MODENA Per anni la mafia siciliana è rimasta marginale in territorio modenese. Non che non esistesse, ma ha sempre tenuto un profilo talmente basso da non essere considerata un’emergenza immediata. Eppure qualcosa inizia a muoversi come emerge da un’indagine dei carabinieri di Catania. “Sotto Scacco” ha portato a 40 indagati di cui due residenti nel bolognese con interessi lavorativi in società attive nel commercio di ortofrutta con sede nelle province di Bologna e Modena. Sarà un caso, ma la Dia lo evidenzia.
Alcuni episodi e attività investigative hanno invece messo in luce taluni elementi che fanno riferimento a sodalizi criminali campani, confermando un interesse dei clan dei Casalesi per il territorio modenese quale possibile area di reinvestimento dei proventi delle attività illecite. È il caso dell’operazione “Minerva” del 20 gennaio 2021 con 34 indagati e il sequestro preventivo di beni e disponibilità quantificati in circa 8,3 milioni. L’indagine della Finanza trae origine dall’approfondimento di una serie di operazioni commerciali compiute prevalentemente nel settore dell’edilizia da un gruppo di soggetti che ruotavano attorno a consorterie criminali radicate nella provincia di Caserta, ma con ramificazioni anche nel modenese. Tra le persone coinvolte c’erano anche i fratelli Raffaele e Giuseppe Diana, detto “Peppe ’O Biondo”, ritenuto elemento organico del clan. Erano loro, in una terra che da decenni attira gli interessi del gruppo ed in particolare del gruppo Schiavone, a far girare il denaro illecito grazie a fatture per prestazioni inesistenti o a operazioni di riciclaggio attraverso successivi prelievi in contanti, spesso effettuati da prestanome che tra l’altro percepivano il reddito di cittadinanza.
Il 12 marzo 2021 scatta invece “Perseverance” che vede impegnati polizia di Stato di Reggio e Nucleo Investigativo dei carabinieri di Modena nell’ultimo filone generato da Aemilia. Ci sono 10 indagati ed emerge la forza di intimidazione del gruppo ’ndranghetista attraverso l’esecuzione di pericolosi attentati incendiari ai danni di coloro che ne hanno ostacolato gli interessi criminosi, praticando l’usura e l’imposizione delle forniture ed effettuando il “recuperi credito” di natura sostanzialmente estorsiva. Il tutto avviene mentre il gruppo si accaparra diverse attività imprenditoriali, solitamente intestate a compiacenti prestanome, in particolare nel settore della edilizia, dei trasporti e della ristorazione.
Ma se nel Modenese non è ancora accertata la criminalità organizzata pugliese (presto però si dovrà parlare dell’assalto al portavalori in autostrada), emergono le attività criminali delle associazioni criminali straniere. Significativa in tale contesto è l’operazione “Trexit” conclusa a Modena e Reggio Emilia il 12 gennaio 2021 dalla polizia di Stato che ha smantellato tre consorterie criminali. I gruppi, due dei quali composti da cittadini albanesi e il rimanente da marocchini, erano dediti al traffico anche internazionale di ingenti quantitativi di cocaina destinata alle piazze di spaccio tra le due città emiliane, nonché in altre aree del nord Italia. Le attività investigative hanno portato all’applicazione di 29 misure cautelari e hanno consentito di appurare come la droga arrivasse dall’Olanda a bordo di autovetture adottando abili sistemi di occultamento.
Il 9 marzo la Polizia di Modena ha invece portato a termine l’operazione “Sacca”, smantellando una consorteria multietnica composta da 23 soggetti tra albanesi, tunisini, nigeriani e filippini. L’operazione, che prende il nome dal quartiere modenese dove si svolgeva prevalentemente l’attività, aveva preso avvio dalle numerose segnalazioni dei residenti e ha permesso di smantellare una delle “piazze” più attive di Modena consentendo di ricostruire un vasto traffico di droga e spaccio tra shaboo, cocaina, eroina e marijuana. Complessivamente l’operazione ha portato al sequestro di 24mila euro in contanti e 14 chili di droga.
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