Nel giorno dell'attesa telefonata tra il presidente americano Joe Biden e l'omologo cinese Xi Jinping (la prima da quando ha avuto inizio l'invasione russa in Ucraina), Vladimir Putin si prende la scena e arringa la folla allo stadio Luzhniki di Mosca dove ha organizzato i festeggiamenti per l'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea. Prosegue intanto l'offensiva di Mosca in Ucraina. Nelle prime ore del mattino ci sono state tre forti esplosioni nella zona dell'aeroporto civile di Leopoli. Almeno 45 morti in un attacco missilistico contro caserme dell'esercito ucraino nella città meridionale di Mykolaiv. Nessun morto e un ferito grave nell'attacco al teatro rifugio di Mariupol: è il bilancio delle autorità locali. Ci sono ancora 1.300 persone nei sotterranei del teatro. Kiev si avvia ad un'altra notte di coprifuoco.
IL PUNTO SUI NEGOZIATI
La speranza è che gli spiragli degli ultimi giorni si trasformino presto in un reale accordo per il cessate il fuoco e la fine dei bombardamenti russi sulle città dell'Ucraina. Ma il clima resta teso e il botta e risposta tra i negoziatori sembra dimostrarlo, e indica come la strada verso la pace sia ancora in salita. Così Vladimir Medinsky, che guida la delegazione russa, spiega come Mosca e Kiev siano a metà del lavoro sul cruciale nodo della smilitarizzazione dell'Ucraina, e che le posizioni sulla neutralità di Kiev e la sua rinuncia alla Nato sono adesso più vicine. Ma allo stesso tempo ribadisce con forza come sul Donbass non si tratta: "Su questo non torneremo mai indietro".
L'uscita però non è piaciuta a Kiev. Così la replica da parte di Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente Voldymyr Zelensky e capo dei negoziatori ucraini, è arrivata a stretto giro: "Le nostre posizioni restano le stesse: cessate il fuoco, ritiro delle truppe e rigide garanzie di sicurezza con formule specifiche". Rincara la dose Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Zelensky: "Sia chiaro, non ci arrenderemo mai". E se da una parte "i negoziati continuano, in videoconferenza, e si svolgono più volte al giorno", dall'altra "ci sono tante informazioni che arrivano e un po' di confusione in proposito".
Sul suo canale Telegram il consigliere dell'ufficio di presidenza ucraino Oleksiy Arestovych afferma come la "fase attiva" della guerra dovrebbe concludersi in due, tre settimane, dicendosi certo che "se i russi dovessero aggiungere alcune riserve da qualche parte, provare ad andare all'offensiva, finirà comunque con la loro sconfitta". Ecco allora che "a metà aprile, o alla fine di aprile, i residenti di Kiev che se ne sono andati potranno tornare a casa".
IL "MIRACOLO" DI MARIUPOL
Nessuna vittima è stata trovata finora sotto le macerie del teatro-rifugio, diventato simbolo della resistenza della città martire nel sud-est dell'Ucraina assediata dalle forze russe, dove i combattimenti continuano ad avanzare, fino a raggiungere il centro. Il raid si era consumato mercoledì. L'edificio, dove si erano rifugiate oltre mille persone, prevalentemente donne e bambini, è rimasto semidistrutto e fra macerie e detriti per giorni si è temuto un bilancio shock, l'ennesima strage di civili.
Di stamattina l'ultimo appello direttamente del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che aveva parlato di 130 persone salvate e "altre centinaia ancora sotto le macerie", mentre le autorità locali segnalavano 1.300 rifugiati ancora nei sotterranei dell'edificio. I soccorsi sono proseguiti anche sotto le bombe, fino a quelle parole che nessuno davvero si aspettava o sperava di leggere: "Stando a informazioni preliminari, non ci sono morti. Risulta invece esserci una persona gravemente ferita", ha scritto su Telegram il consiglio municipale di Mariupol.
LA SFIDA DI PUTIN
"Non c'è amore più grande di dare la propria vita per i propri amici": Vladimir Putin arriva a citare il Vangelo secondo Giovanni per giustificare la sua aggressione all'Ucraina. Le parole del presidente russo riecheggiano in uno stadio di Mosca gremito all'inverosimile, in un tripudio di bandiere russe e vessilli con la ormai famigerata Z simbolo dell'invasione. E al mondo che dubita del successo della sua operazione militare invia un gelido messaggio: "Sappiamo esattamente cosa fare. Come e a spese di chi. E attueremo tutti i nostri piani".
Così, dopo i minacciosi passaggi televisivi dei giorni scorsi, Putin si concede un bagno di folla altrettanto inquietante, proprio mentre Joe Biden parla al telefono con Xi Jinping e a Kiev, Leopoli, Mariupol e molte altre città ucraine continuano a piovere le bombe su uomini, donne e bambini. L'occasione è l'ottavo anniversario dell'annessione della Crimea da parte della Russia, che nel 2014 fu motivata - ribadisce il capo del Cremlino - dal "genocidio" perpetrato dalle forze nazionaliste e naziste ucraine. Affermazioni accompagnate dall'ovazione dei sostenitori in delirio, decine di migliaia di persone che riempiono lo stadio Luzhniki (quello della finale dei mondiali di calcio del 2018) in cui va in scena l'altra Russia, distante anni luce dalle migliaia di manifestanti finiti in cella nella capitale, a San Pietroburgo e in tutto il Paese per aver avuto il coraggio di protestare contro la guerra.
A rovinare un po' la festa solo la brusca interruzione della diretta sulla tv di stato mentre il leader era a metà del suo intervento. "Un problema tecnico", spiegherà poi il Cremlino, un incidente che a qualcuno però potrebbe costare caro.
TELEFONATA BIDEN XI
Joe Biden incassa un'apparente apertura e un segnale di distensione da Xi Jinping dopo una telefonata di quasi due ore sulla guerra russa in Ucraina. Un colloquio che, come ha notato anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio, non avrà fatto piacere a Vladimir Putin, sempre più isolato e trasformato in un paria dal commander in chief, che lo ha bollato come un "criminale di guerra" e un "dittatore assassino". Dai resoconti diffusi dalle fonti ufficiali di Pechino, il presidente cinese non ha condannato l'attacco di Mosca né si è impegnato a non aiutare il Cremlino, con cui il mese scorso ha suggellato un'amicizia "senza limiti". Ma ha insistito sulla necessità del dialogo e del negoziato, nonché sulla responsabilità comune di Usa e Cina a impegnarsi per la pace nel pianeta, facendo un primo passo per uscire dalla sua "benevola neutralità". "La crisi ucraina è qualcosa che non avremmo voluto vedere e gli eventi mostrano di nuovo che i Paesi non dovrebbero venire al punto di scontro sul campo di battaglia perché il conflitto e il confronto non sono nell'interesse di nessuno, e la pace e la sicurezza sono ciò di cui la comunità internazionale dovrebbe fare maggiormente tesoro", ha detto Xi. "Come membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu e come principali economie mondiali, non solo dobbiamo guidare lo sviluppo delle relazioni Cina-Usa sulla strada giusta, ma dobbiamo anche assumerci le nostre responsabilità internazionali per portare la pace e la tranquillità nel mondo".
Due invece i messaggi recapitati da Biden a Xi. Il primo è di fare una scelta di campo e di usare la sua influenza per fermare Putin. Il secondo, più minaccioso, è che la Cina pagherà un prezzo se aiuterà in qualsiasi modo il Cremlino, militarmente o finanziariamente.Sul tavolo Biden ha messo anche il futuro (a rischio) dei rapporti della Cina con gli Usa e con l'Europa, che economicamente valgono molto di più di quelli con la Russia.
IL RUOLO DELLA POLONIA
La Polonia si sente sempre più nel mirino di Vladimir Putin e cerca di correre ai ripari, raddoppiando il numero degli effettivi nelle sue forze armate e rilanciando l'idea di una missione di pace di Ue e Nato in Ucraina. Nonostante i no già arrivati da Bruxelles e Washington, il governo di Varsavia ha deciso di insistere e la prossima settimana porterà sul tavolo dell'Alleanza e al Consiglio europeo la sua proposta di schierare peacekeeper in quelle zone del Paese non ancora sotto occupazione russa. Secondo le intenzioni dei polacchi, la missione non dovrebbe entrare così in "conflitto diretto" con le truppe di Mosca, ha spiegato il portavoce dell'esecutivo polacco Piotr Mueller, ma servirebbe a dimostrare fisicamente l'opposizione dell'Occidente ai "crimini di guerra" perpetrati da Putin ai danni dei civili.
In sostanza, si tratterebbe di inviare truppe alleate nell'Ovest dell'Ucraina, dove la minaccia russa si sta però intensificando, con il bombardamento oggi vicino all'aeroporto di Leopoli e i missili di domenica ad appena 20 km dal confine polacco. Quanto accade in Ucraina "potrebbe accadere anche in Polonia", è l'allarme del vicepremier Jaroslaw Kaczynski. Era stato proprio lui ad avanzare martedì l'idea della missione di pace da Kiev, durante quella visita fortemente simbolica dei premier di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia al presidente ucraino Volodymyr Zelensky asserragliato nella sua capitale.