L’influenza ha già messo KO 5 milioni di italiani, ma non è che l’inizio. I casi sono destinati ad aumentare nei prossimi giorni, dopo la riapertura delle scuole in seguito alla pausa invernale e in concomitanza con l’arrivo dell’ondata di gelo attesa. Secondo l’ultimo bollettino settimanale RespiVirNet dell’Istituto superiore di sanità, dall’inizio della stagione i casi di influenza e malattie simil-influenzali registrati sono 5,18 milioni. Nell’ultima settimana del 2024 se ne sono contati 582.500 con un’incidenza di 9,9 casi ogni mille assistiti, in leggero calo rispetto ai 10,5 della settimana precedente al Natale. Segbo che la chiusura delle scuole ha avuto il suo peso. Ma da adesso in poi la percentuale di malati inizierà a crescere. Al momento, la fascia d’età più colpita è quella dei bambini sotto i 5 anni, con 23,6 casi ogni mille assistiti, mentre le regioni che hanno la quota maggiore di casi di influenza e virus parainfluenzali sono Lazio, Liguria, Toscana e Campania dove si supera la soglia degli 11 casi ogni mille assistiti. “Il virus dell’influenza sta circolando – spiega Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi – Sant’Ambrogio, e professore dell’Università degli Studi di Milano – è meno pesante, in termini di effetti, rispetto al virus circolato in Australia ma adesso in Italia abbiamo anche altri virus come quello respiratorio sinciziale e l’adenovirus. Siamo quindi in una fase di incremento di casi, dovuto alla riapertura delle scuole e all’arrivo del freddo, con due o tre settimane arriveremo al picco: probabilmente a fine mese”.
Buone notizie, invece sul fronte delle vaccinazioni antinfluenzali, dove quest’anno si è registrato un aumento. “Solo in Lombardia sono state due milioni, dato superiore a quello degli anni scorsi. Pochissime invece le adesioni ai vaccini Covid”, osserva Pregliasco, che azzarda una stima complessiva delle vittime a fine inverno, tra Covid e influenza. “Potrebbero esserci tra 1.000 e 1.500 morti come causa diretta di Covid o influenza ma come concausa, su fragili e anziani che hanno già altre patologie, la previsione a fine stagione è tra 8.000 e 10.000 vittime e 14 milioni complessivi di casi dovuti ai vari virus influenzali”.
Ma, secondo gli esperti, si è ancora in tempo ad agire per proteggersi. In primo luogo, si raccomanda la vaccinazione antinfluenzale, che risulta ancora disponibile presso gli ambulatori dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta. “In presenza di sintomi influenzali, è fondamentale mantenere il distanziamento sociale ed utilizzare le mascherine, in particolare nei luoghi affollati ed in presenza di soggetti fragili anche a casa, oltre a seguire le buone e comuni norme igieniche”, dice Stefano Celotto del direttivo nazionale Simg. “Si raccomanda, inoltre, un’alimentazione corretta ed equilibrata e una buona idratazione”, aggiunge.
“I sintomi principali delle sindromi influenzali – spiega Luca Maschietto, segretario Simg Friuli-Venezia Giulia – includono riniti (raffreddore), mal di testa, dolori articolari, tosse, mal di gola e febbre. I sintomi possono durare pochi giorni, ma sovente persistono anche più a lungo (con una mediana di 18 giorni per tosse e rinorrea), cosa che è comunque autolimitante e generalmente non deve spaventare. È importante ricordare che una temperatura corporea elevata non è necessariamente un indicatore di gravità della patologia, ma piuttosto di una valida risposta dell’organismo all’infezione. La persistenza di temperature elevate per numerosi giorni oppure una mancata risposta ai comuni antipiretici richiede sempre una valutazione clinica”. In presenza di sintomi influenzali, la raccomandazione è di assumere terapie che intervengano sui sintomi. “Il paracetamolo è senza dubbio il più efficace analgesico e antipiretico a nostra disposizione – sottolinea Ignazio Grattagliano, vicepresidente SIMG – anche perché praticamente scevro da importanti effetti collaterali se usato alle dosi consigliate. Gli antinfiammatori non steroidei con indicazione al trattamento delle infiammazioni delle alte vie aeree (ketoprofene sale di lisina, flurbiprofene, ibuprofene a basso dosaggio, aspirina e altri) devono essere consigliati tenendo conto del profilo di rischio cardiovascolare, renale e gastrico del paziente, prestando attenzione alla corretta informazione in caso di automedicazione con ‘formulazioni da banco’.
Questa categoria di farmaci può comunque essere utile anche in forma topica (spray orali, collutori) se c’è un’importante infiammazione del cavo orale. Altri farmaci utili sono gli antitussivi (facendo attenzione all’azione sedativa di alcuni di essi), in particolare se vi è tosse stizzosa che disturba attività quotidiane e sonno notturno, e i decongestionanti nasali in caso di rinorrea importante. I cortisonici, in generale, devono essere evitati poiché possono ridurre le difese immunitarie ed aumentano il rischio di complicanze. L’uso di antibiotici, invece, è assolutamente da evitare in caso di infezioni virali; la necessità di una loro assunzione deve seguire sempre una valutazione medica, mantenendo la prescrizione riservata ai soli casi necessari”.
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