Tutti vogliono guardare le olimpiadi, tutti – a causa dei social network – hanno la tentazione di commentarle pubblicamente. Il problema è che spesso si è portati a commentare delle cose che sono state recepite per la prima volta qualche minuto prima di un tweet o di un post su Instagram, con l’inevitabile conseguenza di essere approssimativi. È la stessa cosa, più o meno, che è capitata a Matteo Salvini su Imane Khelif, la pugile che – per tutte le ultime 48 ore – è stata indicata erroneamente come “pugile transessuale che gareggia con le donne”. Il problema è che Matteo Salvini non è uno spettatore qualunque, ma è il ministro dei Trasporti, nonché leader politico di uno dei principali partiti di governo italiani. E il suo utilizzo dei social network dovrebbe essere quantomeno responsabile. Invece, pur di andar dietro alla moda inaugurata da Donald Trump e da Elon Musk, non ha perso occasione per citare l’ideologia woke, contro cui i due punti di riferimento dell’ala più conservatrice del mondo americano (e non solo) stanno lanciando una crociata.
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Non è ovviamente la prima volta che accade. Si tratta di una distorsione mass-mediologica di cui – spesso – chi ha il tweet facile cade vittima. Una notizia viene interpretata male da media mainstream, che la pubblicano sui propri canali. Quest’ultima viene ripresa senza verifica anche dai principali operatori istituzionali. Il fatto che questi ultimi l’abbiano utilizzata nelle loro comunicazioni genera hype intorno alla vicenda, fino ad arrivare al momento in cui vengono pubblicate smentite (che tuttavia non hanno mai la stessa forza delle precedenti informazioni).
Pugile trans dell’Algeria – bandito dai mondiali di boxe – può partecipare alle Olimpiadi e affronterà la nostra Angela Carini.
Un’atleta messicana che l’aveva affrontata ha dichiarato “i suoi colpi mi hanno fatto molto male, non credo di essermi mai sentita così nei miei 13 anni… pic.twitter.com/8A0StGK4YP— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 30, 2024
Due i concetti chiave espressi in questo tweet di Salvini. Quello di “pugile trans” e quello di “ideologia woke”. La prima, come si vedrà, è una falsa informazione (ripresa, poi, da media e da utenti del web). Imane Khelif, infatti, non è transessuale: ha un livello di testosterone molto alto (che le ha impedito di partecipare ai mondiali, ma non alle Olimpiadi visto che su questo le due competizioni hanno regole diverse) e i suoi documenti non testimoniano in alcun modo una transizione di genere. Per cui, Matteo Salvini – non l’uomo della strada, ma il ministro dell’Interno – ha innanzitutto diffuso una bufala. Poi, si è voluto inserire nel solco di quello che i suoi modelli politici e culturali di questo periodo (ovvero Trump e Musk) pontificano da qualche tempo: ovvero lo stop all’ideologia woke. Non ha senso, in questo caso, parlare di ideologia woke, perché qui non si parla di “ingiustizie”.
In più, sempre per restare in tema di comunicazione via social, Matteo Salvini ha voluto rincarare la dose, pubblicando anche commenti di cui – dopo il precedente tweet – era stato bersaglio:
Insulti e minacce per aver espresso un’opinione che credo sia largamente diffusa tra gli italiani: far competere ai Giochi Olimpici una donna con un pugile trans è una FOLLIA inaccettabile figlia dell’ipocrisia del politicamente corretto.
Lo ribadisco, senza se e senza ma. pic.twitter.com/saOLFvAjVR— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 31, 2024
Anche la vittimizzazione secondaria, dunque: ennesimo corto circuito di comunicazione per una figura istituzionale.
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