“Non sappiamo ancora che cosa è successo”. Il procuratore della Repubblica di Treviso, Marco Martani, non rinnega, per il momento, l’ipotesi di omicidio volontario quale principale ipotesi sulla causa della morte di Alex Marangon, il venticinquenne di Marcon (Venezia) scomparso durante un rito sciamanico a Vidor e ritrovato sul greto del Piave. Eppure le parole che ha usato in una conferenza stampa a undici giorni dal fatto, è un ripiegamento dubbioso rispetto a quello che era stato dichiarato in modo assertorio alcuni giorni fa. Dopo l’esame autoptico effettuato dai medici Alberto Furlanetto e Antonello Cirnelli, il procuratore era certo di trovarsi di fronte a un omicidio, anche se gli autori erano ancora ignoti. Adesso questa certezza sta vacillando, visto che i vigili del fuoco si preparano ad effettuare un sopralluogo a Vidor, nella proprietà del conte Alberto Da Sacco.
È lì, da una terrazza che guarda verso il Piave, che si cercheranno le tracce della possibile caduta del corpo di Alex. I carabinieri hanno appena effettuato una ricognizione nella proprietà, con chiesetta, villa e parco, e hanno messo a fuoco due possibili scenari. Alex era coinvolto nel rito di purificazione sciamanico con una ventina di persone e aveva probabilmente assunto alcune sostanze la cui natura deve essere accertata. Ad un certo punto è uscito dal “cerchio”. Ha lasciato la chiesetta e si è diretto nel parco, inseguito da due curanderos colombiani, esperti di quel tipo di procedure, probabilmente allarmati per la sua reazione. Poco dopo i due sono tornati e hanno detto di averlo perso di vista. Allora erano cominciate le ricerche, che dalle 3 di notte si erano protratte fino alle 6, quando erano stati avvertiti i carabinieri dal conte Da Sacco, svegliato dalla concitazione delle ricerche.
A questo punto si aprono i due scenari. Nel primo, Alex si sarebbe diretto verso il Piave seguendo un sentiero che dalla villa scende fino alla riva del fiume, che in quel punto è vorticoso. Da lì potrebbe essere caduto in acqua o essere stato colpito da chi voleva frenarne la reazione esagitata. Il secondo scenario prevede, invece, che si sia affacciato a una terrazza sul fiume e sia precipitato da un’altezza di una dozzina di metri. Il suo corpo sarebbe quindi finito in acqua e sarebbe stato trascinato per alcuni chilometri, fino al punto del ritrovamento, qualche chilometro più a sud.
Nel primo caso si può parlare di omicidio (magari come effetto di voler contenere il ragazzo in preda a una sovraeccitazione da assunzione di sostanze psicotrope), vista la gravità delle lesioni alla testa, come il procuratore Martani aveva indicato in un primo momento. In quel punto il fiume scorre un metro più in basso e se anche Alex fosse caduto non avrebbe subito lesioni di tal genere, compatibili soltanto con i colpi inferti da un sasso o da un bastone. Nel secondo caso (caduta dalla terrazza) avremmo la compatibilità delle ferite, ma potrebbe venir meno l’aggressione. Alex si sarebbe gettato nel vuoto, per sfuggire ai fantasmi della sua mente, magari indotti dalle sostanze utilizzate nel rito.
Per questo il procuratore Martani ha ordinato il nuovo rilievo da parte dei vigili del fuoco che si caleranno nella vegetazione alla ricerca di tracce di sangue o di rotture degli arbusti conseguenti alla caduta di un corpo. Si tratta di un riscontro importante. Se i vigili del fuoco non troveranno nulla, allora tornerà l’ipotesi del sentiero e di una colluttazione violenta.
Per chiarire tutto questo però mancano i due personaggi-chiave del mistero. Si tratta dei due curanderos che avrebbero dovuto controllare che il rito della purificazione (con accompagnamento di musica) avvenisse sotto il controllo delle reazioni. Il fatto è che si sono allontanati già nella giornata di domenica 30 giugno, poche ore dopo la scomparsa di Alex. Il procuratore Martani ha ammesso: “Quando sono iniziate le ricerche dei carabinieri erano già scomparsi”. Lascia capire che i carabinieri sappiano dove siano (all’estero) e probabilmente sono in contatto con loro. Soltanto un interrogatorio formale può chiarire quello che hanno visto le ultime persone che hanno presumibilmente incontrato Alex vivo. Non sono ricercati, in senso tecnico, visto che non c’è un provvedimento di custodia cautelare a carico di nessuno, in un procedimento penale per omicidio volontario, al momento senza indagati. Eppure i carabinieri aspettano dalla loro versione elementi importanti per capire in che stato di autocontrollo si trovasse Alex quando ha abbandonato il “cerchio” del rito sciamanico. Ma soprattutto vogliono sapere da loro che cosa hanno fatto e che cosa hanno visto.
L'articolo Sulla morte di Alex Marangon “non sappiamo ancora che cosa è successo”: il procuratore ordina un nuovo sopralluogo proviene da Il Fatto Quotidiano.