All’uscita della metropolitana alla stazione di Rho Fiera Milano il primo edificio che svetta è il nuovo ospedale Galeazzi, un palazzone color bianco latte, alto 16 piani e che sarà operativo da settembre 2022 portando a Mind circa 9 mila persone al giorno tra pazienti e operatori sanitari. Poi, dopo un percorso di circa un chilometro, in cui da bravi “umarell” i milanesi possono ammirare i cantieri – le cui cesate sono state lasciate volutamente in plexiglas trasparente – si arriva al Decumano: 1,6 chilometri di strada che nel 2015 oltre 22 milioni e 200 persone arrivate da tutto il mondo percorrevano per ore e ore sotto il sole per osservare da vicino i 53 padiglioni dell’Esposizione Universale. Quella che cambiato il corso di Milano. E che esattamente sette anni dopo, nello stesso week end che fu quello del primo maggio 2015, torna a aprirsi al pubblico. «Certo, mi ha un po’ delusa, mi aspettavo fosse molto più “costruito”», commenta Carla, 38 anni, accorsa al Milano Innovation District insieme al marito Giulio e al figlio Matteo. «Ma diamogli una chance, devono ancora finirlo: è anche una bella idea riqualificare un’area così grande».
I nuovi “padiglioni”
Sette anni, d’altronde, sono un tempo lunghissimo e sufficiente per creare aspettative. Ma l’apertura di quest’area da oltre un milione di metri quadrati che è il più grande distretto di riqualificazione urbana d’Italia e tra i primi cinque d’Europa, in quella che è stata chiamata la “PrimaVera Mind” è in realtà un’unicum: i visitatori, infatti, entrano in un cantiere a cielo aperto in cui una parte del progetto è già stato portato a termine – basti pensare appunto all’ospedale Galeazzi, a Astrazeneca che ha inaugurato mercoledì la sua nuova sede, a Human Technopole che ospita già oltre 200 ricercatori e ne avrà a regime tra tre anni 1200, il Berkeley SkyDeck, l’acceletatore della California che ha scelto di aprire qui la sua unica sede estera – e un’altra deve ancora concludersi. L’università Statale di Milano, ad esempio, aprirà qui il suo campus scientifico entro il 2025 prendendo il posto di quello che durante Expo2015 era il padiglione della Biodiversità e di paesi come l’Indonesia; Esselunga tra qualche mese porterà un punto vendita e un un bar Atlantic. E molti altri: soprattutto startup e aziende che si occupano di innovazione. Perché a Mind sono due i filoni che hanno gettato le basi per la nascita del nuovo quartiere milanese: Scienze della Vita e Città del Futuro. Entrambi portati a realizzazione sia grazie a partner pubblici che privati. Proprietaria dei terreni di Mind è Arexpo, la società pubblica (3,7 milioni di euro di utile nel 2021) che ha dato in concessione per 99 anni 480 mila metri quadrati alla multinazionale australiana Lendlease, per una cifra complessiva di circa 2 miliardi di euro.
Il nuovo quartiere
«La cosa bella di aver riaperto oggi – spiega Stefano Minini, Project Director di Mind per Lendlease – è che ora la città può riappropriarsi del Decumano, che diventa una strada di Milano, un posto in cui venire a passeggiare, divertirsi, chi vuole può lavorare». Già da lunedì, infatti, l’ingresso all’area sarà libero: tra le costruzioni, sotto i gazebo di glicine, ci sono postazioni per lavorare dotate di presa per la corrente. E il wi-fi è gratuito e libero per tutti. «L’obiettivo è rendere Mind un vero quartiere per Milano, i milanesi e chiunque passi di qua: come si va a fare un giro a Isola, nei prossimi si potrà passare una giornata qua», aggiunge Laura Pellegrinelli, che sempre in Lendlease ha il ruolo di Place Making Development Manager. Per questo nessuno degli attori dell’area ha voluto attendere che l’intero West Gate – cioè l’area di Mind più prossima all’uscita delle metropolitana – fosse conclusa. «Vogliamo che la comunità si senta parte della crescita di Mind mentre questo viene costruito, anche perché questo ci consente di capire se il luogo è pensato bene per chi lo deve vivere». In quest’ottica nelle prossime settimane sarà realizzata un’area dedicata allo sport, con campi da basket, volley e beach volley che saranno completamente gratuiti e aperti a chiunque, senza necessità di prenotazione; così come un’area per lo svago con luoghi in cui fare aperitivi, conversare e attrezzati con tavolini da ping pong. Oltre alle realizzazioni artistiche, come quelle di Andreco, artista che ha realizzato due grande streepainting: uno lungo il Decumano che traduce l’interazione tra i colori e il sole – per cui è possibile “sentire” la temperatura di un quadrante colorato più o meno esposto alla luce solare – e un altro alla base dell’Albero della Vita, simbolo di Expo2015 e rimasto come simbolo anche di Mind.
Le reazioni dei primi visitatori
Sabato la folla è arrivata timidamente, ma tra le 11 e le 13 c’erano già stati oltre 800 ingressi. Principalmente famiglie con bimbi piccoli, che hanno potuto partecipare a diverse attività. Come Gabriele, 4 anni, che ha imparato i rudimenti della scherma grazie alla pazienza dei due campioni del mondo under 20 di Sciabola maschile a squadre – Edoardo Cantini e Pietro Torre – che sono stati “arruolati” per l’inaugurazione. Oppure “Olli”, di nove anni, che con la sorellina più piccola sta maneggiando costruzioni di legno per realizzare edifici ecosostenibili. «Era venuta conn noi a Expo ma non ricorda nulla», racconta il papà, Giovanni, che di Mind è anche un dipendente. «Volevo far conoscere alle mie figlie e a mia moglie il luogo in cui vengo ogni giorno a lavorare e credo che ne siano rimaste contente».
Ma nel primo sabato di apertura molte sono anche state le coppie o i gruppi di amici under 40. Michela e Marta, entrambe originarie di Massa, sono arrivate in auto. Anche loro avevano visitato Expo e da sette anni – a esclusione di una rapida incursione per il concerto di Eminem nel 2017 – non c’erano più tornate. «È molto straniante essere qui e vedere che è tutto cambiato», commenta Marta. «Ma sembra un posto con delle potenzialità e sono molto curiosa di vedere come sarà una volta finito». Della stessa idea sono Sara e il fidanzato Luca, entrambi 29enni e che vivono per lavoro a Milano. Si aggirano tra un padiglione e l’altro cercando di ricordare cosa ci fosse sette anni fa. «Ma non ci viene più in mente», ammettono. Però poi confessano: «Una serata qui con gli amici? Perché no, in fondo è pur sempre Milano».