La persona dell’anno 2024 per me è Aya Ashour. Ventitré anni, laureata in Diritto internazionale a Gaza, la sua vita è stata travolta dall’8 ottobre 2023, più volte sfollata, casa ridotta in macerie, quotidianità impossibile, scampata per miracolo almeno un paio di volte a morte certa, da mesi costretta sotto una tenda con tutta la famiglia a Khan Younis.
“Assoldata” per caso dal Fatto Quotidiano nei primissimi giorni della guerra scatenata da Israele dopo l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, Aya Ashour è diventata nel corso del 2024 una reporter con una capacità di scrittura e di racconto da far invidia a tanti affermati colleghi. Per me è un onore, da redattore, raccogliere e impaginare i suoi testi.
Il rettore dell’Università per stranieri di Siena, il professor Tomaso Montanari, firma del Fatto, ha pensato di invitarla in Italia per permetterle di continuare gli studi, come tutti noi colpito dall’alto profilo intellettuale di Aya Ashour. Poi, però, il premier Netanyahu e l’Idf, l’esercito di Israele, hanno chiuso il valico di Rafah dopo esser entrati anche nell’ultima città della frontiera sud della Striscia. Da quel momento il sogno di Aya, che aveva preparato tutto per poter venire in Italia, è sospeso.
Indico Aya Ashour come persona dell’anno perché rappresenta tutti gli studenti palestinesi a cui è negato il diritto allo studio, al sogno, alla felicità, perché intrappolati dentro il filo spinato con cui lo Stato di Israele, alleato e amico di “noi” occidentali, ha sigillato la Striscia di Gaza. Rappresenta tutti coloro che soffrono e resistono catapultati dentro le guerre decise dai potenti del mondo sulla pelle dei popoli.
Su IoScelgo, la piattaforma di petizioni del Fatto Quotidiano, abbiamo lanciato la campagna per chiedere al ministero degli Esteri italiano, con la forza delle vostre firme, di far pressione sulla comunità internazionale per pretendere da Israele la riapertura di Rafah, per far breccia nella trappola mortale che stritola Aya Ashour e tanti civili innocenti che con Hamas nulla avevano, hanno e avranno da spartire, se non morte e sofferenze ingiuste.
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