Athos Salomé, il 36enne brasiliano soprannominato il “Nostradamus vivente” per le sue previsioni sorprendentemente accurate, aveva già previsto in aprile il blackout globale che ha colpito Microsoft. E ora, alla luce del caos causato dal guasto, Salomé lancia un allarme inquietante: l’incidente potrebbe innescare un’escalation di tensioni internazionali e portare addirittura a una guerra cibernetica. Come si legge sul Daily Mail, il sedicente veggente è noto per aver “previsto” in passato eventi come la pandemia di coronavirus, l’acquisto di Twitter da parte di Elon Musk e la morte della Regina Elisabetta; e lo scorso aprile aveva avvertito in una delle sue “profezie” che il mondo avrebbe affrontato blackout tecnologici nel corso dell’anno, gettandolo nel caos.
Proprio ciò che è successo venerdì 19 luglio con il down di Microsoft, che ha avuto un impatto globale devastante: aeroporti paralizzati, negozi chiusi o costretti a operare senza contanti, linee di emergenza interrotte e ritardi nei trasporti. La situazione ora sta lentamente tornando alla normalità, con l’azienda che ha confermato di aver risolto il problema, causato da un “difetto in un singolo aggiornamento del contenuto” di CrowdStrike, società di sicurezza informatica statunitense.
Tuttavia, Salomé avverte che le conseguenze potrebbero essere ben più gravi di un semplice disagio temporaneo: “Lo spegnimento globale di Microsoft potrebbe influenzare infrastrutture essenziali, portare a un’escalation del confronto tra Stati e sfociare in una guerra cibernetica“, ha dichiarato a FEMAIL. “Le aziende dovranno migliorare la protezione del cyberspazio e la società potrebbe richiedere una regolamentazione più stringente dell’uso di Internet. Questo evento potrebbe innescare cambiamenti nelle azioni politiche e militari a livello internazionale, con la minaccia concreta di una guerra internazionale“.
Salomé aveva anche predetto “tre giorni di buio” nel 2024 e ora lancia un nuovo monito sul ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nei conflitti, prevedendo che presto sia Israele che Iran potrebbero utilizzare tecnologie di IA per scopi difensivi e offensivi. “L’IA potrebbe essere sia uno strumento di pace che un istigatore di nuovi scontri”, ha concluso. Che dire, speriamo che le sue previsioni non si avverino.
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