MODENA. «Lo giuro!». Il grido all’unisono esplode nel Cortile d’Onore dell’Accademia Militare. E subito dopo risuona l’Inno di Mameli mentre dalla tribuna centinaia di spettatori da tutti Italia fanno video e foto: sono i familiari, fidanzate e fidanzati dei 230 cadetti e cadette del 203° Corso “Lealtà”.
Nelle loro eleganti divise ottocentesche, con fucile e baionetta caricata ai piedi e protesi in avanti, seguendo un ufficiale che, con sciabola e gesti solenni, dirige la cerimonia, assistono al momento più atteso della formazione di ogni militare: il giuramento. E in questo caso, avvenendo nella massima istituzione formativa militare nazionale, l’Accademia di Modena, il giuramento si lega al rituale dell’onore alla bandiera e alla Lettura della Pergamena che crea un vincolo tra i partecipanti.
Una bandiera, quella dell’Accademia, che risale alle origini della nazione. È stata mostrata per la prima volta nel 1797 proprio nelle sale dell’ex Palazzo Ducale diventato sede dalla Repubblica Cisalpina e da allora ne è diventata il simbolo.
È stata una cerimonia essenziale, tutta rivolta alla scuola militare, priva di ogni accenno al mondo esterno e soprattutto all’invasione russa dell’Ucraina. L’unica menzione è arrivata proprio dal capo supremo delle forze armate italiane, il capo di stato maggiore della Difesa ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone. Ne ha fatto cenno ai cadetti, «come testimoni tristi di quanto sta avvenendo», per le forme di combattimento con schemi antichi che sembravano superati come carri armati e artiglieria pesante ma ricordando anche la “cyberwar” in atto sottotraccia, senza vittime ma con grande virulenza.
Di qui la sfida contro quello «spazio prima della battaglia» fatto di «lotta contro una violenza creata da una manipolazione costante e sistematica dei dati di conoscenza, di propaganda, disinformazione, fake news, mass media distorti. Questo è un terreno che dovremo affrontare e sul quale – ha aggiunto rivolto ai cadetti – avrete sicuramente un orizzonte profondo su cui misurarvi».
Nessun accenno alla politica militare italiana rispetto al caso Ucraina e nessuna domanda specifica. Ieri era il giorno dei cadetti, e così è stato.
La cerimonia ha avuto inizio con tante marce militari suonate dal reggimento Granatieri di Sardegna, in tradizionale divisa da parata, accompagnate dall’ingresso del 202° corso “Onore” e dal 203° Corso “Lealtà”, che poi ha giurato. Davanti ai cadetti sono passati in rassegna il comandante dell’Accademia generale di brigata Davide Scalabrin, il comandante di stato maggiore dell’esercito generale Pietro Serino e l’ammiraglio Cavo Dragone.
Ciascuno ha portano i propri auguri e ricordando i tempi in cui avevano iniziato anche loro la carriera di ufficiali dell’esercito o dei carabinieri. Ciascuno ha esortato a seguire non solo il codice militare e la virtù etica di ufficiale, ma anche considerando la storia unica di un esercito legato a una democrazia e quindi a decisioni assembleari, nata nel Mediterraneo e sviluppatasi fino ad oggi.
Come ha detto il generale Serino: «Sentiamo sempre più il bisogno di persone che stiano coi più deboli, che sappiano stare nelle istituzioni con disciplina e onore. Abituatevi all’obbedienza e all’autocontrollo. Imparate ad agire con misura, sobrietà e rigore. Mettete la fraternità al centro della vita del vostro corso».
Al termine della cerimonia di giuramento, i cadetti hanno sfilato per piazza Roma marciando e cantando davanti agli spettatori e ai passanti. Una giornata di festa per l’Accademia che, dopo le restrizioni Covid, sta tornando alla vita pubblica della città. E il giuramento di ieri davanti agli occhi di centinaia di persone, ne è stata una prova.
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