetti, da domani a domenica, questo spettacolo torna in scena in una versione unica al mondo, firmata dal regista Massimo Romeo Piparo. Il debutto, giovedì sarà alle 20.30, venerdì ci sarà spettacolo alle 10.30 e alle 20.30, il sabato alle 16 e alle 20.30 mentre domenica l’ultima replica è alle 16 .
Piparo ha avuto l’intuizione, assolutamente inedita, di spostare i felini dalla solita discarica londinese in cui si muovono in tutti i paesi in cui vanno in scena, al cuore di Roma, di fronte al Colosseo. «La musica - dice il regista - è quella originale, ma volevo portarlo più vicino al pubblico italiano e il risultato è sorprendente. Lo spettacolo infatti di solito è una carrellata di diversi tipi di gatti con richiami all’umanità ma per me era importante che ci fosse una storia e sono stato premiato dal gradimento del pubblico». «Anche i riferimenti a grandi attori inglesi del passato aggiunge Piparo - , sono stati in questo caso riportati ai grandi del teatro italiano come Gigi Proietti».
E così il Rossetti ospiterà sotto alle sue stelle una notte romana in cui verrà scelto il gatto che potrà rinascere a nuova vita da Jellicle e lo farà attraverso le note intramontabili di Lloyd Webber che saranno eseguite dal vivo dall’orchestra diretta da Emanuele Friello con la famosissima “Memory” che verrà affidata a Chiara Canzian nel ruolo di Grizabella.
Come sono cambiati i performer da quando lei ha iniziato ad allestire musical?
«Sono passati 30 anni - risponde Piparo - da quando ho firmato i primi lavori e ora mi costruisco in casa i performer, grazie alla mia accademia. Alcuni degli allievi li vedrete in Cats, altri verranno con Billy Elliot, qualcuno è impegnato nel Marchese del Grillo e poi ci sono quelli in Matilda. Per loro il musical è una realtà, mentre anni fa esisteva solo a Londra o a New York. Ora tutti i giovani sanno che devono essere preparati in recitazione, danza e canto, mentre per molti anni gli artisti italiani ne facevano solo una delle tre».
La percezione del genere musical è cambiata in questi anni o è ancora considerato un genere inferiore rispetto all’Opera o alla Prosa?
«Purtroppo non ci sono stati grandi mutamenti. La distinzione, soprattutto in Italia, è ancora forte. Da presidente di Atip (Associazione dei teatri privati italiani) sto combattendo affinché vengano riconosciuti anche i teatri in cui si fa Commedia Musicale in modo diverso da teatri di Programmazione, ma al momento il Ministero non ha ancora operato questa distinzione. Per fortuna è invece il pubblico a premiare il musical riempiendo le sale».
Oltre che dirigere il Teatro Brancaccio, recentemente lei ha aperto un nuovo spazio a Milano, il Sistina Chapiteau, e un’accademia per giovani artisti. Come procede?
«Molto bene, è forse la cosa che più di tutte mi entusiasma recentemente. Investo nel futuro, stimolo le nuove generazioni non solo a diventare i nuovi artisti ma anche a dare vita al pubblico di domani. Ho appena portato in scena a Roma il musical Matilda e in tre settimane abbiamo registrato ventimila spettatori di cui la metà erano dei bambini entusiasti».
Cats ormai è un titolo storico: secondo lei, che è da sempre un attento conoscitore dei musical stranieri, che direzione sta prendendo il genere oggi?
«Noto una minore poesia e anche un calo di novità vere e proprie. Il genere sta diventando molto inflazionato e manca un po’ anche qualche componente forte nella storia. In Italia ho assistito a un calo della qualità con titoli che infatti sono spariti velocemente dai cartelloni, rivelandosi delle promesse non mantenute. Io continuo a cercare di mantenere alta la qualità delle produzioni».
