Il grido di allarme di agricoltori carpigiani che si sentono inascoltati «La flavescenza ci perseguita, nessuno capisce la gravità del problema»
i Paola Ducci
Si sentono inascoltati e non sanno più come chiedere aiuto gli agricoltori carpigiani che dal giugno del 2021 stanno segnalando senza avere risposte concrete un problema grave che riguarda i vitigni di produzione del Lambrusco. Si tratta della “Flavescenza dorata” una malattia delle piante di vite presente già sul nostro territorio e più diffusamente in tutto il nord Italia da oltre vent’anni causata da un insetto che fa da vettore, lo “Scaphoideus titanus”.
Hanno così scritto una lettera nella quale riportano tutte le loro preoccupazioni riguardo una situazione a parer loro trascurata dalle istituzioni e dalle cantine sociali. «Siamo un gruppo di viticoltori modenesi seriamente preoccupati per il futuro della nostra realtà produttiva – scrivono – Il periodo, come è noto, non è favorevole per mille motivi: mercati stagnanti, aggravi e rincari, complicazioni burocratiche a cui, in modo trasversale, si sono sovrapposti i riflessi della pandemia e del conflitto ucraino». «Già da giugno del 2021 – denunciano gli agricoltori – stiamo mettendo in evidenza una preoccupante recrudescenza della malattia senza però ottenere alcuna risposta da nessuno che adesso si è trasformata in una vera e propria emergenza poiché sta mettendo in ginocchio un’eccellenza del nostro territorio. Come risultato assistiamo a vigneti quasi totalmente colpiti, giovani impianti non più produttivi, migliaia di piante estirpate».
Gli agricoltori sottolineano inoltre che se in altre zone d’Italia di diffusione della malattia, in particolare Piemonte, Veneto e Trentino, sono stati stanziati sostegni straordinari, in Emilia Romagna ancora no perché non si sta dando il giusto peso al problema.
«Ci sentiamo perciò piccoli e inascoltati – continuano – A questo punto non si tratta più di far fronte alle solite avversità, per le quali già paghiamo lo scotto di condizioni ambientali sempre più estreme e strumenti di difesa inadeguati, ci troviamo davanti a un gigante che sta schiacciando l’intera viticoltura. Non c’è parso che le rappresentanze del mondo agricolo si siano attivate o abbiano dato risposte concrete. Anche le Cantine sociali, a cui conferiamo la nostra uva raccolta, stanno sottovalutando lo stato delle cose, lasciando noi singoli imprenditori con “il cerino in mano” come si dice di solito in situazioni del genere».
Gli agricoltori chiedono allora a gran voce una risposta, la più sollecita e tempestiva possibile, oltre alla messa in atto con urgenza di un piano di controlli sul territorio e misure economiche a sostegno di quelle aziende virtuose che si sono trovate travolte da una tale piaga.
«A nostro avviso – concludono – anche il Servizio fitosanitario sta sottostimando la situazione quando è invece è necessario intervenire al più presto».l