Nonostante il flop, il liceo del “Made in Italy”, partorito dal governo di Giorgia Meloni, procede. Con nemmeno quattrocento iscritti in tutt’Italia, il nuovo percorso di studi partito senza neanche sapere che cosa si sarebbe studiato dal terzo anno, in questi giorni è tornato protagonista alla Camera dove è iniziato l’iter parlamentare previsto dalla legge per approvare lo schema di regolamento che definisce il curriculo. Le probabilità che il nuovo indirizzo si sarebbe rivelato un fallimento erano alte fin dall’inizio. Il ministro Giuseppe Valditara lo aveva annunciato come la scuola “che formerà le professioni necessarie alle filiere strategiche, a cominciare dalla moda, dall’abbigliamento, dall’arredo, dalla ceramica italiana ma anche a quelle più innovative: pensiamo all’aerospazio, dove noi stiamo dando dei punti a livello internazionale”.
Nei fatti il calendario delle lezioni disponibile per i primi due anni si era mostrato quasi identico a quello del liceo delle scienze umane che già esiste, sia per materie sia per ore. Da Roma lo scorso mese di dicembre era arrivato l’input agli uffici scolastici regionali di spingere questa novità e a gennaio 2024 i direttori si erano dati da fare per assecondare il ministro, ma lo sforzo era stato vano. Soltanto 375 studenti da dividere per 92 istituti (17 in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e Veneto, 2 in Molise e 1 in Basilicata, Emilia–Romagna, Sardegna e Umbria) si erano iscritti al liceo del Made in Italy tanto che a luglio era arrivata la deroga del ministero sul numero minimo di alunni per classe: 17 invece di 27.
Ma a calare la bocciatura nei confronti di viale Trastevere ci aveva pensato anche il direttore della fondazione “Giovanni Agnelli”, Andrea Gavosto, che aveva detto: “Il nuovo indirizzo è stato presentato con molta enfasi, ma con contenuti didattici confusi (manca ancora il dettaglio delle materie dopo il secondo anno) e senza alcuna evidenza che rispondesse a una reale esigenza delle famiglie”. Ora il governo corre ai ripari anche perché tra meno di tre mesi è di nuovo tempo di iscrizioni ed è necessario fornire informazioni sui tre anni successivi al biennio.
Dai documenti che ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare, dalla terza spariranno le ore di geografia, di scienze naturali, di diritto e di economia politica sostituite da una nuova disciplina “Scienze giuridiche per made in Italy”. Nel triennio si aggiungeranno filosofia, fisica e raddoppieranno le ore di storia dell’arte e design. Il resto resterà uguale: letteratura italiana; lingue; matematica; scienze motorie. Il ptco, ovvero i vecchi percorsi di alternanza scuola lavoro, inizierà dalla seconda con venti ore per diventare cento ore dalla terza.
Il liceo – si legge nel documento – si pone l’obiettivo di sviluppare competenze imprenditoriali e di gestione delle imprese, con una particolare attenzione alla promozione e valorizzazione dei settori produttivi italiani, quali moda, design, enogastronomia, artigianato artistico. Tra i principali traguardi formativi, gli studenti dovranno acquisire i fondamenti delle scienze economiche e giuridiche, integrando le conoscenze in modo interdisciplinare; sviluppare competenze imprenditoriali e gestionali per promuovere e valorizzare i settori del Made in Italy; approfondire gli scenari storico-geografici e artistico-culturali connessi alla produzione italiana, sviluppando un’analisi critica delle strategie di mercato e ottenere padronanza di due lingue straniere, corrispondenti almeno al livello B2 per la prima lingua e al livello B1 per la seconda, secondo il Quadro comune europeo.
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