Il professionista ha inviato una Pec per conto di un cliente a incarico revocato La barista, che lo ha denunciato, protesta: «Danni per più di 200mila euro»
SASSUOLO Ha inviato una Pec cutilizzando il codice identificativo del suo cliente, quando l’incarico gli era stato revocato.
È stato condannato a sei mesi, pena sospesa, il consulente 38enne che opera tra Modena e il distretto ceramico, per sostituzione di persona. Il professionista è stato assolto dalle altre tre accuse a suo carico, scaturite dalla denuncia sporta dai gestori del bar di un parco di Maranello, ovvero: appropriazione indebita, tentata violenza privata e lesioni.
La sentenza a carico del consulente è stata pronunciata ieri. Il pubblico ministero aveva chiesto la pena di nove mesi, mentre la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Edoardo Salsi - le parti civili, madre e figlio, sono difese dall’avvocato Enrico Fontana - aveva chiesto l’assoluzione affermando, in particolare, che l’appropriazione indebita atteneva documenti stati restituiti, dal momento che veniva lamentata la non disponibilità, ma secondo la difesa non sarebbero stati ritirati. La parte offesa lamentava che l’imputato li avrebbe fatti fallire creando un danno di qualche centinaia di migliaia di euro, ma la difesa anche in questo caso ha respinto l’accusa, dal momento che dai conti risultava già un debito di 65mila euro nei confronti dell’Agenzia delle entrate.
Per quanto riguarda le lesioni, invece, la difesa aveva dichiarato che non c’erano state e, d’altra parte, il furto di identità non sarebbe provato.
Per quanto riguarda la condanna per sostituzione di persona, riguarda un furto di identità consistente nell’invio di una mail di posta certificata: per accedere a questa casella serve un Id, ovvero un codice identificativo.
Il consulente lo ha usato quando non era più un suo cliente, senza autorizzazione, quando l’incarico è stato revocato. Da qui scaturisce la condanna inflitta ieri a sei mesi, pena sospesa, non menzione della condanna. Il giudice ha stabilito che in sede civile verrà liquidato l’eventuale risarcimento del danno.
«La contestazione di “finto commercialista” non è stata provata – spiega l’avvocato difensore Edoardo Salsi – Il processo ha fornito un’altra verità. Sicuramente ricorreremo in appello per ottenere un’assoluzione totale anche dall’ultimo capo d’imputazione. Sicuramente siamo contenti perché dopo quattro anni almeno una buona parte di contestazioni sono state disattese, specialmente le accuse iniziali, alle quali non c’è stato nemmeno un seguito. L’accusa di essere un falso commercialista non solo non è stata portata avanti, infatti, ma anche l’azione processuale specifica il contrario».
La denuncia contro il consulente era stata presentata dalla barista con attività in un parco di Maranello e dal figlio. I due addossavano la colpa dei danni subiti nella gestione dell’esercizio a questo consulente: in realtà, secondo la difesa, stava cercando di risolvere una situazione drammatica in partenza. Il danno sarebbe stato quantificato tra i 200 e i 300mila euro.
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