“Noi restiamo, perché è importante che ci sia una presenza internazionale imparziale sul terreno. Le nostre attività al momento sono sicuramente molto limitate in quanto i bombardamenti sono continui. Siamo stati anche attaccati nei giorni passati dall’esercito israeliano in alcune posizioni e questa sicuramente è una seria violazione del diritto internazionale. Comunque riusciamo a monitorare ugualmente alcune zone con grandi difficoltà, anche se siamo all’interno delle basi”. Sono le parole pronunciate ai microfoni della trasmissione Nessun luogo è lontano, su Radio24, dal portavoce della missione Unifil in Libano, Andrea Tenenti, che ribadisce: “La cosa più importante al momento è l’assistenza alla popolazione civile. Abbiamo migliaia di persone che sono ancora bloccate nei vari villaggi e che hanno bisogno di beni di prima necessità. Abbiamo cercato in questi giorni di riuscire ad organizzare gli aiuti, coordinando il nostro lavoro con le agenzie umanitarie dell’Onu, ma è stato veramente molto difficile perché non ci sono state date garanzie di sicurezza. Quindi, riusciamo a fare qualcosa, ma è veramente una situazione molto molto difficile e sicuramente pericolosa per tutti“.
Circa le comunicazioni con libanesi e israeliani, Tenenti spiega: “Il dialogo rimane con entrambe le parti, ma il problema è che quando comunichi gli spostamenti per dare assistenza alla popolazione, non riceviamo risposte dall’esercito israeliano per riuscire ad arrivare in alcune località oppure la risposta è che la situazione non è sicura per poter spostarci”.
L’addetto ai media Unifil respinge le accuse di connivenza con Hezbollah lanciate dagli israeliani, che sui social hanno diffuso un video che mostra posizioni dei miliziani a poche centinaia di metri dalle basi dei caschi blu: “Veramente in questi giorni abbiamo visto l’esercito israeliano attaccare le nostre basi. Ieri mattina due carri armati dell’esercito israeliano sono entrati addirittura all’interno di una nostra base, rimanendovi più di 45 minuti. L’altro giorno una base italiana – continua – è stata attaccata e hanno colpito telecamere e anche la parte della comunicazione. Un drone è entrato quasi fino dentro il bunker. Il giorno precedente un carro armato israeliano ha colpito una torretta all’interno della base centrale della missione Unifil. L’altra settimana l’esercito israeliano era a pochi metri dalla base irlandese. Quindi, diciamo che qui le colpe sono un po’ da entrambe le parti”.
Tenenti, infine, si esprime sulla modifica delle regole d’ingaggio per il contingente Unifil, come ipotizzato dal ministro della Difesa Crosetto: “La decisione del cambiamento delle regole d’ingaggio spetta al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Questa modifica significa cambiare i capitoli 6 e 7 del Consiglio di Sicurezza, e quindi puoi usare la forza per riportare stabilità nel paese. Non so se questo possa essere una soluzione: non credo che ci sia una soluzione militare a questo problema – sottolinea – e non penso che una forza internazionale che usi le armi possa risolvere il problema a lungo termine. L’unica soluzione al momento è politica e diplomatica, anche perché questo non è solo un conflitto tra Hezbollah e Israele ma un conflitto che potrebbe diventare a breve regionale. Quindi, le responsabilità sono di tutti quanti e tutti devono vedere come una priorità il trovare una soluzione a questo conflitto”.
E conclude: “Non si tratta soltanto di cambiare le regole d’ingaggio, ma bisogna avere sicuramente una comunità internazionale presente per trovare una soluzione. La soluzione c’è ed è la piena implementazione della risoluzione 1701 dell’Onu, quella su cui si basa la missione Unifil. E che non è stata applicata fino a oggi”.
L'articolo Unifil, il portavoce Tenenti: “Non abbiamo alcuna intenzione di ritirarci. Non esiste una soluzione militare al conflitto ma solo diplomatica” proviene da Il Fatto Quotidiano.