Nessun raptus ma un “narcisismo mortale” portò Alessandro Impagnatiello – definito un “giocatore di scacchi” – a uccidere con “inaudita violenza” la fidanzata Giulia Tramontano e il bambino che portava in grembo. Così la pubblico ministero Alessia Menegazzo ha iniziato la requisitoria contro l’ex barman accusato di aver ucciso la compagna. Un “viaggio nell’orrore”, secondo l’accusa coordinata dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella, durante il quale Tramontano e il suo bambino furono “trucidati” nella casa di Senago, alle porte di Milano, il 27 maggio 2023.
Il femminicidio fu “solo l’epilogo drammatico di un piano omicidiario iniziato molti mesi prima”, ha rimarcato la pm parlando di un “progetto mortale a lungo premeditato” per uccidere Tramontano incinta. “L’imputato – ha detto – programmava da mesi l’omicidio, tentando di eliminare madre e figlio con la somministrazione di veleno” poiché li considerava un “ostacolo” alla possibilità di vivere la sua nuova vita con l’amante. “Giulia – ha aggiunto – ha firmato la propria condanna a morte quando ha comunicato all’imputato che aspettava un bambino”.
Quanto avvenuto nella loro abitazione di Senago, ad avviso dell’accusa, dimostra che Impagnatiello ha “semplicemente cambiato la strategia in un progetto già premeditato, cominciato con l’avvelenamento di Giulia e Tiago dal dicembre 2022, e dopo l’incontro tra lei e l’altra ragazza lui ha colto l’occasione al volo, come un giocatore di scacchi ha fatto l’ultima mossa”. Quel giorno poi “ha messo in scena la scomparsa di Giulia” Tramontano, “ha reso cenere il cadavere per cancellare ogni prova” e così Tramontano “sarebbe stata l’ennesima donna scomparsa”.
L’ex barman ha realizzato un “quadro criminoso” portato avanti “con lucidità e controllo”. Insomma, nessun raptus o blackout, ma una “rabbia fredda” che aveva come obiettivo “inscenare la scomparsa di Giulia, con l’evidente scopo di simulare un suicidio”. Impagnatiello “è un manipolatore, psicopatico e bugiardo” dice la pm ricordando le perizie degli psichiatri: in lui “c’è mancanza totale di empatia, di rimorso e di morale”.
L’imputato ha “organizzato un vero e proprio agguato, la scena del crimine è stata preparata con estrema cura” aggiunge la rappresentante della pubblica accusa che fissa, intorno alle 19.30 l’ora del delitto, per “quell’urlo di donna disperato” sentito da una vicina. Impagnatiello “l’ha ammazzata appena ha varcato la soglia”, ha spiegato la pm. Davanti ai carabinieri e poi in aula, l’imputato mente, inventa: “Davanti a noi ha raccontato una storia che non ha senso”.
La pm Menegazzo ha ricostruito, minuto per minuto, la serata dell’omicidio e poi ancora la finzione messa in atto nei quattro giorni dopo: dopo l’omicidio, Impagnatiello ha provato a darle fuoco nella vasca da bagno, quindi l’ha spostata nella cantina e lunedì 29 maggio nel garage dove ha provato nuovamente a darle fuoco con la benzina. Infine ha messo il corpo senza vita nel bagagliaio: “Avrà il coraggio di andare a pranzo dalla madre con il cadavere dell’auto” prima di disfarsi del corpo abbandonandolo in un anfratto vicino a dei box, a circa 700 metri da casa.
La denuncia di scomparsa per allontanamento volontario presentata dopo aver ucciso Tramontano “è uno dei tanti tentativi di depistare gli inquirenti per allontanare sospetti da sé”, ha rimarcato la pm sottolineando che l’ex barman aveva fatto credere che “la povera Giulia soffrisse di depressione e che aveva già tentato il suicidio”. Una serie di “castelli di bugie”, ha detto più volte.
Impagnatiello ha sempre agito in modo coerente alla sua “triade oscura”, come definita dai periti che lo hanno giudicato capace di intendere e volere. Triade composta, ha spiegato la pm Menegazzo, da “tratti psicopatici, narcistici e macchiavellistici, con capacità di mentire e manipolare e con assenza di rimorso”. La pubblico ministero ha rimarcato che non si tratta di un “processo indiziario” ma di una ricostruzione dettagliata: c’erano “indizi schiaccianti di sangue sull’auto e nell’appartamento” e solo per questo Impagnatiello ha confessato, sempre cercando di “manipolare”, come aveva fatto nelle sue relazioni parallele con Tramontano e con l’altra donna. Sempre con “lucidità”.
Nel giorno della “rivelazione” dell’altra donna alla sua compagna, ossia l’incontro del 27 maggio 2023, poche ore prima dell’omicidio, “l’imputato si sottrae al confronto, non va a quell’incontro che avrebbe danneggiato la sua immagine di successo di barman milanese presente sui social”. L’imputato, ha rimarcato la pm, “non solo continua a mentire, ma induce anche suo fratello e sua madre a mentire” ai carabinieri dicendo “che non ha un garage, perché nel garage c’è il corpo martoriato di Giulia”. Per Menegazzo fu una “messinscena di un certo calibro” e di un uomo “senza pietà anche nei confronti di madre e fratello, manipolati dall’inizio alla fine per portare avanti la sua farsa”.
Impagnatiello è accusato di avere assassinato con 37 coltellate la fidanzata, incinta di sette mesi. L’ex barman, 31 anni, è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere. Dopo la requisitoria, prenderanno la parola gli avvocati di parte civile, Giovanni Cacciapuoti e Daniele Cacciapuoti, e i difensori Giulia Geradini e Samantha Barbaglia. Se i tempi lo consentiranno, la Corte di Assise di Milano potrebbe ritirarsi già in camera di consiglio ed emettere la sentenza.
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