«Seguiamo i contatti del 21enne malato Oggi però nessun allarme: questo virus non è il Covid e non si trasmette facilmente»
MODENA. Attenzione sì, e magari anche un po’ di apprensione, ma nessun allarmismo, anche perché la situazione è molto diversa rispetto a due anni e mezzo fa. E diversa lo è anche la malattia, sia per la capacità di contagio, sia per la reazione in gran parte dei pazienti. All’indomani del primo contagio modenese da vaiolo delle scimmie - un 21enne tornato da una vacanza alle Canarie, attualmente in cura a casa in buona condizioni - a fare il punto della situazione è Giovanni Casaletti, direttore del servizio di Igiene pubblica dell’Ausl di Modena: «C’è un po’ di preoccupazione - spiega - perché veniamo dall’esperienza terribile di due anni di pandemia, però la situazione in questo caso è assolutamente diversa, anche perché la modalità di contagio di questa malattia che comincia a essere oggetto di attenzione sono molto diverse da quelle del Covid».
Ma come si trasmette dunque il vaiolo delle scimmie? «La possibilità di trasmissione attraverso le goccioline chiamate “droplet” è stata ammessa - precisa il dottor Casaletti - ma nella sostanza dei fatti il contagio avviene attraverso un contatto stretto, tra persone che convivono, che si sono abbracciate, che hanno avuto rapporti sessuali o che usano la stessa biancheria da letto». La trasmissibilità, insomma, non è la stessa che abbiamo visto in questi due anni e mezzo per il Covid, e di conseguenza cambia anche la modalità di isolamento per i contatti stretti di una persona risultata positiva al virus: «Quando c’è un contagio contattiamo i familiari e i conviventi - riprende il direttore dell’Igiene pubblica Ausl - magari nessuno di loro svilupperà la malattia, ma sono persone che vanno seguite quotidianamente per monitorare il loro stato di salute. In ogni caso, in assenza di sintomi, non è previsto alcun isolamento nemmeno per i contatti stretti».
Ma quali sono dunque i sintomi a cui prestare attenzione? «Si va dalle manifestazioni cutanee alla febbre - spiega ancora il dottor Casaletti - all’ingrossamento dei linfonodi. Il momento importante è proprio quello della manifestazione di questi disturbi, che spesso cominciano con qualche macchia sulla pelle, per poi andare verso lo sviluppo di papule, vescicole, e infine croste. Nel momento in cui cadono le croste, come per altre malattie cutanee, il rischio di trasmissione della malattia si riazzera». Il direttore dell’Igiene pubblica fa quindi notare che «si tratta di una malattia autolimitante: in sostanza, non esistono cure vere e proprie, e quando si è ammalati la cosa importante è avere una adeguata assistenza sanitaria. Per il resto, il nostro sistema immunitario è in grado in breve tempo di vincere questo virus».
Per quanto riguarda il 21enne modenese contagiato alla Canarie, «le sue condizioni sono buone - chiude Casaletti - e le persone che sono state in contatto con lui al momento non hanno avuto problemi particolari».l
