Ricordi indelebili di un Europeo dalle notti magiche. “Gianluca è quell’anello della catena che rende la catena indistruttibile“. Così Leonardo Bonucci – ospite a Sky Calcio Club – ha voluto ricordare la figura fondamentale di Gianluca Vialli nel gruppo squadra di Euro2020, che è andato ben oltre il semplice ruolo di capo delegazione della nazionale italiana. L’ex calciatore e allenatore è morto all’età di 58 anni il 6 gennaio 2023: il suo modo di affrontare la malattia, un tumore al pancreas che aveva scoperto 6 anni prima, è stato d’ispirazione per migliaia di persone. Nonostante quel male, aveva deciso di seguire Roberto Mancini nella sua avventura alla guida degli Azzurri.
L’11 luglio 2021 l’Italia vinceva contro l’Inghilterra a Wembley, ai calci di rigore. Un successo finale risultato di un’unione maturata e voluta fortemente dall’ex ct Mancini. Bonucci ha raccontato il motivo per cui quel gruppo era così coeso: “La magia dell’Europeo è un gruppo che si è amalgamato sempre di più; una grande mossa di Mancini è stata andare tutti insieme al Forte Village in Sardegna prima dell’Europeo. Noi eravamo quaranta famiglie dentro al Resort e potevamo fare qualsiasi cosa e invece ci ritrovavamo a pranzo tutti insieme, a cena tutti insieme, al mare tutti insieme. Ci ha dato il senso di appartenenza, stavamo sempre insieme”. E Vialli, insieme al ct e team manager Lele Oriali, come sottolineato sempre da Bonucci, è stato il collante di quella Nazionale protagonista di un trionfo inaspettato.
Il trasferimento al Milan e il doppio no al City
Leonardo Bonucci nel corso della puntata di Sky Calcio Club ha ripercorso altri momenti della sua carriera. Un giocatore che ha sempre fatto discutere per alcune decisioni fuori dagli schemi, dentro e fuori dal campo. Soprattutto nell’estate del 2017 quando, clamorosamente, decise di lasciare la Juventus per “spostare gli equilibri” nel Milan: “Era il periodo in cui avevo litigato con alcuni membri del club. Io non volevo allontanarmi troppo per seguire bene alcune questioni di salute di mio figlio. Il Milan aveva un progetto importante, poi naufragato”. Poi, il ritorno a casa – l’anno successivo – che non è stato particolarmente apprezzato dai tifosi bianconeri: “Quell’estate comprarono 12 giocatori Mirabelli e Fassone, poi quando a fine stagione è saltato il banco ho scelto di tornare alla Juventus. Quando ci siamo riavvicinati è stato tutto meglio di prima”. E non solo. L’ex difensore ha svelato anche un retroscena legato a Pep Guardiola: “Il City si avvicinò a me sia nel 2016 che nel 2017. La prima volta la Juventus non aveva intenzione di vendermi e io non volevo andarmene. La seconda volta avevo già dato la mia parola al Milan. Montella e Mirabelli mi avevano promesso di essere il punto di riferimento della squadra e nuovo capitano. In quei giorni mi chiamarono sia Psg che City, ma ormai avevo dato la mia parola ai rossoneri. La proposta economica era anche migliore, ma mi ero già accordato con il Milan”.
L’attaccante più difficile da marcare in carriera
Una carriera lunga 19 anni. Tantissimi difensori da contrastare e bloccare sul più bello. Uno in particolare, però, ha sempre rappresentato un problema per l’ex difensore: “Mi sono divertito molto contro Suarez, ce le davamo. Messi o Cr7? Era Zapata che non mi faceva dormire la notte, era il mio incubo”.
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