MODENA. Nel processo di Milano è già stato assolto ma mancano le motivazioni, che potrebbero indirizzare anche gli analoghi procedimenti a Napoli, Torino e Modena. E proprio davanti al giudice Andrea Scarpa ieri mattina è stata trattata la posizione di un uomo di origini partenopee, imputato di estorsione Detta così sembrerebbe una vicenda particolarmente critica e invece inizia ad emergere una vicenda dove la tecnologia e i suoi rischi hanno preso il sopravvento. O almeno questo è ciò che ha sostenuto l’avvocato difensore, Immacolta Spina, attraverso una memoria e nel richiedere una perizia su un telefono cellulare dell’indagato.
Tutto, infatti, parte dallo smartphone: l’uomo riceve le prime chiamate dagli amici che gli chiedono il motivo di alcuni messaggi che avrebbe inviato. Vi sono immagini con donne succinte, i cui messaggi non lasciano spazio ad interpretazioni. Decide così di rivolgersi alla polizia campana, fa denuncia e procede anche a sostituire la scheda sim, adottando un nuovo numero di telefono senza però cambiare smartphone. Pensa – sostiene la difesa – di aver risolto il problema con i messaggi inadeguati in cui insinua anche sospetti sulla vita degli interlocutori. Ma la situazione invece che migliorare, precipita. Dal suo profilo e sempre tramite chat partono video e minacce anche a persone sconosciute, tra cui una vittima è modenese (ecco spiegato perché la causa viene trattata in tribunale). «Ti conosco, dammi i soldi o dico tutto su di te». I messaggi sono di questo tenore e spaventano chi li riceve, portandoli a fare denuncia.
Il caso si ingrossa, i rischi aumentano fino a quando il signore napoletano deposita una segnalazione per quanto sta avvenendo e sceglie stavolta di cambiare telefono, acquistandone uno che non permette alcun accesso alle messaggerie istantanee. Da quel momento non si registrano più messaggi estorsivi e su questo aspetto verrà chiesta l’assoluzione.
