L’assaggio della ricottina, la pastasciutta con il bicchierone di vino, il lettino nel salotto per la notte e la passeggiata, così come niente fosse, verso i luoghi in cui venne uccisa e nascosta Sarah Scazzi. Si tratta dei due giorni passati dalla Iena, Alessandro Sciortino, a casa di Michele Misseri, lo zio della ragazzina uccisa il 26 agosto del 2010 che ha scontato sette anni di carcere per occultamento di cadavere. Il servizio televisivo di venticinque minuti andato in onda su Italia 1 ha ovviamente suscitato una scia chilometrica di polemiche sui social che non finisce più. Difficile, del resto, riuscire ad accettare che l’obiettivo del servizio sia quello di far nuovamente “confessare” Misseri per “convincere” spettatori e inquirenti che l’assassino della nipote sia stato lui. Ricordiamo infatti che in carcere a scontare l’ergastolo per l’omicidio della Scazzi sono la zia Cosima e la cugina Sabrina, rispettivamente moglie e figlia di Misseri. Sciortino si sarebbe presentato trascinando il trolley di sua sponte al cospetto di Misseri nei campi mentre zappa e gli avrebbe chiesto di passare due giorni a casa sua, pranzo, cena, dormita e colazione compresi, per spiegare nuovamente perché e per come sia stato lui a uccidere la nipote e gli inquirenti non gli abbiano creduto.
A casa di “Zi Michele”, spazio dal quale le trasmissioni tv si collegavano affannose in diretta, la telecamera scorge ancora volantini della scomparsa di Sarah. Ma il nocciolo del servizio, che ha fatto infuriare migliaia di commentatori online, è questa intimità cameratesca, questa mancanza di tatto e rispetto nei confronti della povera ragazza morta a partire dal pellegrinaggio verso il fico, la prima tomba della ragazza, e il pozzo dove venne gettato il cadavere. Misseri ripete tutti i presunti gesti compiuti per occultare il cadavere con Sciortino che incalza come un pubblico ministero. Successivamente i due tornano a casa di Misseri e scendono in garage dove Sarah venne uccisa ed ora si trova addirittura un altarino con la foto della ragazza e di alcune madonnine. Misseri spiega che l’ha costruito perché crede che l’anima della nipote si aggiri ancora nel garage: “prima ho sentito dei rumori, non c’erano gatti, sono sicuro che era lei”.
L’uomo ha anche spiegato che avrebbe tentato, ma non sarebbe riuscito, a violentare la nipote prima di ucciderla in quanto questa problematica erotico-sessuale deriverebbe dalla presunte violenze sessuali subite quando aveva 6 anni dagli amici del padre mentre lavorava nei campi. Insomma, tanto è bastato affinché sui social si scatenasse l’inferno. Da chi ha parlato di “morbosità del dolore” e “intervista disgustosa”, a chi si è posto alcune domande: “Questa intervista con tutti i particolari di un omicidio di una ragazzina era necessario?”; “che senso ha sottoporci l’ennesima finta ricostruzione dell’omicidio di Sarah?”. Ma soprattutto chi ha ricordato come l’intimità e il cameratismo tra l’inviato e Misseri sia stata inutilmente sovraesposta: “Vi sembra il caso che il giornalista faccia un brindisi alla vita con uno che ha confessato il delitto e nella casa dove questo è avvenuto?”.
L'articolo Le Iene a casa di Michele Misseri e scatta l’indignazione social: “Brindisi alla vita inopportuno tra giornalista e chi confessa l’omicidio” proviene da Il Fatto Quotidiano.