La figura del mentor, all’interno di un incubatore certificato, è sicuramente fondamentale. Sia per il lavoro che svolge nei confronti delle nuove idee e delle persone che hanno la titolarità di queste buone idee, sia per l’intero ecosistema dell’innovazione, in quanto costituisce una sorta di risorsa di garanzia rispetto alla bontà del progetto imprenditoriale. Per cercare di comprendere come lavora un mentor e quali siano le sue mansioni specifiche all’interno di un incubatore, abbiamo raccolto la testimonianza di Mariafebronia Sciacca, che svolge questo compito all’interno dell’incubatore 2i3T di Torino.
LEGGI ANCHE > Giuseppe Serrao e l’ecosistema dell’incubatore certificato 2i3T
Il lavoro quotidiano di un mentor all’interno di un incubatore certificato
«2i3T nasce per supportare la creazione di imprese innovative e offre percorsi di accompagnamento alla creazione di startup innovative (fase di pre-incubazione) e supporto nella fase successiva alla costituzione (fase di incubazione). La filiera a cui ci rivolgiamo è composta in gran parte da nuovi progetti di impresa presentati da una o più persone fisiche – ci spiega Mariafebronia Sciacca- che si affaccia ai nostri sportelli tutti i giorni ricevendo da subito il supporto di una persona dedicata, ovvero il mentor (o tutor). Questi approfondisce con il soggetto proponente la fattibilità e la sostenibilità dell’idea imprenditoriale e il suo interesse ad attivare un’azienda. Infine, durante questa fase preliminare vengono individuate le modalità di supporto e le necessità che la persona presenta».
Il supporto ai progetti, dunque, parte in fase molto embrionale e in questa fase il mentor è chiamato ad accompagnare il team anche su tematiche trasversali legate alla definizione di competenze e talvolta in un supporto sotto il profilo motivazionale, di formazione e di orientamento. Il mentor, in pratica, accoglie – le persone che si presentano in incubatore, cercando di presentare le alternative possibili, legate al percorso imprenditoriale senza mai sostituirsi alle scelte che andranno prese a livello di gestione del progetto. «Non tutti i progetti di impresa risultano infatti ammissibili ad un percorso di generazione di nuove imprese».
L’approccio del mentor è di tipo “sartoriale” e nella fase iniziale intende supportare il team a 360° al fine di verificare l’idea proposta e le competenze dei soggetti proponenti già coinvolti. In questo viene restituito un riscontro utile al proseguimento del percorso e di valore per la crescita del progetto.
«In alcuni casi pratici ad esempio possono esserci dei team – prosegue Sciacca – che si presentano con competenze multidisciplinari ma con idee di impresa che non presentano una sostenibilità economica o una innovazione. In questo caso sarà importante puntare sulle proprie competenze per ridisegnare l’idea e a lanciarsi in un percorso costruttivo per elaborare un nuovo business model. Ci sono casi, invece, in cui mancano le competenze fondamentali: anche in questo caso il ruolo del mentor risulta fondamentale per capire se la persona ha un approccio proattivo e dedicato ad investire il proprio tempo per la formazione imprenditoriale e integrare gli aspetti mancanti. Infine, possono esserci casi di chi si presenta singolarmente e avendo incontrato difficoltà a costruire un team vengono supportati nella costruzione di un team con al proprio interno tutte le competenze necessarie allo sviluppo dell’idea di impresa».
Difficile definire, da manuale, il background di un mentor per un incubatore certificato. Da questo punto di vista, la legge 221/2012 che istituisce l’incubatore certificato e che definisce il concetto di start-up innovativa ha lasciato ampi margini. La formazione di un mentor, quindi, non è un titolo di studio tout court ma un tratto caratterizzante che viene arricchito attraverso l’esperienza che gli incubatori certificati hanno sviluppato sul campo, avvalendosi di diverse figure professionali, a seconda delle specifiche necessità e formandole al proprio interno. «Il mentor è un punto di riferimento per la definizione degli obiettivi progettuali- dice Mariafebronia Sciacca -. Per questo è importante che questa figura abbia una competenza di project management, anche se con una formazione non obbligatoriamente di natura economico-finanziaria ma anche di altri settori disciplinari».
Il mentor è un soggetto che oltre alle competenze e conoscenze applica una sensibilità “alla persona” unitamente ad uno sguardo multidisciplinare sia sul progetto, sia sull’organizzazione del tempo, aspetto fondamentale nel campo dell’innovazione. «Ad oggi non vi sono requisiti normativi che identificano le competenze specifiche e settoriali dei mentor per gli incubatori certificati, mentre la normativa evidenzia la necessità di evidenziare il complessivo numero di anni di esperienza cumulativa tra i membri di tutto lo staff dell’incubatore nel settore dell’innovazione. Nel corso degli anni abbiamo conosciuto tutor laureati in ingegneria gestionale, economia, comunicazione o scienze politiche, ma ad esempio di recente nel nostro incubatore 2i3T a Torino collaboriamo con “una mentor” con un Dottorato in Biotecnologie Molecolari».
L’esempio arriva sempre dall’altra parte dell’Atlantico, patria naturale dell’innovazione e delle start-up: «Negli Stati Uniti lavorano molto di più sull’innovazione e quindi i progetti sono guidati spesso da mentor che abbiano un profilo esperto in scienze dure, che magari abbia completato i suoi studi con una formazione anche economica. Ecco, in questo periodo stiamo provando a seguire anche noi questa strada ed è un percorso che dà frutti molto positivi. Negli ultimi due anni, del resto, l’attenzione verso l’innovazione è cresciuta tantissimo e anche i percorsi internazionali di mentoring che stiamo promuovendo vanno in questa direzione».
La garanzia del soggetto terzo e indipendente
La caratteristica per un mentor ma prima ancora per un incubatore certificato pubblico, in ogni caso, è sempre bene mantenere è quella della terzietà. Infatti, 2i3T ha un approccio “equity free” e non si sostituisce mai alla gestione dell’impresa ma accompagna i neo imprenditori verso la consapevolezza e lo sviluppo di skills imprenditoriali. Il mentor, in questo caso, restando come soggetto facilitatore, non si affeziona all’idea ma rappresenta una garanzia per uno sguardo terzo per l’analisi del progetto: «Il tutor è sicuramente una figura di traino per i team, ma anche la persona che può mettere in luce le difficoltà oggettive relative al singolo progetto (ad esempio di mercato o di strategia). Infine supporta il team nella cosiddetta “execution” , messa a terra del progetto, senza essere coinvolto direttamente nella gestione o proprietà della startup né nella titolarità del progetto o dei suoi contenuti. Nel nostro approccio questo permette la neutralità e che agisca nell’interesse di tutti. Il valore del mentor è quello di restare esterno all’azienda, definire un ventaglio di opzioni e strategie, ma lasciando che la scelta sia sempre in capo a chi è il titolare del progetto». E questo, a maggior ragione, quando un’idea di una singola persona inizia a trasformarsi in azienda strutturata: «Il percorso di pre-incubazione riguarda principalmente il team di persone fisiche – conclude Mariafebronia Sciacca -. Da queste fasi preliminari nascerà un’azienda che grazie a queste premesse avrà maggiori chance di essere sostenibile nel tempo. Infatti dal 2007 noi possiamo riscontrare un tasso di sopravvivenza delle aziende supportate dall’Incubatore 2i3T di gran lunga superiore alla media nazionale.
Nella fase di incubazione, dopo la costituzione della startup il ruolo del mentor è maggiormente delimitato a specifiche tematiche, che vengono definite dagli imprenditori, con un supporto che decresce man mano che l’azienda si sviluppa sul mercato, con l’obiettivo di rendere autonome le aziende nel più breve tempo possibile.
Il mentor quindi svolge un ruolo cruciale nella formazione dei futuri imprenditori: solo una piccola parte delle idee diventeranno aziende. Tuttavia lo screening e la selezione delle progettualità in fase preliminare sono un presupposto per la creazione di aziende che possano sostenersi nel tempo e creare nuovi posti di lavoro e che alimentano la filiera dell’innovazione, la valorizzazione dei risultati della ricerca e la crescita e l’attrattività del nostro territorio.
L'articolo «Il mentor è un traino per i team, ma mette anche in luce le difficoltà oggettive del progetto» proviene da Giornalettismo.