«Domenica scorsa col Milan abbiamo rischiato grosso»
SASSUOLO Che la partita contro il Milan sarebbe stata un delirio era chiaro da settimane, da quando cioè praticamente tutti i sassolesi, appassionati di calcio o meno, avevano iniziato a ricevere telefonate di persone, non per forza conosciute, già alla spasmodica ricerca di un biglietto per quella che sarebbe potuta essere la giornata più importante del campionato. Evidentemente l'allarme non è suonato abbastanza forte nelle orecchie giuste perché, diciamocelo, non è ne è andata dritta una.
Nei giorni precedenti al match il problema è stato il bagarinaggio, con tagliandi, spesso contraffatti, rivenduti a cifre folli. Il cambio nominativo senza alcun vincolo ha dato il la a un commercio sottobanco senza precedenti e la prelazione per gli abbonati neroverdi, che consentiva di acquistarne quattro in curva sud ha permesso a “tifosi” (ma forse non dovremmo chiamarli così) di arricchirsi, di fatto regalando il settore riservato alla squadra di casa ai supporters della squadra ospite.
Quando mai in uno stadio si è vista una cosa del genere? Mai. O meglio, mai se non al Mapei Stadium, dove questa situazione si era già creata diverse volte in occasione delle partite contro le cosiddette big. Veniamo al punto: è lecito che la società punti a riempire lo stadio quando può, è meno lecito però che questo vada a discapito della sicurezza e dell'incolumità dei tifosi neroverdi. Domenica si è toccato il fondo. La possibilità del cambio nominativo senza alcun vincolo ha fatto sì che in curva arrivasse di tutto, sarebbe bastato riservare i posti ai possessori di Sassuolo Card o ai residenti di Modena e Reggio Emilia per limitare i danni. La totale assenza di una zona di pre-filtraggio ha portato a ridosso dello stadio chiunque. La presenza nel settore di due soli stewards e di un paio di poliziotti in borghese non è stata sufficiente, come prevedibile, ad arginare liti, per fortuna prevalentemente verbali, e insulti nei confronti dei tifosi di casa. L'invasione di campo finale è stata solo la ciliegina sulla torta di una giornata da dimenticare.
«Il fatto di essere pochi non può essere una colpa e una giustificazione al fatto che subiamo di tutto – ci hanno raccontato alcuni tesserati del Sasol Club – paradossalmente siamo più tutelati in trasferta dove, a prescindere dal numero, siamo in un settore esclusivamente nostro, che al Mapei Stadium. La partita col Milan è stata un caso isolato, probabilmente non si era mai verificata una situazione così, con la squadra ospite in lizza per un trofeo che non vinceva da anni ma si poteva e si doveva fare di più in termini di sicurezza. Se i rossoneri avessero perso, cosa sarebbe successo? Anche noi avremmo voluto sportivamente applaudire il Milan campione alla fine, ma non è stato possibile».
Tutte domande lecite, come lecite sono altre considerazioni che esulano dalla condizioni straordinarie di domenica: «In generale, regna il malcontento tra i pochi che ancora seguono la squadra – proseguono i tifosi del Club – siamo disponibili ad avere un dialogo aperto e costruttivo con la società per cercare di ritornare ai numeri dei primi di anni di A, anche noi vogliamo riportare gente allo stadio e crediamo sia possibile farlo solo se si crea una sinergia tra noi e il Sassuolo, lo scambio di idee è fondamentale, perché crediamo sia utile far capire le nostre necessità e il nostro punto di vista, dato che l'obiettivo è comune».
Al di là delle partite della domenica, si sente la necessità di un riavvicinamento tra la squadra e la città nel quotidiano. Forse Sassuolo era stata abituata bene ai tempi di Eusebio di Francesco, quando era possibile assistere agli allenamenti per i primi giorni della settimana e scambiare due chiacchiere con allenatore e giocatori al Ricci o in giro per il centro. Ma non era forse questa la peculiarità? E non è forse questo che potrebbe aiutare a riavvicinare i vecchi supportes e ad averne di nuovi? La speranza è che, finita l'emergenza Covid, il Mapei Football Center possa riaprire le sue porte ai ragazzi che vogliono vedere da vicino Raspadori & Co e assistere ad un allenamento, per poi aspettare i propri idoli fuori per una foto a un autografo. Sassuolo era questo e ha bisogno di tornare ad esserlo. D'altra parte, mister Dionisi e i giocatori non si sono mai tirati indietro nelle poche occasioni concesse. Ricreare un legame con la città è la base per tornare a riempire gli spalti, tutelare chi su quegli spalti ci va è poi necessario affinché nessuno decida di rinunciare. È difficile pensare che la curva si riempia ogni domenica ma allora forse sarebbe il caso di riservare ai tifosi di casa uno spazio più piccolo ma che sia sempre e solo loro. Sono solo ipotesi, quello che è certo è che, in vista della prossima stagione e della campagna abbonamenti, un confronto tra le parti sia necessario.
«Noi ci siamo sempre stati e ci siamo», ci tengono a far sapere dal Sasol Club. l
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