L’accusa incalza un 25enne: «Le prese in casa mille euro di pensione». La difesa: «Falso, restò sempre a Pavullo»
Lama Mocogno. L’episodio aveva scosso tutti, per la brutalità estranea a un territorio come quello di Lama Mocogno, solitamente lontano da questo tipo di episodi criminosi. Adesso è arrivato in tribunale, dove è più che mai battaglia tra accusa e difesa.
Stiamo parlando dell’aggressione choc del 1° febbraio 2021 a nonna Angela, 75enne che quel giorno mentre se ne stava tranquilla sul divano della sua casa in Lama Bassa verso le 13.30 vide fare irruzione a piano terra un giovane vestito tutto di nero, con il cappuccio della felpa tirato sul viso, che secondo quanto riferito le gridò: «So che hai dei soldi in casa: dammeli o t’ammazzo!», dopo averla colpita in viso facendola sanguinare in una guancia. Lei andò a prendere la busta con la pensione appena ritirata e glieli diede. Al che lui svanì nel nulla. Una dinamica sconcertante, tanto che l’episodio balzò anche alla cronaca nazionale, con l’intervista all’anziana su Pomeriggio Cinque.
Per quanto accaduto, i carabinieri arrestarono il 25enne A.E., di origini marocchine ma residente sempre a Lama, a poche centinaia di metri dall’abitazione dell’anziana. Ieri per lui si è aperto il processo, davanti al collegio presieduto dal giudice Ester Russo (e composto con i giudici Danilo De Padua e Donatella Pianezzi). Il pm Monica Bombana ha chiamato a testimoniare i carabinieri che condussero l’operazione, a partire dal luogotenente Antonio Monteleone, comandante del Norm di Pavullo. Ha spiegato che in collaborazione con i colleghi di Lama (brigadiere Riccardi) il giovane venne individuato alle 14 a bordo del bus Seta diretto a Pavullo, e quindi fermato verso le 16.20 nella stazione delle corriere. Appena vide i carabinieri, il 25enne tentò di scappare sulle scale che salgono su a Palazzo Domus, ma venne subito bloccato.
I sospetti erano caduti su di lui a seguito della descrizione fornita dall’anziana, alla luce anche del fatto che era già conosciuto alle forze dell’ordine per alcuni piccoli precedenti (droga e guida in stato d’ebbrezza). «Gli abbiamo chiesto se aveva fatto delle sciocchezze e lui ammise la rapina» ha riferito Monteleone, citando a conferma degli spostamenti del giovane quel giorno (da Lama a Pavullo e viceversa) anche gli orari dell’agganciamento del suo telefono alle celle. Il giovane stesso poi condusse i carabinieri al reperimento della giacca nera che aveva gettato poco prima nel cassonetto di fronte alla stazione, e poi a casa sua dove consegnò 600 euro (in pezzi da 50) quale parte rimasta del bottino.
Da parte sua la difesa, attraverso l’avvocato Angela Pigati, ha riferito che il giovane dopo quel momento di spavento ha ritrattato tutto, negando di essere lui l’autore della rapina, e fornendo a supporto le testimonianze di alcuni amici e conoscenti che hanno riferito di averlo visto in stazione a Pavullo verso le 13.30, orario presunto di rapina. Il pm però ha messo in luce alcune contraddizioni nella loro testimonianza. Se ne riparla il 22 giugno, quando dovrebbe essere sentita anche nonna Angela, impossibilitata ieri a deporre per problemi di salute. Non si è costituita parte civile.
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