Lo scenario da far tremare i polsi sarà tratteggiato nei dettagli domani in una riunione della segreteria dem
Se l’Italia e l’Europa decideranno di adottare la misura più drastica di un embargo totale del gas russo, la crescita del 2022 del nostro paese sarà azzerata e servirà una manovra da 30-40 miliardi per bilanciare gli effetti della recessione. Questo scenario da far tremare i polsi, proprio quando si vedeva la luce in fondo al tunnel della pandemia, sarà tratteggiato nei dettagli domani in una riunione della segreteria dem da Enrico Letta e dal responsabile economico del Pd, l’ex viceministro Antonio Misiani.
Ma i vertici dem alle 18 ne discuteranno insieme al ministro della Transizione ecologica, Stefano Cingolani, in un webinar su «Come superare la dipendenza dal gas russo e tutelare famiglie e imprese», con numerosi esperti e parlamentari. Misiani in queste ore, su mandato di Letta, sta infatti mettendo a punto una serie di proposte da adottare, nel caso fossero accettate da Mario Draghi, subito dopo la presentazione del Def da parte del governo. Proposte che scontano due scenari possibili: il primo più drastico e il secondo di impatto inferiore, che comunque dovrebbe portare a versare 300 euro come una tantum nelle tasche degli italiani per assorbire in parte gli effetti del carovita dovuto all’esplosione dell’inflazione e al rincaro delle materie prime.
«Stiamo costruendo un pacchetto di proposte per il rilancio dell’economia - spiega Misiani - che guardino a quello che stanno facendo altri paesi. L’ulteriore escalation in Ucraina introduce variabili di grande impatto, come l’embargo di forniture di gas e petrolio, decisione di tale portata che va affrontata a livello europeo».
Dunque anche se per il Pd trattasi di una sanzione impegnativa ma necessaria, se venisse decisa una misura di questo genere l’impatto sarebbe un quasi azzeramento della crescita nel 2022, se non un segno negativo: «Vorrebbe dire una manovra di grande portata, anche assistita da un qualche strumento europeo come fu il “Sure” ai tempi della pandemia».
SCENARIO SPAVENTOSO
Ora, considerando che con i fondi Pnrr da spendere, la previsione di Confindustria prevede una crescita dell’1,9%, senza incorpare l’embargo, se venisse deciso costringerebbe l’Italia a costruire una manovra rilevante, da 30-40 miliardi di euro.
L’OPZIONE DUE
In ogni caso, andrebbe subito adottata, entro aprile, una manovra pari a meno di un punto di pil, mettendo sul piatto circa 15 miliardi, per aiutare famiglie e imprese a reggere l’inflazione schizzata su e a bilanciare la gelata dell’economia prodotta dall’incertezza e la paura.
Una nota positiva però c’è: dalle ultime stime, pare che i conti vadano meglio del previsto e la previsione di deficit sia migliore: «Dunque usiamo tutto quel margine e se servissero altri fondi, lo scostamento di bilancio non può essere un tabù in questa situazione. Insomma - dice Misiani - facciamo quel che serve come altri paesi europei. Subito un intervento da 15 miliardi e poi un altro se si procederà all’embargo del gas russo»
UN TAGLIO DEI CONTRIBUTI
Nel dettaglio, si tratterebbe di procedere entro aprile a un taglio contributivo per lavoratori dipendenti e autonomi, come quello fatto dalla Germania, corrispondente a circa 300 euro da far defluire nelle tasche dei lavoratori. Inoltre, una detassazione di aumenti contrattuali per favorire i rinnovi e altre misure di sostegni per imprese, enti locali e regioni.