L’invecchiamento della popolazione mondiale sta profondamente modificando gli scenari epidemiologici, sociali ed economici della nostra società, con la necessità sempre più crescente di un rapido adeguamento del welfare e della ricerca scientifica. Per comprendere quali sono le cause dell’invecchiamento, alcuni ricercatori della Stanford University hanno condotto uno studio che ha esplorato i cambiamenti molecolari legati al progredire dell’età, analizzando un ampio set di dati multi-omici raccolto da 108 partecipanti di età compresa tra 25 e 75 anni, osservati per una mediana di 1,7 anni.
In particolare, la ricerca avrebbe individuato rilevanti alterazioni molecolari, con conseguenti importanti disregolazioni cellulari, che avverrebbero non in maniera progressiva nel tempo (cambiamenti non lineari) ma con due picchi e in coincidenza del raggiungimento di due fasce di età: quella dei 40 prima, e quella dei 60 anni poi. Queste alterazioni influenzerebbero soprattutto tre ambiti della nostra salute: la regolazione immunitaria, il metabolismo e il sistema cardiovascolare.
Nello specifico, in queste due fasce d’età si verificherebbero alterazioni della fisiologia delle piastrine, del complemento e della coagulazione, tutti elementi significativi per il controllo della fluidità del sangue. Questo favorirebbe l’insorgenza delle malattie cardiovascolari. Anche la cute e i muscoli andrebbero incontro a un significativo invecchiamento proprio verso i 40 e poi di nuovo ai 60 anni, a causa di un drastico cambiamento del metabolismo delle tre proteine (glicina, serina e treonina) che nella cute regolano la produzione del collagene e della elastina, e nel muscolo mantengono i legami delle sue fibre actina e miosina. Il tutto si traduce in un invecchiamento della pelle e una riduzione della forza ed elasticità dei movimenti. Inoltre, nel corso della vita, e in particolare a quelle fasce d’età, sembra si riduca anche la capacità di metabolizzare l’alcool, la caffeina e gli zuccheri.
Insomma, i risultati dello studio, durato quasi 7 anni e pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature, mostrano che solo una piccola parte delle molecole cambia progressivamente con l’avanzare dell’età, la maggior parte “invecchia, “rallenta” e diventa meno efficiente al raggiungimento prima dei 40 anni e poi dei 60.
Pur evidenziando la complessità dei meccanismi dell’invecchiamento umano, lo studio conferma come la diagnosi precoce e la prevenzione abbiano un significato più rilevante alle età indicate.
Dunque, sembra che tutto coincida con un altro momento cruciale della nostra vita. La cosiddetta ‘crisi di mezza età’. È forse possibile che i cambiamenti fisiologici possano determinare il ‘sentito’ tipico di quella fase caratterizzata da un senso di stasi o di disillusione, una riduzione delle energie e delle motivazioni, oppure una mancanza di significato e di obiettivo nella propria vita, e simultaneamente la sensazione che tutte quelle certezze e sicurezze che fino ad allora orientavano la quotidianità iniziano a venire meno. La ricerca comunque dovrà ancora spiegare se vi sia una correlazione tra l’invecchiamento corporeo e il cambiamento psicoemotivo che si avverte proprio tra i 40 e i 60 anni di età.
Nel frattempo, tutto quello che possiamo fare è rallentare o ‘addolcire’ la curva di declino di quelle età, adottando stili di vita alimentari, sportivi e relazionali sani. A proposito, avete letto che gli sport con la racchetta sono quelli che allungano la vita per più di 6 anni?
L'articolo La crisi di mezza età esiste davvero: uno studio scientifico l’ha rilevata proviene da Il Fatto Quotidiano.