Parti stradali invertite nel procedimento legato al sinistro dell’8 febbraio 2019 La 76enne che camminava in via Alghisi rischia una condanna per omicidio
Un pedone che finisce a processo per un incidente, rischiando grosso perché l’esito è stato mortale.
Sembra un po’ un paradosso pensando che questa è la parte più debole in assoluto dell’utenza stradale, quasi sempre la vittima. Invece i ruoli si sono capovolti nel procedimento giudiziario che si è aperto per omicidio stradale in seguito a quanto accaduto a Carpi in via Alghisi l’8 febbraio 2019.
Quel giorno un 83enne che stava percorrendo in bici un tratto di ciclabile ai lati della strada finì per urtarsi con una signora oggi 76enne che stava sopraggiungendo dall’altra parte insieme a un’amica. Si colpirono di striscio spalla a spalla, ma l’anziano perse l’equilibrio, cadde e batté violentemente la testa sul selciato. Le sue condizioni apparvero subito gravissime: portato a Baggiovara, morì dopo un mese di terapia intensiva. La polizia locale delle Terre d’argine da parte sua scagionò subito la signora, non ritenendola responsabile dell’accaduto. Di diverso avviso invece la Procura, che aprì un fascicolo.
Ieri in Tribunale è stata battaglia di perizie cinematiche: da una parte quella del pm, secondo cui è stata tutta colpa di lei che si trovava troppo in mezzo alla strada. Dall’altra quella della difesa, rappresentata dall’avvocato Massimo Porta, che ha escluso responsabilità nel pedone sostenendo che su una ciclabile non si applicano le norme del Codice della strada, in particolare quella che regola la circolazione dei pedoni. Sono state entrambe acquisite dal giudice, che ha ritenuto di chiudere l’istruttoria qui senza l’audizione di testimoni, fissando la sentenza al 27 aprile. Da parte sua, la famiglia della vittima ha rinunciato a costituirsi parte civile.
D.M.