Gli adulti si ricordano di essere stati adolescenti? Ricordano le emozioni, gli impulsi, gli scontri, il desiderio di libertà? È questo il presupposto su cui si incentrerà “Back to the future! Ritorno all’adolescenza” un incontro che si terrà domani sera a Carpi alle 20.30, presso l’ Auditorium della Biblioteca Loria e in diretta online (per partecipare scrivere a famiglie@terredargine.it ). Tema della serata per il ciclo “L’avventura di educare” sarà l’adolescenza e il dialogo con i genitori. L’incontro è promosso dal Centro per le famiglie dell’Unione delle Terre d’Argine, in collaborazione con l’Istituto comprensivo Carpi nord e saranno presenti gli psicoterapeuti Maria Chiara Sacchetti, responsabile del Centro Tice di Correggio e psicologa dello spazio di ascolto dell’Istituto comprensivo Carpi Centro e Giulio Martinelli, psicologo dell’ Istituto comprensivo Carpi nord.
«In adolescenza, il conflitto e lo scontro con le figure genitoriali è un elemento tipico – spiega la dottoressa Sacchetti- cambia il corpo, cambiano le abitudini, i desideri, le aspettative dei figli. Cresce, insieme a loro, anche il desiderio e la necessità di assumere progressivamente autonomia come individui a se stanti, sempre più indipendenti rispetto al padre e alla madre, desiderosi di scoprire il mondo e restare in contatto con il gruppo dei pari. È allora un periodo di grandi scoperte, ma anche di insicurezze e inadeguatezze, l’adolescenza è un’avventura tanto per i figli, che entrano per così dire in un territorio inesplorato, che per i genitori, ai quali sembra di avere quasi a che fare con degli estranei, degli esseri nuovi, che si sono impossessati chissà come dei teneri bambini che, fino a qualche mese prima, erano i loro figli».
Dottoressa Sacchetti quali saranno i temi di riflessione che proporrete domani sera lei e il collega Martinelli?
«Cercheremo di essere di supporto ai genitori. Lo faremo facendo scendere in campo l’empatia ragionando sul tema della preadolescenza e adolescenza in generale per capire come si evolve la mente dei ragazzi in questa fascia di età sia dal punto di vista psicologico che celebrale. Non potremo poi esimerci dal fare un focus sugli impatti della pandemia sui giovani portando anche le nostre riflessioni pratiche su quello che noi, nel nostro lavoro quotidiano possiamo constatare durante gli sportelli di ascolto nelle scuole».
Come stanno in questo momento i ragazzi?
«Sicuramente non benissimo. Le conseguenze di questi due anni si stanno manifestando in modo molto significativo. Ciò che si osserva è un aumento importante delle difficoltà relazionali e sociali. In media, in ogni gruppo classe, su una ventina di alunni almeno 3 tendono all'isolamento. La pressione sociale su questi ragazzi è stata fortissima: spesso sono stati colpevolizzati perché considerati “untori della pandemia", sono poi stati costretti a lunghissimi periodi di isolamento, gli è stato tolto lo sport e le attività di tipo ricreativo e ogni possibilità di aggregazione, fondamentali nel periodo adolescenziale. Addirittura molti di loro hanno approfittato per nascondere il proprio disagio dietro alle mascherine e allo schermo del computer. La pandemia ha anche accentuato situazioni di disagio famigliare: laddove c’erano casi limite il Covid ha agito da detonatore di crisi profonde».
In pratica cosa possono fare i genitori per aiutare i propri figli?
«Mettersi il più possibile in una condizione di ascolto e osservazione dei propri figli, evitando costrizioni ma stimolandoli al recupero della relazione umana, in particolare tra pari. Importantissimo è non sottovalutare eventuali campanelli di allarme del disagio che possono verificarsi per poter agire in modo repentino in aiuto. Chi educa deve imparare a distinguere tra quella che è la ribellione adolescenziale, che è fisiologica dell’età, necessaria alla crescita e alla differenziazione dall’adulto e quelli invece che sono segnali di effettivo disagi sui quali invece è necessario intervenire».
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