Gli apagones a Cuba – interruzioni di corrente – stanno stravolgendo la routine ospedaliera di varie strutture, tra cui il Calixto García e l’Hospital Clínico Quirúrgico Joaquín Albarrán (meglio conosciuto come Clínico de 26) a La Habana, lasciando al buio le sale operatorie e rendendo inservibili i macchinari essenziali per dialisi e rianimazione. Il re è nudo, e ora anche la sanità pubblica cubana, eccellenza rinomata a livello globale, cede il passo a una “economia di guerra” come l’ha definita lo stesso presidente Miguel Diaz-Canel in una recente conferenza stampa. Per non farsi mancare niente, in quei giorni il Clinico de 26 è rimasto pure senz’acqua.
Un incubo tale che un cronista locale, dopo averli visitati, ha posto domande scomode. È un segnale positivo: cittadini e giornalisti, non potendone più, cominciano a denunciare tali episodi sfidando la censura.
Sporcizia fuori e dentro
“Ho accompagnato mia zia che si è fratturata il bacino al Clinico de 26. Per due giorni non ci siamo potuti lavare causa mancanza d’acqua, senza che un medico la visitasse, con la sala operatoria chiusa per il blackout.” Lo sfogo su Facebook di Luis Cino che scrive sul portale Cubanet assume toni drammatici: ”Il mangiare è una schifezza, e nei corridoi dell’ospedale vagano pazienti anziani, nudi e scheletrici, senza nessuno che badi a loro, in uno stato di sporcizia pietoso. Ma che siamo in un campo di concentramento?”.
È dovuto intervenire lo stesso ministro della Salute José Ángel Portal Miranda, che il giorno successivo al post del giornalista ha inviato un’ispezione con il conseguente trasferimento dei malati più gravi in un altro istituto.
L’interruzione della corrente è dovuta spesso a cortocircuiti per difetto di distribuzione, causa principale degli apagones oltre alla scarsezza di combustibile che affligge l’isola. E le fughe di gas? Al Faustino Pérez di Matánzas l’incendio causato ha costretto alla immediata evacuazione di pazienti e personale sanitario. Il sistema distributivo del gas da cucina che arriva dalla strada è un colabrodo: 3 mesi fa un nuovo incendio è divampato agli ultimi piani di un grattacielo sul Malecón, minacciando lo stesso Grand Aston hotel che si erge di fronte, con i turisti attoniti a guardare.
Durante la pandemia 2020, altre fiamme all’ospedale materno Mariana Grajales di Santa Clara: i vigili del fuoco intervennero d’urgenza salvando 41 neonati.
Cino ha messo in risalto gli sforzi del personale medico che, pur privo di mezzi, cerca ugualmente di tamponare le falle del sistema, puntando invece il dito contro le autorità che hanno dimezzato l’impiego dei proventi del turismo sulle strutture sanitarie, privilegiando invece i grossisti privati Mipyme legati al governo, i quali vendono alimenti a costi proibitivi per la povera gente. Ad esempio, nelle farmacie e negli ospedali, oltre a mancare medicinali essenziali, le scorte di aghi per le siringhe e di sonde per i cateteri sono ridotte ai minimi termini.
La Televisión Cubana ha intervistato alcuni passanti con esperienze di congiunti ricoverati: una ragazza ha raccontato di suo padre, ricoverato per un’ernia al disco, a cui un’infermiera applicò una sonda che era stata estratta da un altro ammalato. La stessa fu poi lavata solo con acqua e applicata a un nuovo paziente. Il padre sviluppò nella notte una grave infezione.
Non mancano solo aghi e cateteri: sapone e carta igienica scarseggiano anche nelle cliniche riservate agli stranieri. Nei bagni della pur carissima Cira Garcia all’Avana non ho mai trovato né l’uno né l’altra. In compenso, nello studio della consulta chirurgica uno scarafaggio gigante agonizzava indisturbato.
La piaga delle cucarachas affligge sia strutture sanitarie che alberghi di lusso: al Calixto García vicino Plaza de La Revolución – uno degli ospedali più grandi di Cuba – pullulano ovunque. La mancanza di fumigazione e la presenza massiccia di monnezza accatastata, soprattutto a Centro Habana e nei quartieri storici (la raccolta è attiva solo nei barrios dove si concentrano turisti e cubani benestanti), li attira come il miele. Lo stesso ospedale nei giorni scorsi ha subìto un nuovo apagón.
Se il bloqueo (embargo) criminale statunitense rimane il primo responsabile di questo stato d’emergenza permanente, il colpo di grazia è dato dalla miopia governativa, in un quadro di corruzione denunciato dallo stesso presidente Diaz-Canel che la burocrazia post castrista ha ridotto in uno stato d’impotenza, con la sola funzione di capro espiatorio.
Conclusioni
Quando si tratta di salute, Cuba rappresenta tuttora un’eccellenza mondiale dovuta all’alto livello di preparazione dei suoi medici e infermieri. A maggior ragione, la carenza di medicine e attrezzature, nonché il quadro igienico pessimo, rinforzano le proteste e le denunce nei confronti di un regime che non è in grado di tutelare questo patrimonio, preferendo investire i soldi del turismo su progetti che avvantaggiano un’élite a scapito del resto della popolazione.
E non basta l’embargo a giustificare questa scelta suicida. Se ne sono accorti anche i media locali, che, pur dovendo interagire in un contesto di censura ancora solido, prestano adesso più attenzione alle lamentele della gente comune.
Foto © F.Bacchetta
L'articolo Cuba tra blackout, sporcizia e corruzione: non è solo colpa dell’embargo proviene da Il Fatto Quotidiano.