“È una fase delicatissima” sulle scomparse di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. Se lo è lasciato sfuggire al Corriere della Sera uno degli investigatori che sta indagando sulle due 15enni scomparse nel 1983 dal cuore di Roma. Al momento, lo ricordiamo, ci sono due inchieste aperte sulle due misteriose sparizioni: una della Procura e l’altra, ma solo su Emanuela, del Vaticano. C’è poi la commissione parlamentare di inchiesta che indaga separatamente sui due casi, secondo alcuni tra loro connessi ma sono sempre e solo ipotesi tra le tante emerse in questi 41 anni di buio. Secondo il Corriere, ad aggiungere pezzi all’oscuro puzzle sarebbero state le recenti audizioni parlamentari da cui sarebbero emerse delle “palesi reticenze”, nel corso delle testimonianze.
Secondo il quotidiano di via Solferino, a dare una spinta alle indagini sarebbero le ultime perizie foniche che attesterebbero che il fotografo romano Marco Fassoni Accetti è da considerare a tutti gli effetti il portavoce dei sequestratori. Accetti si è autoaccusato negli anni di essere coinvolto nel rapimento delle ragazze, senza mai riuscire a dimostrarlo. Di certo il suo non è un passato privo di ombre: nel 2017 fu arrestato e condannato a un anno di carcere per l’omicidio del piccolo Josè Garramon, figlio di un diplomatico uruguaiano a Roma.
Secondo queste perizie foniche firmate dal consulente tecnico Marco Arcuri, c’è una compatibilità tra il 78 e l’86% tra la voce di Accetti e quelle dell’Amerikano e di “Mario” (tra i primi telefonisti a rivendicare il rapimento di Emanuela Orlandi) e dell’uomo che lesse il lungo comunicato del lato A della cassetta delle sevizie.
Se si trattasse davvero della sua voce, dobbiamo accettare sia vero tutto quel che Accetti ha dichiarato negli anni su questa vicenda?Emanuela che scelse di andarsene di casa, lui che la portò in giro per le strade di Trastevere con la parrucca, il fatto che avrebbe vissuto vicino Parigi in un paesino dove nessuno l’ha vista. Di Mirella Gregori disse che la ragazza ebbe un incontro con sua madre a Roma, molti anni dopo la sua scomparsa. Ma quest’incontro fu con forza smentito dalla sorella di Mirella, Maria Antonietta a cui sua madre Maria Vittoria in punto di morte raccomandò di continuare a battersi per la verità su Mirella.
Se davvero però fu lui a telefonare dalle cabine dell’allora Sip di Roma nell’estate del 1983 con finto accento straniero: chi aiutò Accetti nell’azione? Se lo chiede il Corriere, rivelando nuovi dettagli su quelli che indica come eventuali complici del suo “cerchio magico”. Nell’articolo firmato da Fabrizio Peronaci si fa riferimento a “collaboratrici” dello stesso Accetti, tutte donne all’epoca tra i 18 e i 26 anni (oggi dai 60 in su), molto vicine al fotografo “se non a lui legate sentimentalmente”. Se questa pista fosse quella giusta, risulta un po’ disorientante pensare che mentre per le due ragazze erano all’opera la Polizia, i Carabinieri, il magistrato antiterrorista Domenico Sica, i Servizi Segreti e il Vaticano nella persona del Papa stesso che fece numerosi appelli, a farla franca fossero un gruppo di ragazzine guidate da un fotografo di 27 anni.
Particolarmente interessante è la “rivelazione su Antonietta Gregori”, emersa da questa ricostruzione aggiornata del Corriere, da parte di Giuseppe Calì. L’uomo lavorava nel bar in via Nomentana, l’ultimo posto in cui è stata vista Mirella Gregori. Era gestito dalla famiglia di Sonia De Vito, la migliore amica della ragazza che fu anche l’ultima a vederla quel giorno. Ascoltato dalla commissione l’11 luglio 2024, Calì rispondendo alla senatrice Simona Malpezzi ha riferito alla Bicamerale di aver saputo dalla sorella di Mirella che Marco Accetti era stato nel locale prima del 7 maggio 1983: “Antonietta Gregori mi ha detto che frequentava il bar, ma sinceramente la faccia non la ricordo”, riporta Peronaci, citando le parole del barista in commissione.
Ma a FqMagazine Maria Antonietta smentisce queste parole: “Io non ho mai detto una cosa del genere a Giuseppe Calì, non frequentavo il bar di Sonia. Non potevo saperlo se Accetti fosse venuto al bar sotto casa, non conoscevo il suo volto, non avevo idea di chi fosse”. Parole avvalorate dal fatto che in quegli anni i social network erano pura fantascienza per cui era impossibile memorizzare il volto di uno sconosciuto con una semplice ricerca su Instagram.
L'articolo La scomparsa di Mirella Gregori, per il barista di via Nomentana la sorella ha visto il fotografo Accetti al bar, ma lei smentisce a FqMagazine: “Mai detto” proviene da Il Fatto Quotidiano.