CARPI «Me l’hanno rovinata, è sempre stata una brava ragazza».
Con queste parole la madre di Monica Santi, la babysitter 32enne accusata di tentato omicidio e ascoltata ieri in carcere, definisce il periodo difficile affrontato dalla figlia dopo l’interruzione del rapporto lavorativo come segretaria.
Santi svolgeva l’incarico di segretaria amministrativa in una ditta. Un rapporto professionale che si è interrotto bruscamente e ha implicato il ricorso alle vie legali con tanto di avvocati. Si tratterebbe, secondo quanto emerge, di stipendi non pagati. E si allungherebbe l’ombra del mobbing su questo incarico passato.
Una situazione che ha segnato una svolta negativa nella vita della donna. E che potrebbe finire al centro di approfondimenti in sede di indagine per tracciare il percorso, nella personalità della 32enne, che l’ha portata al gesto di martedì mattina in via Arginetto, a Soliera.
La donna ha svolto la mansione di segretaria prima di trasferirsi in Francia. È qui che ha iniziato a fare la babysitter, nell’estate dello scorso anno. Un mestiere che ha poi continuato a Soliera, leggendo un’inserzione on line, quella della famiglia del piccolo di 13 mesi.
I genitori di Monica hanno abbracciato la figlia alla caserma dei carabinieri di Carpi, dopo l’arresto e sono stati disposti gli atti affinché possano avere il permesso di farle visita in carcere.
I coniugi Santi sono grandi lavoratori, il padre è andato in pensione come casaro. Hanno un appezzamento di terra da coltivare.
Monica è la loro unica figlia, si è laureata in Economia e commercio nel 2015 con una votazione superiore a 90.
Come ha dichiarato la madre, la donna è sola ma con molti interessi, tra i quali la fotografia, il disegno e la passione per il francese. Per questo, lo scorso anno, quando l’impegno come segretaria era terminato, è partita per la Francia dove ha trascorso il periodo estivo come babysitter. Lo scorso fine settimana, invece, avrebbe trascorso un weekend da sola a Forte dei Marmi.
La madre di Monica ha raccontato come la ragazza le facesse più domande su come si comportava da bambina, ad esempio, su quando ha iniziato a camminare, o a mangiare. Sul suo comportamento a quella tenera età, in modo da poterlo rapportare al bambino che accudiva. Dal momento che lei non ha figli, voleva attingere dall’esperienza della madre.
Anche la colf ha dichiarato agli inquirenti che Santi ha sempre svolto il suo lavoro in maniera attenta e accurata. Non sarebbe stata prevedibile, insomma, una tragedia come quella accaduta. l
S.A.
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