Il “Big day” temuto dalle autorità non c’è stato. Alle 23 le piazze di estrema destra convocate erano vuote e a Londra, Bristol, Brighton, Birmingham, Liverpool, Hastings e Walthamstow le strade erano presidiate da manifestanti antirazzisti. Si sono mobilitati in migliaia in decine di cortei pacifici e hanno permesso al Regno Unito di tornare a respirare, dopo giorni di proteste dei gruppi della far right, che hanno preso di mira i musulmani e la popolazione immigrata in generale, impaurita, provocando il ferimento di agenti di polizia, il saccheggio di negozi e l’assalto agli hotel che ospitano i richiedenti asilo.
Qualche tensione ad Aldershot, nel sud dell’Inghilterra, dove la polizia ha dovuto separare i gruppi antirazzisti da alcune persone che urlavano frasi contro i migranti come “Fermate gli sbarchi“. Ben poco però rispetto alle oltre 100 proteste violente temute dalle autorità che dopo i gravi scontri dei giorni scorsi hanno mobilitato migliaia di poliziotti in assetto antisommossa e pattuglie nelle strade a difesa di moschee e centri per i migranti, considerati fra gli obiettivi primari di una nuova ondata di riots. Del resto i livelli di preoccupazione sono così saliti nelle ultime ore che, secondo i media britannici, anche Re Carlo ha chiesto di venire aggiornato quotidianamente sulla situazione.
Fin dalla mattina i vertici di Scotland Yard hanno affermato di essere pronti a utilizzare “ogni potere, tattica e strumento disponibile per prevenire ulteriori scene di disordini”, dopo quelle avvenute la scorsa settimana nella capitale perfino a Downing Street. Mentre diverse forze di polizia hanno emesso delle ordinanze per vietare temporaneamente gli assembramenti nelle zone più a rischio delle città. Le misure d’urgenza erano state elaborate nel corso di una riunione del comitato per le emergenze “Cobra“, la seconda convocata in due giorni dal premier laburista Keir Starmer, secondo cui chiunque sarà coinvolto negli scontri, incluso chi incita alla violenza sui social media, dovrà affrontare “il pieno rigore della legge”. E i vertici della polizia e della giustizia hanno parlato apertamente di applicare anche le norme anti-terrorismo contro gli estremisti.
Questo può aver agito da deterrente. Inoltre sono arrivate le prime, severe condanne emesse in tempo record: il tribunale di Liverpool ha inflitto tre anni di carcere al 58enne Derek Drummond per aver aggredito un agente, colpendolo al volto, negli scontri avvenuti a Southport in seguito alla strage di bambine del 29 luglio e alla successiva disinformazione online da cui sono divampati i riots. , innescati e alimentati dalle fake news diffuse online secondo cui il sospettato dell’omicidio di tre bambine avvenuto nella cittadina del nord-ovest dell’Inghilterra alla fine di luglio fosse un immigrato musulmano: si tratta in realtà di un ragazzo di 17 anni di nome Axel Rudakubana, nato a Cardiff da genitori ruandesi, che è stato accusato di omicidio. Due anni e mezzo invece al 29enne Declan Geiran per aver dato fuoco a un veicolo delle forze dell’ordine, e 20 mesi a Liam Riley, 41 anni, per violazione dell’ordine pubblico aggravata da odio razziale: entrambi avevano preso parte agli scontri di Liverpool, sabato scorso. “E’ solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarato il procuratore distrettuale Jonathan Egan.
In effetti le corti inglesi stanno affrontando una mole enorme di casi in tempi ridotti, se si considera che il numero totale degli arresti nei disordini ha superato quota 420 e si contano più di 120 incriminati. Si tratta in gran parte di uomini, anche di teenager che hanno partecipato agli scontri, e tanti ammettono la loro colpevolezza subito.
Nel timore di nuovi disordini il sindaco di Londra, il laburista Sadiq Khan, in un lungo comunicato nel pomeriggio aveva promesso la “tolleranza zero” contro la violenza razzista nelle strade della capitale, invitando i cittadini all’unità e a “prendersi cura” gli uni degli altri. E non sono mancate le nuove polemiche politiche: Robert Jenrick, ex viceministro dell’Interno e falco anti-immigrazione candidatosi alla leadership del partito conservatore, è ritornato sulla infondata teoria del doppio standard applicato dalla polizia, che sarebbe più morbida coi manifestanti appartenenti alle minoranze etniche, invocando l’arresto di chi urla ‘Allahu Akbar’ nel corso di una protesta. E’ stato accusato di islamofobia e di gettare benzina sul fuoco dopo che le comunità di fede islamica sono state attaccate nei giorni scorsi.
In serata poi si aggiunge un altro episodio violento a Croydon, sobborgo a sud di Londra, dove una cinquantina di persone ha attaccato operatori dei servizi d’emergenza, lanciando bottiglie, sassi e altri oggetti e gettando grossi oggetti in mezzo alla strada, con l’intenzione dichiarata di creare disordine e disagi. La polizia è intervenuta e ha arrestato almeno otto persone, sequestrando armi improprie e altri oggetti contundenti, ma precisando che l’episodio non è collegato con le proteste violente dell’estrema destra di questi giorni che ha interessato molte città del Regno Unito. Secondo la polizia, citata dal Daily Mirror, “si tratta di puro comportamento antisociale“.
L'articolo Regno Unito, niente “Big day” di disordini: migliaia di manifestanti antirazzisti occupano le 100 piazze annunciate dall’ultradestra proviene da Il Fatto Quotidiano.