Quando ha tagliato il traguardo del Canalone Miramonti, Albert Popov ha tirato fuori dai polmoni un urlo poderoso. Sapeva di aver sciato perfettamente sul manto ghiacciato della 3Tre: alla sua solita maniera, sempre sul filo del limite, scattando da un paletto all’altro come una molla grazie a quel baricentro basso che oggi lo rende antitetico rispetto ai giganti che spesso dominano anche nello slalom. Quel bulgaro di un metro e 64 centimetri pensava di essersi guadagnato un bel podio. Non pensava che mercoledì 8 gennaio nella straordinaria cornice dello slalom in notturna di Madonna di Campiglio sarebbe arrivata la sua prima vittoria in Coppa del Mondo. Una serata storica per la Bulgaria, esattamente 45 anni dopo il mito Petar Popangelov, l’ultimo bulgaro a vincere in Coppa del Mondo proprio l’8 gennaio del 1980. Uno scherzo del destino, una vittoria che rappresenta il definitivo riscatto per Popov, lo sciatore sopravvissuto a un drammatico incidente a Soelden nel 2015, quando aveva appena 18 anni.
“Non so cosa dire, è incredibile. Ho visto il tempo della seconda manche e pensavo fosse ottimo per il podio, non credevo potessi vincere”, ha raccontato il 27enne bulgaro ai microfoni di Rai Sport dopo la gara. Per lui sarebbe stato già un trionfo (finora aveva ottenuto un solo podio in slalom sulle nevi americane di Tahoe). Quando si è seduto sul trono del leader, ancora altri sette atleti dovevano scendere sulla 3Tre nella seconda manche. Eppure nessuno si è nemmeno avvicinato allo straordinario 52.18 firmato da Popov: il bulgaro li ha messi in fila tutti, rifilando oltre mezzo secondo a Loic Meillard e Samuel Kolega che hanno completato il podio. Merito anche di un feeling speciale tra Popov e Campiglio: “Trionfare qui è una cosa speciale, sulla 3Tre mi sono sempre sentito forte anche perché amo l’Italia e adoro l’atmosfera italiana“, ha spiegato.
Il drammatico incidente a Soelden
“Ho aspettato tanto tempo per vivere questo momento“, ha però ricordato lo stesso Popov nel post-gara, rimarcando un concetto in particolare: “È stato un percorso lungo e difficile“. Un percorso che rischiava di interrompersi nove anni fa, nel 2015, quando il bulgaro allora appena maggiorenne si trovava a Soelden per sciare sul ghiacciaio del Rettenbach. Stava raggiungendo le piste in macchina, era in compagnia dell’allenatore della nazionale bulgara, l’ex atleta sloveno Drago Grubelnik, e del tecnico Dimitar Hristov. Sulla strada verso il Rettenbach la loro auto precipitò in una scarpata per quasi 300 metri. Popov miracolosamente si salvò insieme a Hristov, mentre il suo allenatore Grubelnik perse la vita. Un episodio che segna l’esistenza, un’etichetta di sopravvissuto con cui fare i conti. Da quel tragico episodio ripartì il viaggio di Popov nel Circo bianco e in Coppa del Mondo, dove aveva esordito un anno prima proprio a Soelden. Un viaggio pieno di fatiche e delusioni, anche per via di quello stile da tutto o niente. Il tutto è arrivato a Madonna di Campiglio: il riscatto definitivo sulla 3Tre.
L'articolo Il sopravvissuto che vide morire il suo allenatore: storia e riscatto di Albert Popov, il bulgaro nuovo re di Madonna di Campiglio proviene da Il Fatto Quotidiano.