Mezzo milione di dipendenti stabili e 108mila autonomi in più, 280mila precari in meno. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro diffusi martedì dall’Istat confermano, anno su anno, una crescita degli occupati (+328mila tra novembre 2023 e novembre 2024) più sostenuta rispetto a quella del pil. Ma ribadiscono anche che l’Italia non è un Paese per giovani. A trainare il buon andamento dell’occupazione sono infatti solo gli over 50. Mentre per gli under 34 trovare un posto resta difficilissimo. E il tasso di inattività, nella fascia di et più giovane, è esploso a livelli che non si vedevano dall’inizio del 2021, in piena crisi pandemica. Tendenze che – è l’aspetto più preoccupante – sono confermate anche dai numeri corretti dalla componente demografica, che tende naturalmente a far salire il peso degli ultracinquantenni sulla popolazione complessiva in età da lavoro.
Lo scorso luglio gli occupati hanno superato come è noto la soglia dei 24 milioni, traguardo festeggiato con entusiasmo dal governo. Dal momento dell’insediamento della premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi l’aumento è stato di 815mila unità. Ma a guardare le serie storiche dell’Istat si scopre che ben 793mila sono occupati over 50. Si tratta di un trend di lungo periodo – negli ultimi dieci anni gli occupati con più di 50 anni sono saliti di ben 2,8 milioni – legato secondo molti osservatori anche al progressivo allontanamento dell’età della pensione. Ha visto però un’accelerazione nel 2023, che è proseguita l’anno dopo: nei primi 11 mesi del 2024 quella platea si è allargata di 373mila unità arrivando a 9,9 milioni. E se nel 2023 anche l’occupazione giovanile aveva conosciuto una spinta, sebbene molto più contenuta, nell’anno appena concluso è andata diversamente: tra gennaio e novembre gli occupati under 24 sono scesi di 70mila, a 1,11 milioni, e quelli tra 25 e 34 anni di 4mila unità, a 4,224 milioni.
L’altro elemento che dà la misura della difficoltà di inserimento degli under 35, e probabilmente della distanza tra domanda e offerta, è l’andamento dell’inattività. Tra novembre 2023 e novembre 2024 gli inattivi sono aumentati (+323mila) quasi quanto gli occupati. In termini percentuali sono saliti del 2,6% contro il +1,4% registrato degli occupati. Parte dei 459mila disoccupati in meno registrati nello stesso periodo sono dunque passati nelle file di quelli che un lavoro non ce l’hanno ma nemmeno lo cercano più. E anche in questo caso il problema riguarda soprattutto i giovani: nello stesso arco di 12 mesi, gli occupati under 35 si sono ridotti di 57mila mentre ben 335mila sono finiti tra gli inattivi. Questo mentre per gli over 50 il tasso di inattività scendeva del 3% (-137mila).
Come anticipato, la demografia c’entra solo in parte: anche tenendone conto, l’Istat registra un aumento degli occupati del 2,9% nella fascia 50-64 anni a fronte di un -1,7% per i 15-34enni. E anche al netto della componente demografica gli inattivi sono scesi del 3,8% tra gli over 50 mentre crescevano del 5,1% tra i 15 e i 34 anni. Il tasso di inattività per il 15-24enni ha raggiunto il 76,3%, come nel febbraio 2021, e per i 25-34enni è al 25,9%, livello che non si vedeva dall’agosto 2022.
L'articolo Le ombre sul mercato del lavoro: in un anno meno occupati under 34 e gli inattivi crescono più rapidamente degli occupati proviene da Il Fatto Quotidiano.