Leader storico dell’estrema destra in Francia, prima padre fondatore del partito che ha quasi portato la figlia al potere, poi padrone controverso e addirittura ostacolo di un’ascesa che richiede compromessi. È morto all’età di 96 anni Jean-Marie Le Pen, figura chiave della politica francese, ma già da anni allontanato (contro la sua volontà) dal suo stesso partito. Dall’Eliseo si limitano a una nota: ha giocato “un ruolo nella vita pubblica” della Francia, ora “sarà sottoposto al giudizio della storia”.
A Jean-Marie l’estrema destra deve il merito di aver rotto il primo argine, quello che sembrava insuperabile: nel 2002 arriva al ballottaggio delle presidenziali con il suo Front National e sfida Jacques Chirac al posto del socialista Lionel Jospin. Una data che tutti in Francia ricordano, il vero spartiacque di un’intera epoca politica. È lì che nasce il blocco repubblicano ed è sempre lì che tutte le forze politiche, per la prima volta, si sentono costrette a votare insieme per far fronte all’arrivo della tanto temuta estrema destra. Era solo l’inizio di una crescita che ancora non si è fermata, ma che ha visto lo stesso Jean-Marie Le Pen sacrificato sull’altare dei compromessi. Arriva, infatti, nel 2015 il grande strappo con sua figlia Marine, dopo le ennesime dichiarazioni choc del padre du Shoah e camere a gas naziste. E’ il culmine di un processo di de-diabolizzazione che ha permesso di ridipingere l’intero partito, almeno nell’apparenza, e renderlo un avversario possibile (e credibile) alle elezioni. Così
Nato il 20 giugno 1928 nel paesino bretone di Sainte-Trinite-sur-Mer, Jean-Marie Le Pen da giovanissimo perde il padre, consigliere comunale e pescatore, morto nell’esplosione di una mina finita accidentalmente nella rete del suo peschereccio. Lì ottiene il titolo di “pupillo della nazione”, attribuito agli orfani di guerra. A 16 anni tenta di arruolarsi nelle Forze francesi dell’interno, che lottavano contro gli occupanti tedeschi, ma la sua richiesta viene rifiutata. Dopo la laurea in legge nel 1953, si arruola nella Legione straniera e nel 1954 viene mandato in Indocina. Dal fronte asiatico, oltre a doversi confrontare con il mai accettato processo di decolonizzazione francese, lancia i primi affondi contro la politica del suo Paese, sostenendo in un articolo che Parigi sia governata “da pederasti come Sartre, Camus, Mauriac”. Al rientro in Francia fa il suo ingresso nel partito di Pierre Pujadae, diventando il più giovane deputato dell’Assemblea nazionale, a soli 27 anni.
La fondazione del Front National arriva nel 1972; Le Pen si era separato da Pujadae appena un anno dopo l’elezione in parlamento e successivamente si era dimesso dall’incarico di deputato per arruolarsi sul fronte algerino, dove era arrivato a giustificare il ricorso alla tortura. Il nucleo del Fn è formato da nostalgici del maresciallo Petain che guardano con attenzione al Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante, dal quale viene ripreso il simbolo della fiamma. Il Fn si presenta come una formazione di estrema destra, in antitesi diretta al gollismo. Come leader del Fn, Le Pen si candida alle presidenziali del 1974 (dove prende appena lo 0,75% delle preferenze), del 1988 (14,38%), del 1995 (15%) e del 2002 (dove arriva sino al ballottaggio contro Jacques Chirac). Nel 2011 decide di passare il testimone alla figlia Marine, che avvia un percorso di cambiamento del partito, trasformato nel 2018 in Rassemblement National, tre anni dopo l’espulsione del padre, che innesca un duro conflitto familiare. “Marine mi fa pietà”, scrive Jean-Marie nel suo libro ‘Memoires: fils de la nation’.
Il leader era uso a uscite choc: nel 1971 una piccola casa discografica da lui fondata aveva pubblicato 4 dischi con i canti del Terzo Reich, mentre dopo l’esperienza in Algeria aveva confessato di essere ricorso alla tortura “perché era necessario farlo”. Nel 1987 sulle camere a gas naziste aveva detto: “Non ho studiato in special modo la questione, ma credo che si tratti di un dettaglio della storia della Seconda guerra mondiale”, affermazioni ribadite quasi 30 anni dopo che sanciscono la rottura con Marine. Nella sua attività politica Jean-Marie ha anche chiesto il ripristino della pena di morte in Francia, una forte stretta sull’immigrazione dai Paesi extra europei e il ritiro, o una maggior indipendenza, di Parigi dall’Ue. Lo scorso 30 settembre Jean Marie Le Pen era comparso in un video nella sua casa in cui cantava insieme ai Match Retour, gruppo rock lionese vicino alla sfera neonazista. In seguito alla diffusione delle immagini la figlia Marine Le Pen ha sporto denuncia per “abuso di debolezza”, ritenendo che il gruppo musicale avesse approfittato dello stato di salute dell’anziano padre.
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