Soffro spesso in bicicletta, ma c’è sempre il giorno dell’anno in cui si soffre di più, bene, da quattro anni a questa parte quel giorno corrisponde al giorno di Coppa Asteria! Coincidenze? Io non credo.
La colpa è sempre di quei maledetti del La Popolare che ogni anno cercano di farci schiattare sulle strade della bergamasca, ma non mi avranno. Poi quest’anno mi sono pure tesserato con loro, non possono farmi questo scherzo, sarebbe alquanto irrispettoso direi.
Bando alle chiacchiere, veniamo al dunque, parliamo della Coppa Asteria 2019 e di quello che è stato il mio personale tracollo durante la giornata.
Quest’anno il percorso si snoda lungo la Val Brembana alla ricerca dei luoghi del Pianetti, un illustre personaggio della zona vissuto circa un centinaio di anni fa, una sorta di vendicatore che non sopportava i soprusi dei potenti, un uomo qualunque, un cittadino dal basso che ha cominciato a farsi giustizia da solo.
E come ogni vendicatore anche il Pianetti col tempo si è guadagnato qualche simpatia, ma soprattutto quella dei Pops che hanno rivisitato la scritta “Pianetti in ogni paese” che compariva nei vari borghi della valle durante le sue folli gesta in “Asteria in ogni paese”. Un modo per far capire a tutti chi comanda nella bergamasca!
Ma veniamo al giorno dell’evento, è il primo giorno di Giugno ed è esattamente un mese che non metto i pantaloncini e appoggio il culo sulla sella.
Complice un meteo balordo a Maggio e i playoff del Basket Forze Vive Inzago, nelle quali sono impegnato come accompagnatore e dirigente, la bici è rimasta un po’ a riposo.
Sabato mattina sono quindi a Edonè a Bergamo per la partenza con parecchio timore nei confronti di quelle salite che già sull’altimetria fanno impressione.
Non sono tante le salite quest’anno, sono poche, però molto più lunghe e soprattutto sempre con pendenze in doppia cifra costanti per 4 o 5 chilometri. Sono quelle che soffro di più, perchè finchè si tratta del muretto al 20% di 500 metri allora si va in apnea, si stringono i denti e si arriva in cima, così prima o poi sopraggiunge la morte!
Alla partenza attendo il gruppone milanese dei Cicloidi e mentre aspetto ne approfitto per mettere benzina con doppio caffè e doppia brioche, fa caldo e ci sarà da soffrire.
La delegazione milanese se la prende comoda e prima delle 09:45 non siamo in sella, poco importa, tanto si muore uguale oggi.
La prima asperità è il classico strappo ciottolato di Sant’Alessandro che porta verso le mura della città alta, tutto sotto controllo, per ora!
Scendiamo percorrendo la vibrante discesa sempre in pavè e ci dirigiamo prima verso Mozzo si comincia ad approcciare la bassa Val Brembana zig-zagando tra la strada secondaria e la ciclabile. Arriviamo a Ubiale e deviamo un attimo a sinistra, scaldiamo la gamba sulla rampa del paesino prima di attraversare San Pellegrino Terme e salire verso il borgo di Alino.
Qui si fa sul serio, sole a picco, zero ombra, pendenza che non molla, il gruppo si disgrega e arriva in cima alla spicciolata. Nel piazzale del paesino c’è il mitico Bone che regala pistole ad acqua ai partecipanti, come il Pianetti andava in giro a sparare per la valle ora anche noi abbiamo la nostra arma!
Discesa a bomba su San Giovanni Bianco, attraversiamo il fiume e si ricomincia subito a salire, stavolta sono ben cinque i chilometri di salita e la pendenza media è dell’11%.
Avete letto bene, si sale per cinque chilometri all’11%, sono circa le 13:45, fa un caldo tremendo e davanti a me la strada si impenna! Gli ingredienti perfetti per far scoppiare la crisi.
Ebbene si, perchè circa a metà della salita le gambe non ne vogliono sapere di girare, fortunatamente siamo nel bosco, ma cazzo che impresa arrivare in cima.
Prima di scollinare l’asfalto lascia spazio alla strada bianca, siamo in zona delle miniere di Dossena dove è posto il mitico ristoro: frutta, bibite, birra, polenta e funghi e torte a volontà! Semplicemente fantastico, pure con vista sulla valle, cosa vuoi di più?
Si riparte con lo stomaco pieno e la barra dell’energia come nei videogiochi è tornata verde, carichi a bomba per la terza salita lunga di giornata, quella di Pianca-Brembella.
Anche qui si parla di un’ascesa da cinque chilometri, meno dura della precedente, soltanto 10% di pendenza media! L’avevo già fatta questa salita, era tipo il 2011 se non ricordo male, non la ricordavo così dura però, a sto giro mi ha veramente segato le gambe in due.
Arrivato in cima prendo d’assalto la panchina e mi sdraio, siamo tutti belli distrutti, chi seduto nell’erba, chi sull’asfalto all’ombra, parlano in pochi e i pochi che parlano insultano il Cap che si difende dicendo che il percorso non l’ha disegnato lui, ma non ci crede nessuno!
La discesa sotto il sole regala dei bellissimi scorci su questa valle fin troppo bistrattata e forse fin troppo poco valorizzata a livello ciclistico, fortuna che ci sono i Pops!
Arrivati a Camerata Cornello la traccia porta verso una deviazione a prima vista insensata, ma per il tema del giro senso ne ha eccome. Si va infatti verso la locanda del Pianetti e il sagrato della chiesa dove l’anarchico uccise a colpi di fucile il parroco del paese, reo di avergli messo i bastoni tra le ruote per aver favorito fatti contrari al buon costume all’interno della sua locanda. Insomma, un personaggino niente male!
Dopo questo excursus riprendiamo velocemente la ciclabile della Val Brembana fino a Zogno, qui ci spostiamo sulla sinistra del fiume per affrontare lo strappo di Stabello e scendere più avanti al Put che Bala, ormai simbolo di Coppa Asteria!
Ecco che qui improvvisamente la luce si spegne, buio totale, energie finite. Dopo anni che non mi succedeva vengo preso da una crisi di fame devastante!
Serve una barretta gentilmente offerta da qualcuno in gruppo, non ricorodo chi, a ridarmi qualche briciolo di energia per affrontare le fottute pendenze di Ramera.
L’ultima asperità, bocca aperta, gambe che non ne vogliono sapere di pedalare, sono stanco, mi sono rotto anche un po’ le balle, ho mal di culo, ma per una volta l’Asteria senza tagliare qualcosa la devo portare a casa!
Arrivo in cima e Vitto, Cap, Flavio, Luca e Pietro mi stanno aspettando da tipo dieci minuti, ma davvero più di così non potevo andare, cotto, finito, distrutto!
Tornati finalmente a Edonè mi sparo due piatti di pasta e una doppia birra, giusto in tempo prima che chiudesse la cucina. Già, perchè sono praticamente le 19:00 di sera e chi si aspettava di arrivare così tardi?
Nonostante le gambe a pezzi e le madonne tirate a chi ha pensato a questo percorso non si può non amare Coppa Asteria, evento unico organizzato da questi pazzi de La Popolare, bici e cultura, fatica e storia, odio e amore, toccateci tutto, ma non le pendenze in doppia cifra! Ecco, magari l’anno prossimo le salite un po’ più corte però…
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