La famiglia che abita nelle vicinanze sconvolta dall’accaduto E così chi lavora nel frutteto: «Fatto inimmaginabile»
MARANELLO. Sebbene gli inquirenti abbiano tenuto il più stretto riserbo, il fatto che i resti trovati fossero ossa umane è diventato evidente quando nel tardo pomeriggio di sabato si è visto arrivare il furgone delle onoranze funebri Silingardi a prendere in consegna ciò che era stato recuperato.
E per chi abita o lavora nelle vicinanze è stato un po’ uno choc: è agghiacciante vivere a pochi metri dal luogo in cui è stato compiuto qualcosa di orrendo, indipendentemente dal fatto che chi ha nascosto il sacco possa essere l’assassino o meno. Il solo pensare a ossa umane che hanno “aspettato” tanto tempo a cielo aperto, senza una sepoltura, fa venire i brividi.
«Io stanotte ho avuto un incubo – confida Simona Venturelli, che vive con la sua famiglia nel caseggiato sull’altura che domina il torrente, assieme a quella della sorella Sonia – ho sognato una cassettina piena di ossa che venivano trovate in un campo, e che io rimanevo bloccata a guardare quei frammenti… Una cosa spaventosa, per fortuna che mi sono svegliata. E per fortuna che io non ho visto niente del ritrovamento vero, altrimenti chissà cosa avrei potuto immaginarmi».
L’accaduto ha sconvolto la tranquilla vita di questo posto sull’altura, chiamato Val di Ronco, che sembra un piccolo paradiso in mezzo al verde. Suo marito Mauro Gandolfi ha dato ai carabinieri un badile, che si è reso necessario per gli scavi che sono stati effettuati nel terriccio attorno al sacco, alla ricerca di ulteriori frammenti ossei. «So che hanno scavato un po’, forse alla ricerca di altri reperti o di tracce comunque utili alle indagini – dice – sono stati molto cortesi con noi, ma non hanno voluto che ci avvicinassimo, ed è comprensibile data la delicatezza delle indagini. È terribile pensare che qui vicino è stato trovato un cadavere, l’esito con tutta probabilità di un omicidio. Non avrei mai pensato che un giorno avrei visto una cosa del genere, anche se è vero che sull’Estense passa di tutto».
L’area di sosta all’esterno della curva all’altezza del ritrovamento è piena di sporcizia: evidentemente è “vissuta” da individui non troppo ligi alle regole. C’è chi riferisce anche di episodi di spaccio in passato.
Ma nessuno poteva immaginarsi un’escalation criminosa di questo tipo. Inorridito dall’accaduto anche Gianni Barone, che con suo figlio Enrico cura in modo meticoloso un frutteto coltivato ad albicocche dall’altro lato dell’Estense, a sinistra scendendo: «Sabato sono passato per caso e ho visto tutte quelle macchine dei carabinieri parcheggiate lì – racconta – ma all’inizio non mi ero preoccupato più di tanto: pensavo che avessero preso qualche pirata della strada. Poi ho visto che rimanevano lì tanto e che a fine pomeriggio sono arrivate anche le onoranze funebri: evidentemente c’era stato un morto. Non pensavo però che si trattasse di qualcuno fatto a pezzi e chiuso in un sacco, mi viene il voltastomaco solo a pensarci. E anche una certa paura: noi andiamo sempre lì al Tiepido, a una cinquantina di metri da quel punto, a prendere l’acqua per l’irrigazione: potremmo trovarci allora anche noi un pezzo d’osso che viene fuori dal terreno un giorno? Non ci voglio pensare, spero che sia tutto finito così. E che trovino in fretta chi ha compiuto una cosa del genere: ci sono delle telecamere nel distributore di benzina qui vicino, ma non so se possono aver registrato qualcosa di utile alle indagini».
© RIPRODUZIONE RISERVATA