L’imprenditore stava per finire in carcere prima del tentativo di suicidio. «Inadeguato al regime detentivo, serve pensarci»
SAN FELICE. Augusto Bianchini è fuori pericolo: i medici di Baggiovara lo hanno stabilizzato e ricoverato dopo il tentativo di suicidio di sabato pomeriggio. L’imprenditore di San Felice, condannato a nove anni in via definitiva nel processo Aemilia, è ora piantonato a vista in ospedale: nessuno pensa ad un’improbabile fuga, quanto invece l’obiettivo è quello di scongiurare un altro gesto estremo. Appena sarà dimesso, però, si aprirà la discussione sul suo futuro. Già sabato, infatti, i carabinieri avevano avuto indicazione di andarlo a prelevare a casa per trasferirlo in carcere a Modena. La sentenza emessa dalla Cassazione è già divenuta esecutiva, così come diverse altre già eseguite nella nottata, e al momento è assai probabile che l’imprenditore debba essere accompagnato al Sant’Anna. Il tutto nonostante abbia un quadro sanitario preoccupante a causa dell’età – ha 68 anni – e di problemi di salute che da tempo deve affrontare e che sono stati manifestati anche nel corso delle varie udienze che lo hanno visto dover testimoniare di fronte ai giudici nei vari procedimenti a suo carico. Nel perimetro clinico si inserisce anche la sua condizione psicologica, degenerata nel tentativo di togliersi la vita tagliandosi le vene nella sua casa di Rivara.
Tra coloro che gli sono sempre stati accanto in questi anni ci sono i suoi avvocati difensori, il professor Giulio Garuti e Simone Bonfante che sabato sono stati tenuti costantemente aggiornati dalla famiglia Bianchini sulle condizioni di salute di Augusto. «In questi casi – dice il prof Garuti – viene prima di tutto l’aspetto umano. Augusto Bianchini ha avuto una vita imprenditoriale di successo, ha certamente commesso errori, ma ribadiamo che non è un mafioso. Io sono preoccupato e come me dovrebberlo essere anche altri perché quanto avvenuto sabato pomeriggio è un campanello d’allarme. Ritengo, infatti, che il regime carcerario non sia adeguato ad un uomo già particolarmente provato per quanto avvenuto negli ultimi anni. Le sentenze si rispettano, certo, e noi lo facciamo, ma c’è una componente umana che non mi lascia tranquillo».
Il timore dell’avvocato Garuti è quella di un altro tentativo di gesto estremo che il 68enne sanfeliciano potrebbe elaborare in carcere. «La mia esperienza lavorativa e quella universitaria – annota il legale – mi portano a dire che Bianchini ha superato la prima soglia: ha già provato una volta a togliersi la vita, ha oltrepassato il freno inibitore della sopravvivenza. Proprio per questo temo che possa riprovarci. Ecco perché ritengo che il regime detentivo non sia la soluzione più adeguata e proveremo in ogni modo ad alleviare questa situazione, sperando che tutto quanto avvenuto possa essere tenuto in considerazione».
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